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3 Days to Kill
Luc Besson: "Lost in Translation", nella sua ossessione di fare l'americano. Da Deus ex machina di EuropaCorp Besson ha tradotto, ma con tutt'altro significato, questo desiderio in una casa di produzione che ha conquistato il Nuovo Mondo applicando gli stilemi dei generi classici hollywoodiani a un sistema europeo di fare cinema. I risultati degni di nota sono stati pochi, soprattutto a causa del suo tycoon, che scrive e fa realizzare sempre lo stesso film.3 Days to Kill si discosta poco dallo schema, con il killer CIA a cui viene offerta un'insperata seconda occasione per rimediare agli errori della sua vita privata.
L'espressione dolente e l'ironia di Kevin Costner reggono gran parte del film, insieme alle ottime scene d'azione, ma l'elemento più interessante è squisitamente cinefilo. Besson, che si affida alla regia di McG, una volta di più dichiara la sua devozione a un cinema che non c'è più, quello di Ford (non a caso il protagonista si chiama Ethan, come John Wayne in Sentieri Selvaggi), Hawks, Carpenter. Cineasti anarchici senza i quali questa splendida arte sarebbe più povera, e da cui il buon Luc ha ancora tanto da imparare, ma chissà che Nikita e Leòn non vengano in suo aiuto di nuovo prima o poi.