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Arriva in sala domani, giovedì 17 settembre, Via dalla pazza folla, il nuovo film diretto da Thomas Vinterberg tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Hardy. Abbiamo intervistato i due protagonisti, Matthias Schoenaerts e Carey Mulligan.
Matthias SchoenaertsMatthias Schoenaerts“Il mio Oak? Fedele a se stesso. E integro”
E’ uno degli attori del momento. Matthias Schoenaerts si sta costruendo una carriera hollywoodiana (e non solo) fatta di scelte non scontate. Dopo il bellissimo Chi è senza colpa accanto a Tom Hardy e prima del nuovo film di Luca Guadagnino in Mostra a Venezia, A Bigger Splash, dove divide la scena con la grande Tilda Swinton, si è concesso un tuffo nella letteratura classica inglese con Via dalla pazza folla, tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Hardy e diretto dal danese Thomas Vinterberg. Risultato? Una delle migliori interpretazioni della sua finora strabiliante carriera.
Come è arrivato a Via dalla pazza folla?
Un giorno ricevo questa chiamata da un numero straniero, era Thomas Vinterberg. Ero onorato e incuriosito dall’idea che mi volesse nel film. Alla fine ero io a far domande le domande e lui a spiegarmi perché avesse scelto me. Essendo in giro da così tanto tempo credevo fosse un sessantenne. Quando mi si è presentato di fronte quest’uomo nell’atrio di un hotel pensavo fosse il suo assistente!
A parte gli scherzi, ho accettato il personaggio di Oak perché è guidato da un sentimento che ammiro: la lealtà. E’ fedele a Bathsheba come alle persone con cui lavora. Soprattutto è fedele a se stesso, per lui la prima cosa da preservare è la sua integrità. Rappresenta dei valori forti e nonostante tutte le avversità vi rimane aggrappato. Ogni volta che lei gli chiede aiuto offre il consiglio migliore da amico, senza manipolarla come invece il suo cuore magari vorrebbe. Oak conosce la sua posizione nel mondo.
Che tipo di regista è Thomas Vinterberg?
E’ uno che ama la sinergia, gli piace radunare persone diverse e vedere come interagiscono con le loro unicità. Poi inizia a costruire il film incanalando quest’energia. E’ un modo unico di lavorare, carpisce l’atmosfera di un set come non ho visto fare ad altri registi con cui ho lavorato fino ad oggi. E non parlo solo degli attori, interagisce a livello molto profondo anche con il reparto fotografia, quello dei costumi e delle scenografie. Per lui fare cinema è un lavoro di gruppo in cui ognuno porta qualcosa. Questo crea complicità, che è il miglior modo per essere creativi.
Avete dunque condiviso le stesse idee sul film?
No, ma non è una cosa sempre deleteria avere opinioni differenti. Al contrario, mi ha aiutato a capire cosa significasse veramente Via dalla pazza folla. Ad esempio avevo un problema con il finale: per me Oak doveva scegliere un’altra strada da quella del romanzo. Thomas mi ha convinto che il film parlava anche di come l’amore alla fine vince sui pregiudizi e le difficoltà, una specie di antidoto contro la disconnessione di oggi. Ci ho pensato un giorno intero e ho capito che aveva ragione.
La scena in cui Oak perde tutto è stata difficile da interpretare?
Quando devi rappresentare un momento di disperazione non puoi pensarci troppo su, devi lasciare che sia il tuo corpo e ciò che provi al momento a guidarti. Segui l’istinto, perché tale sentimento può manifestarsi in modi diversi. Oak perde tutto all’inizio della storia, per mostrarlo ho scelto di arrendermi alla sua frustrazione e vedere cosa succedeva mentre giravamo. Penso abbia funzionato, sono soddisfatto di ciò che ne è venuto fuori. Non è stato facile perché rischiavo di sentirmi un po’ ridicolo, la scena era interamente girata in CGI e avevo cinquanta persone intorno che mi osservavano disperarmi di fronte a un panno verde…
Carey Mulligan
“La mia Bathsheba? Rifiuta un matrimonio: incredibile per l’epoca”Carey Mulligan
Candidata all’Oscar per An Education, Carey Mulligan è un’attrice che ama le sfide. Lo dimostra la sua filmografia, piena di ruoli forti e lungometraggi d’impatto quali Non lasciarmi, Shame e soprattutto il cult movie Drive. L’ultima sua scelta è forse la più coraggiosa: interpretare Bathsheba Everdeene, una delle eroine della letteratura britannica.
Cosa rende Via dalla pazza folla diverso dagli altri adattamenti?
La protagonista Bathsheba Everdeene. Sia il tono del libro che quello del film sono dati dall’inizio, in cui lei rifiuta la proposta di matrimonio di Oak, qualcosa di inaudito per l’epoca. Questo ci presenta subito una donna indipendente, che sa ciò che vuole e cerca di costruire il suo futuro a prescindere da chi le sarà accanto. Un punto di vista di rottura rispetto alla concezione e al ruolo femminili di quel periodo. Una psicologia complicata, testarda, spontanea anche negli errori che commette.
Come si è trovata con gli altri due protagonisti del film?
Quando reciti con attori come Michael Sheen e Matthias Schoenaerts senti un senso di sicurezza fin dal primo giorno di riprese. Abbiamo avuto il tempo di fare alcuni giorni di prove prima di iniziare le riprese, improvvisare sui nostri personaggi. E’ stato molto utile per definirli e insieme conoscerci meglio.
E invece il lavoro con Thomas Vinterberg?
Con Thomas avviamo avuto lunghissime conversazioni riguardanti il personaggio di Bathsheba, l’abbiamo davvero sviscerata in ogni suo aspetto. E’ stata un’esperienza bellissima poter capire una donna dell’epoca così in profondità. Ci sono degli aspetti della sua psicologia che sono assolutamente contemporanei, e Thomas li ha espressi magnificamente in questo film. Costumi e acconciature ti aiutano a entrare in un personaggio, non c’è dubbio. Un’estetica precisa e dettagliata ti concede di avere un’idea specifica su chi è una donna, cosa vuole. Però è il regista che deve indirizzarti verso quale parte di ciò che hai costruito deve venire maggiormente fuori. Io e Thomas eravamo assolutamente d’accordo sul fatto che doveva essere la sua voglia di indipendenza.
(dal numero di settembre 2015 de La Rivista del Cinematografo)