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“C’è un grave problema di sovrappopolazione nelle carceri americane: letti a castello ammassati in campi di basket, contenente fino a oltre 200 prigionieri” commenta Andrea Di Stefano, regista italiano di Escobar (2014) e, oggi, di The Informer, in uscita il prossimo 17 ottobre con Rosamund Pike, Joel Kinnaman, Clive Owen e Ana De Armas.
“Per documentarci abbiamo incontrato agenti dell’FBI, un informatore ucraino, membri del New York Police Department” aggiunge. Ma come si contatta un agente del law enforcement americano per il cinema? “L’FBI ha un reparto adibito alla consulenza dei film che li rappresentano, anche se li rappresentano negativamente. E il nostro contatto della DEA era un amico di Benicio Del Toro, con cui sono in ottimi rapporti sin da Escobar”.
Grande opera di documentazione, quindi, che appassiona il regista almeno quanto un film ambientato nella grande mela. “Anche se ormai a New York non si gira più veramente. Abbiamo rubato una scena con Rosamund Pike che attraversa la Fifth Avenue e per poco il giorno dopo non mi arrestavano sul serio”.
E il cast? Kinnaman, Owen, De Armas e Pike non sono certo nomi da poco. “Rosamund Pike era coinvolta nel progetto da prima di me” risponde Di Stefano, “Poi abbiamo inviato il copione ed è piaciuto. Anche se per ogni nuovo arrivo abbiamo dovuto riscrivere la sceneggiatura. Quella arrivata sullo schermo è la diciassettesima versione”.
“Io stesso” prosegue il regista, “avevo delle modifiche sul copione originale”, ispirato al romanzo Tre Secondi di Börge Hellström e Anders Roslund. “Ho voluto scelte più consapevoli per i personaggi, scelte di cui pentirsi proattivamente, oltre a un finale più ‘all’europea’ e meno semplice happy ending”.
A proposito di finali, dopo cosa viene? Tra i progetti futuri di Andrea Di Stefano “una serie per Wildside dal titolo provvisorio Mafia Princess, nella Milano anni '80 tra crime e commedia à la Cohen, un film in Polonia e uno, ancora in fase di lavorazione, ancora con Benicio Del Toro, da un mio copione chiamato Last Shift”.