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La nuova Cenerentola del regista inglese Kenneth Branagh ha regalato ieri alla Berlinale un finale da favola con un trionfo di kitsch appassionato e grande cinema. Cate Blanchett brilla nei panni della matrigna, un’interpretazione che sembra la continuazione, o il perfezionamento nella declinazione del male, del ruolo che le ha dato l’Oscar in Blue Jasmine di Woody Allen.
Fanno bene al cinema storie come questa che, se messe nelle mani giuste, funzionano ogni volta in modo nuovo. Eccellente la direzione di Branagh che ha tirato fuori il meglio da ognuna delle star. Cate Blanchett, Helena Bonham Carter "fata" e "Cenerentola" Lily James danno al film una nuova vita.
La pensa così anche Cate Blanchett, che in conferenza stampa ha sottolineato la modernità della favola Disney: "Questa Cenerentola è una storia di donne, sulla forza delle donne. I personaggi della favola sono puri archetipi. Il merito di Kenneth è stato quello di infondere nuova vita a questi archetipi. È così che questa volta ci è permesso uno sguardo dentro l’anima di Cenerentola, di capirne le motivazioni, le pieghe dell’anima. E capiamo il perché Cenerentola sia in definitiva una vittima delle circostanze. Circostante pesanti, apparentemente senza via d’uscita. Ma Cenerentola ha tre frecce nel suo arco: bontà, generosità e pensiero positivo".
Suona modernissima Cenerentola 2015 nelle parole dell’attrice, una storia che in verità è nata più di trecento anni fa dalla penna del francese Charles Perrault. "La forza nel carattere di Cenerentola è contemporanea: è una forza che nasce dal di dentro, dalle proprie risorse interiori, la cui scoperta, per ognuno di noi, è l’obiettivo da raggiungere per una vita in equilibrio".
Cenerentola terapeutica? "Certo, nella fiaba cinematografica l’amore è l’obiettivo, ma in realtà, a ben vedere, la storia racconta di un’amore più ampio, che trascende la relazione di due persone: quello che salva cenerentola, e Branagh lo racconta benissimo, è l'amore per se stessi".