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Sono ambedue toscani - uno è pisano, l’altro fiorentino – ed entrambi hanno saputo raccontare il passaggio all’età adulta con una freschezza, un’originalità e una caratura internazionale spesso sconosciute al nostro cinema. Sono Roan Johnson, osannato autore di Fino a qui tutto bene, e Duccio Chiarini, al debutto nel lungometraggio con Short Skin, film realizzato nell'ambito di Biennale College – progetto della Mostra che sostiene i giovani talenti provenienti da tutto il mondo - e poi approdato nella sezione Generation del Festival di Berlino, definitivo trampolino di lancio di un'opera pronta a confrontarsi con il pubblico di mezzo mondo (è stato già venduto in Francia, Regno Unito, Norvegia, Portogallo, Australia e Hong Kong).
Era destino che due filmaker come loro si incontrassero: “Io e Roan stiamo rimaneggiando una vecchia sceneggiatura. Sarà il mio prossimo lavoro, una commedia con qualche magone come questa. Parla della fine di una storia d’amore tra due trentenni, vista dal punto di vista di un uomo pieno di insicurezze e fragilità. E’ una produzione ben avviata: sono già salite a bordo la Relief di Valerio Mastandrea, la Mood Film, Rai Cinema e una società francese, la House of Fire”.
Una dichiarazione che rivela come Duccio Chiarini, intervenuto stamattina alla Casa del Cinema di Roma , sia già proiettato sul futuro, quel futuro che invece al giovane Edo appare più fosco che mai. L’adolescenza non è la più facile delle stagioni della vita, piena com’è di turbamenti, incertezze, paure di non essere all’altezza delle sfide che il diventare adulti presenta. Ma per Edo c’è una difficoltà in più. Sin da piccolo soffre di una malformazione al prepuzio che gli rende impossibile una vita sessuale normale. Edo custodisce il suo "terribile" segreto al riparo dal mondo, ma tutto intorno congiura contro di lui: dall'amico Arturo (Nicola Nocchi), che cerca di coinvolgerlo in tutti i suoi (maldestri) tentativi di perdere la verginità, all'amata Bianca (Francesca Agostini), la vicina di casa arrivata come ogni anno da Milano per le vacanze; passando dalla sorellina Olivia (Bianca Ceravolo), ossessionata dall’idea di trovare una cagnolina disposta ad accoppiarsi con il cane di famiglia.
"Stavo pensando a un altro film quando è saltato fuori il soggetto di Short Skin – ricorda Chiarini - Era il 2013. Avevo appena finito di leggere il fumetto di Gipi, La mia vita disegnata male, in cui c'era questa imbarazzante visita dall'andrologo. Mi ha ricordato quella che avevo fatto io a 15 anni. Tutto è nato così, casualmente".
Il punto di forza di Short Skin è la capacità di raccontare una storia di maturazione all’interno di una vicenda familiare più larga, dove i dilemmi di Edo vengono amplificati dalle contraddizioni degli adulti: “Serviva un contesto in cui le ansie di Edo potessero rifrangersi in quelle dei suoi coetanei o nella crisi attraversata dai genitori. Il passaggio della linea avviene così in mezzo e per mezzo degli altri: ogni personaggio di questa storia non è secondario ma rappresenta un fondamentale elemento di confronto e di crescita per il protagonista" .
La scommessa vinta da Chiarini è quella di aver puntato su volti nuovi, addirittura emergenti nel caso di Edo, interpretato dal giovanissimo Matteo Creatini: “Matteo doveva fare inizialmente la parte di Arturo, perché è molto simile a questo personaggio anche nella vita. Poi fortunatamente ho deciso di provarlo anche nel ruolo di Edo, ed è andata benissimo”. Il personaggio di Arturo è invece andato a un altro deb, Nicola Nocchi, mentre tra le giovani leve Francesca Agostini (Bianca) e Miriana Raschillà (è Elisabetta, una ragazza che si infatua di Edo) potevano già vantare qualche esperienza. Bianca Nappi e Michele Crestacci, nel ruolo dei genitori, sono invece i due veterani del gruppo.
Pure se girato tra Marina di Pisa e Forte dei Marmi e ammantato di verace toscanità , il film rivela una forte vocazione internazionale, a partire dalla confezione: l’illuminazione è affidata al turco Baris Ozbicer (già direttore della fotografia di Bal di Semih Kaplanoglu, Orso d’oro a Berlino nel 2010), mentre le musiche sono di una band canadese, i Woodpidgeon. Chiarini poi ripensa la messa in scena secondo canoni poco italiani: “Mi piace molto il cinema di Roy Andersson e di Mia Hansen Love”.
Costato 150 mila euro e girato in appena quattro settimane, Short Skin (dal 23 aprile in 30 sale, distribuito da Good Films) è la dimostrazione di come con un piccolo budget si possano fare grandi cose.