PHOTO
Marco Bocci sul set di A Tor Bella Monaca non piove mai
Cattivi si nasce o si diventa? E' quello che si domanda Marco Bocci nel suo film A Tor Bella Monaca non piove mai tratto dal suo omonimo romanzo, edito da De Agostini, e in uscita il 28 novembre distribuito da Altre Storie e Minerva Pictures.
"Non il solito film sulla periferia di Roma", lo definisce Bocci che ha voluto raccontare: "Una Tor Bella Monaca diversa che non è solo quella dello spaccio".
Libero De Rienzo in A Tor Bella Monaca non piove maiAl centro della storia ci sono due fratelli, Mauro (Libero De Rienzo) e Romolo (Andrea Sartoretti), alle prese con un inquilino moroso e con le mille ingiustizie dell'Italia di oggi. Distrutto da lavoretti precari senza prospettive e pronto a riconquistare la sua ex fidanzata (Antonia Liskova), Mauro si mette in testa di rapinare niente meno che la mafia cinese. Non è facile però improvvisarsi cattivi, lo sabene Romolo, ex delinquente pentito che da tempo lotta per avere una seconda opportunità nella vita. Nel cast anche Lorenza Guerrieri, Fulvia Lorenzetti e Giorgio Colangeli.
Perché s'intitola A Tor Bella Monaca non piove mai? "Il titolo nasce dal romanzo - dice Marco Bocci -. Nel libro raccontavo che all'inizio Mauro aveva paura e si sentiva in difficoltà e cercava per rassicurarsi la polizia, ma ogni volta non la trovava mai. Sotto c'è anche un significato più poetico: a Tor Bella Monaca nel film non piove mai, perché è un posto arido che ha bisogno di acqua per essere nutrito".
Noto per il ruolo del commissario Nicola Scialoja nella serie televisiva Romanzo Criminale e del vicequestore Domenico Calcaterra nella serie TV Squadra antimafia, Marco Bocci per la prima volta debutta dietro la macchina da presa.
"Il libro è stato accolto con calore e con entusiasmo - dice Bocci -. Da regista sono stato fortunato sotto tanti aspetti. Ho trovato una produzione che non mi ha imposto nulla e questo per un'opera prima non è una cosa facile. Poi ho avuto una troupe fantastica che mi ha dato l'anima e un cast di attori strepitosi. Avevo l'ansia da prestazione e invece tutti si sono fidati di me".
Lo spunto del libro/film è autobiografico: "Stavo vivendo un periodo nel quale la mia situazione era simile a quella della famiglia che ho raccontato. Mio padre era un artigiano e aveva lavorato per anni per comprarsi un locale, dentro c'era un inquilino che non pagava l'affitto. Mi resi conto che nessuno ci aiutava in questa situazione. Cercavo giustizia e talvolta pensavo: ora vado da questo e gli stacco la testa. Poi decisi di scrivere questa storia per sfogare la mia rabbia".
"Il mio è un personaggio abitato da un passato tormentato che cerca la redenzione. Non pretende la felicità, ma quantomeno la normalità: casa, lavoro e famiglia", dice Andrea Sartoretti. E Libero De Rienzo: "Marco ha avuto la capacità e il coraggio di mostrare la nostra anima, poi molto ha fatto anche il posto con le sue mille sfumature di grigio e le persone che lo abitano".
Giorgio Colangeli, che nel film interpreta il padre, sempre molto iroso, dei due fratelli, dice: "La rabbia l'ho sempre a portata di mano. Sono un finto mite. Marco è uno che ti accoglie, ti sostiene e conosce i tuoi difetti e le tue debolezze e alla fine ti butti perché ti senti le spalle coperte. Era un film che poteva sembrare prevedibile, invece ha una sua personalità e lascia riflettere su temi come il pregiudizio". E Fulvia Lorenzetti: "Io sono di Torre Spaccata e Mauro è riuscito a restituire una verità pur non essendo cresciuto in quei luoghi".
Prodotto da Santo Versace, Gianluca Curti e Carlo D'Ursi, questo film è stato interamente girato a Tor Bella Monaca: "La sindaca Raggi pochi giorni prima fece cancellare due murales di due capi mafia. Nessuno, prima di lei, aveva osato pensarci. Lei lo fece con coraggio e forse con incoscienza. Ci siamo detti: se questa donna ha fatto questo, anche noi possiamo girare un film a Tor Bella Monaca".
Infine Marco Bocci conclude: "La rapina è l'unica scena di vera criminalità che ho messo nel film. Non ho voluto raccontarla in modo reale, ma allegorico. Ho preferito dare meno importanza possibile alle dinamiche della rapina e mettere in scena le anime delle persone".