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Il film che Ingmar Bergman ha disconosciuto, facendo di tutto per impedirne la proiezione.
Una spy story realizzata in piena Guerra fredda (siamo nel 1950), dal carattere esplicitamente anti-comunista: Ciò non accadrebbe qui (titolo originale: Sånt händer inte här) racconta le vicende degli esuli, fuggiti in Svezia dall’immaginario stato dittatoriale di Liquidatzia, e inseguiti dagli agenti segreti.
In occasione del centenario della nascita di Ingmar Bergman, la Svensk Filmindustri e la Ingmar Bergman Foundation hanno concesso la proiezione di Ciò non accadrebbe qui al festival Il Cinema Ritrovato, promosso dalla Cineteca di Bologna dal 23 giugno al 1° luglio.
Al Cinema Ritrovato sarà presentato anche il nuovo restauro – realizzato dallo Svenska Filminstitutet – del Settimo sigillo, in prima italiana, dopo l’anteprima in programma domani, venerdì 11 maggio, al Festival di Cannes.
“Nelle sue memorie – ha scritto Jon Wengström dello Svenska Filminstitutet – Bergman racconta di essere entrato in crisi già quattro giorni dopo l’inizio delle riprese: «Conobbi gli attori baltici esuli che dovevano partecipare al film. Fu uno shock. All’improvviso capii che genere di film avremmo dovuto fare. Tra gli attori scoprii una tale ricchezza di storie ed esperienze di vita che l’intreccio malamente sviluppato di Ciò non accadrebbe qui mi sembrava quasi osceno». Bergman e il direttore della fotografia Gunnar Fischer (che filmò nove dei dodici film realizzati dal regista negli anni Cinquanta) riuscirono a creare un’atmosfera inquietante, e Ciò non accadrebbe qui mostra anche alcune scene girate nel centro di Stoccolma che rappresentano una particolarità unica nell’opera di Bergman”.