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Trent’anni, una nomination come migliore attrice non protagonista per Tra le nuvole, ora il ruolo dell’anno, Cenerentola, ma nel musical di Rob Marshall Into the Woods. La musica è parte integrante della carriera di Anna Kendrick, giovane veterana sul palco dai dodici anni e che vedremo ancora canterina al cinema dal 28 maggio per il secondo episodio di Pitch Perfect. Ma non è tutto: negli ultimi mesi ha duettato con Gemma Arterton nella dark comedy di Marjane Satrapi The Voices e sfoggia la sua estensione canora in The Last Five Years, versione per il grande schermo di un musical off Broadway di successo.
L’abbiamo incontrata a Londra ed è stata una bella sorpresa, una ragazza di provincia, figlia della working class, che insegue un sogno e lo corona.
Miss Kendrick, la sua carriera è una favola con un lieto fine.
Quando mi sono trasferita a Los Angeles avevo diciassette anni, ero sola e senza soldi, mentre tutti i miei amici erano al college con la vita pianificata. Ero spaventata e gelosa della loro scelta, continuavo a chiedermi perché non avessi un piano B. Dopo un anno le cose sono migliorate, e poi sempre più. Alla fine ho visto quelle persone affrontare la vita senza una direzione, e ho capito che avere un obiettivo è fondamentale. Se fallisci stai malissimo, ma se ce la fai ringrazi il cielo di avere avuto la forza.
Immagino sia merito dell’educazione che ha avuto. La aiuta anche ad accettare meglio le critiche?
Sono cresciuta in una famiglia pratica. Mia madre fa la contabile, ha un’organizzazione mentale che le permette di far andare tutto alla perfezione in casa mentre, in un angolo del cervello, ricontrolla i conti fatti durante il giorno. Sono così anche io, se leggo qualche critica sul mio conto o un commento velenoso in rete, ne prendo atto, ma se il lavandino sta perdendo è quello che mi interessa.
Lei ha iniziato a recitare molto giovane. Sente ancora la tensione quando arriva sul set?
Quando hai dodici anni non ci fai caso, ti senti invincibile, l’unica cosa che può turbarti è dimenticare le battute. A diciassette anni ho iniziato a sentire l’emotività, puoi avere mal di stomaco, vomitare, ma poi ti sciacqui la faccia e sali sul palco. Alla lunga ci fai l’abitudine.
"Se leggo una critica sul mio conto ne prendo atto, ma m'interessa di più se il lavandino perde"Cenerentola: era il ruolo dei suoi sogni?
Potrei dirti che ancora non è stato scritto, ma pensando agli ultimi cinque anni e Into the Woods, allora sì, è il ruolo dei miei sogni. E in questo momento pensare a un'altra opportunità simile mi farebbe sentire ingorda.
Molte sue colleghe sono produttrici o anche registe. Ci ha mai pensato?
Nutro un profondo rispetto per chi riesce a far diventare realtà un’idea. Ho lavorato abbastanza per sapere che dirigere un film ti porta via dieci anni di vita, è una missione. Non credo di esserne capace.
Però non si ferma mai, ci sono molti suoi film in uscita nei prossimi mesi.
Preferisco lavorare che riposarmi. Probabilmente c’è una strategia diversa, c’è chi è più selettivo, io finisco un film e inizio il successivo perché ci sono tante cose da provare e sono convinta che il rischio più grande sia non rischiare. L’idea di non fare qualcosa che mi piace per la paura che sia un fiasco non fa parte di me.
“Ho lavorato abbastanza per sapere che dirigere un film ti porta via dieci anni di vita, è una missione”Ha a che fare con la mamma ragioniera?
Assolutamente, i miei genitori hanno sempre lavorato sodo e l’idea di non avere uno stipendio è inconcepibile per me. Penso sempre che il compenso dell’ultimo film fatto siano gli ultimi soldi che vedrò in vita mia. Non compro niente a rate e spengo la luce quando esco da una stanza. Sono cresciuta così.
Se esistesse un musical dal titolo Anna Kendrick, come sarebbe la colonna sonora?
Classici del pop. Ma eseguiti con l’ukulele.