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“Il materiale emotivo è un ossimoro proprio come il cinema”. A parlare è Sergio Castellitto alla presentazione del suo settimo film da regista.
Scritto da Margaret Mazzantini e tratto dalla sceneggiatura Un drago a forma di nuvola di Ettore Scola, Furio Scarpelli e Silvia Scola, il film, in sala dal 7 ottobre distribuito da 01 distribution con 300 copie, inaugura il Bif&st - Bari International Film Festival.
Protagonisti del film lo stesso Castellitto, con Matilda De Angelis e Bérénice Bejo.
Lui (Castellitto) nei panni di un libraio di Parigi impegnato ad accudire Albertine (De Angelis), sua figlia paraplegica, che vive chiusa dentro una soffitta e che non proferisce parola. Sarà Yolande (Bejo) a dare una bella scossa alla sua vita.
Matilda De Angelis in una scena del film“Sono stato allievo di Ettore Scola - racconta Castellitto-. Negli anni mi ha fatto il dono della sua amicizia. Lessi questa storia, dalla quale lui aveva tratto una graphic novel, e mi piacque l’idea di realizzare la sua ultima idea. Aveva qualcosa di non concluso per cui Margaret l’ha riscritta completamente”.
Girato tutto in interni e precisamente al Teatro Cinque di Cinecittà, il più amato da Federico Fellini, il film si svolge in una Parigi ricostruita e mette in primo piano tutti personaggi prigionieri di sé stessi e degli spazi nei quali vivono.
“C’è un carcere che è questa piazza di Parigi, poi ce ne è un altro che è la libreria, poi sali sopra e ce ne è un altro: la soffitta. Anche l’acquario, la sedia a rotelle e i libri sono delle prigioni”.
A restituirci la libertà ci pensa per fortuna la letteratura. Significativa in questo senso una battuta del film: “L’attualità uccide. Il cinema e la letteratura invece rendono eterni”. “La letteratura e il cinema ci rendono liberi- dice Castellitto-. Ciò che è rappresentato ci insegna e ci guarisce. I libri sono belli perché sono immagini inespresse. Il teatro è sempre modernissimo. Di fatto questo film è una metafora del teatro si apre e si chiude con un sipario. Stabilisce direttamente un patto con lo spettatore che è quello della rappresentazione che poi, man mano, preso dal film, si scorda”.
Nel film si parla anche di rinunce spesso collegate ai rimpianti. E in più ci sono tante citazioni letterarie. “Čechov è il maestro dei rimpianti. I suoi personaggi, sempre in bilico tra il ridicolo e il dramma, erano un po’ autentici e un po’ clown. Ma io volevo parlare di letteratura popolare. Il mio scrittore preferito è Georges Joseph Christian Simenon. Nella prima versione di Un drago a forma di nuvola le citazioni erano molto sofisticate e staccate completamente dalle vicende dei personaggi. Io e Margaret abbiamo messo dei brani di libri che insegnassero qualcosa ai personaggi. Il Barone rampante di Italo Calvino ci dice di scendere dall’albero e di vivere, mentre Don Chisciotte ci sprona ad uscire e a non lasciarsi morire. C’è anche Le Notti Bianche di Fëdor Dostoevskij, che stava già nel testo di Scola. I grandi romanzi ci insegnano, ci accarezzano e ci fanno felici”.
Ancora Castellitto e Bejo in una scena de Il materiale emotivoInfine sulle attrici: “Sono state entrambe formidabili per motivi diversi. Matilda è estremamente disciplinata, mi sono fidato dei suoi occhi perché non diceva una parola. Bérénice è fenomenale. Ha un talento sterminato e dietro la sua recitazione spontanea c’è tanta tecnica”. Nel film anche due camei: il cantante Clementino (“L’ho scelto perché è un ragazzo geniale, arruffato, generoso e disordinato”) e Sandra Milo (“L’ho girato al Teatro Cinque e per me è stata un omaggio a Fellini”).
Sarà la crisi del settimo film, ma Castellitto confessa di non avere più voglia di dirigerne altri. “Non voglio più fare il regista. Non credo di essere adatto perché ci vuole un fisico bestiale e io non ce l’ho. E poi ho la fortuna di avere in casa uno che invece i film li fa bene. Insomma largo ai giovani!”. Infine conclude: “Mi rende felice vedere nuovamente gli stadi pieni e mi piacerebbe rivedere pieni anche i teatri e i cinema”.