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“Claudio c'è. Eccome. Come c'è il suo film e i pochi altri che ha fatto”. Valerio Mastandrea ce l’ha fatta. Claudio Caligari, anche se non è più tra noi, ce l’ha fatta.
Non essere cattivo – terzo lungometraggio del regista di Arona in 32 anni di carriera – è finalmente realtà. Ritorno dietro la macchina da presa diciassette anni dopo L’odore della notte (1998, realizzato 15 anni dopo Amore tossico), il film di Caligari – prodotto da Mastandrea con Kimerafilm insieme a Rai Cinema e Taodue Film – racconta la storia di Cesare (Luca Marinelli) e Vittorio (Alessandro Borghi), amici per la pelle nella Ostia del 1995. Figli della strada, i due conoscono solo un modus vivendi, fatto di notti in discoteca, macchine potenti, alcool, spaccio di cocaina… Fino a quando Vittorio non incontra Linda (Roberta Mattei), madre single, e decide di cambiare vita. Inizia a lavorare come operaio e prova a coinvolgere anche Cesare, che adesso frequenta l’ex dell’amico, Viviana (Silvia D’Amico), e sogna di costruire una famiglia insieme a lei. Ma il richiamo della strada, per lui, avrà di nuovo la meglio sui buoni propositi.
Luca Marinelli e Alessandro Borghi: Non essere cattivo“Io ho semplicemente acceso la macchina, che era rimasta senza benzina”, dice ancora Mastandrea per sintetizzare gli sforzi fatti affinché il film fosse realizzato, e smorza le polemiche sul fatto che Non essere cattivo (“è l’undicesimo comandamento”) non sia stato selezionato in Concorso a Venezia: “So che Alberto Barbera inizialmente aveva pensato anche di metterlo in gara, poi sono state fatte valutazioni differenti. Ma va bene così: la cosa più importante era far sì che Claudio (Caligari, ndr) concludesse il film e che il film trovasse il suo percorso. Che parte da qui, stasera, al Festival, e da domani (8 settembre, ndr) in sala”. Dove il film arriverà, in circa 60 copie, distribuito da Good Films.
“Invece credo che la sua collocazione naturale fosse proprio quella del concorso”, dice Pietro Valsecchi di Taodue, grato a Mastandrea: “Valerio è stato l'anima di questo progetto. E lo devo ringraziare, perché ci ha ‘costretto’ a vivere un'esperienza straordinaria. Il cinema italiano ha bisogno di questa linfa per sopravvivere”.
Scritto da Caligari insieme a Giordano Meacci e Francesca Serafini, Non essere cattivo può essere considerato il terzo capitolo e al tempo stesso la perfetta sintesi di una trilogia iniziata ormai nel lontano 1983: “Credo che il discorso si possa ampliare anche in riferimento al cinema di Pasolini – dice Serafini –. La grandezza di Caligari va ricercata nella sua capacità di realizzare un film che sappia essere di genere e insieme d’autore: questa ambivalenza è ciò che da sempre lo rende unico”. Come lo sguardo mai moralizzante su certi personaggi o contesti: “Claudio aveva, ha sempre avuto, una sua visione e noi ci siamo semplicemente messi in corrente – spiega Meacci –. La declinazione dell'amore è sempre presente nel film e, come sempre, i personaggi che lo animano non vengono mai giudicati”.
Perché, in fondo, Non essere cattivo racconta una grande storia d’amicizia: “Claudio ha voluto ancora una volta raccontare una storia piccola, un’amicizia sullo sfondo di un contesto sociale che ti stritola. Le latitudini che esplorava erano sempre le stesse, in fondo, e queste latitudini si possono distruggere. Riportando tutto a quel momento storico in cui era più difficile trovare il candore della purezza con cui Pasolini, e lo stesso Caligari, hanno sempre inquadrato i propri personaggi. Alla fine, chi vince, chi perde tra Cesare e Vittorio? Non lo sappiamo, quel che è certo è che nessuno ha pareggiato”, dice ancora Mastandrea, che sulle annose difficoltà incontrate da Caligari nel corso della sua vita da regista, dice: “Ormai forse è troppo tardi fare considerazioni sulla carriera di Claudio. Pensiamo che ha fatto tre film, che sono pochissimi, ma che resteranno sempre. Ha cinque copioni nel cassetto e di sicuro li tireremo fuori. Il suo cinema lo faceva lui e basta, certo, ma noi tenteremo di continuare a far conoscere le sue idee. Perché in fondo, anche lui è uno che nella vita non ha mai voluto pareggiare”.