Zodiac

Fincher riformula i canoni del thriller poliziesco. Nessun eroe, scontro o resa dei conti: è la realtà che non imita l'arte

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USA 2006
Ispirato alla storia vera del serial killer Zodiac, che nel 1969 scuote con i suoi omicidi senza senso la città di San Francisco e tutta l'America. In occasione del Natale, il killer invia una lettera al procuratore Melvin Belli, che segue il suo caso e sta cercando di trovare il filo conduttore dei primi otto assassinii, e gli confida la sua intenzione di aspettare prima di mietere altre due vittime...
SCHEDA FILM

Regia: David Fincher

Attori: Jake Gyllenhaal - Robert Graysmith, Robert Downey Jr. - Paul Avery, Mark Ruffalo - Dave Toschi, Anthony Edwards - Armstrong, Brian Cox - Melvin Belli, Dermot Mulroney - Capitano Lee, Chloë Sevigny - Fidanzata di Graysmith, Zachary Sauers - Aaron Graysmith, Bijou Phillips - Linda Ferrin, Ione Skye - Kathleen John, Jules Bruff - Catherine Allen, John Ennis - Terry Pascoe, Charles Fleischer - Bob Vaughn, Adam Goldberg - Duffy Jennings, John Hemphill - Don Cheney, Zach Grenier - Mel Nicolai, Elias Koteas - Jack Mulanax, Donal Logue - Ken Narlow, John Carroll Lynch - Arthur Leigh Allen, Jim McNichols - Bill Hamlet, June Raphael - Sig.ra Toschi, Brett Rickaby - Detective Roy, Makenna Ruddy - Summer, John Getz - Templeton Peck, Geoff Callan - Poliziotto Zelms, Peter Quartaroli - Poliziotto Fouke, Jack Samson - Giovane David Graysmith, Charles Schneider - Paul Stine, Alexander von Roon - Detective T. Stolarski, John Terry - Charles Theiriot, James D. Weston II - James, Pell James - Cecelia Shepard, Tom Verica - Jim Dunbar, Patrick Scott Lewis - Bryan Hartnell, Lee Norris - Giovane Mike Mageau, Micah Sauers - David Graysmith, Gloria Grant - Sig.ra Betty Harden, Ciara Hughes - Darlene Ferrin

Soggetto: Robert Graysmith

Sceneggiatura: James Vanderbilt

Fotografia: Harris Savides

Musiche: David Shire

Montaggio: Angus Wall

Scenografia: Donald Graham Burt

Costumi: Casey Storm

Effetti: Burt Dalton

Altri titoli:

Chronicles

Durata: 156

Colore: C

Genere: THRILLER

Specifiche tecniche: THOMSON VIPER FILMSTREAM CAMERA (1:2.35)

Tratto da: romanzi "Zodiac" e "Zodiac Unmasked: The Identity of America's Most Elusive Serial Killer Revealed" di Robert Graysmith

Produzione: WARNER BROS., PARAMOUNT PICTURES, PHOENIX PICTURES

Distribuzione: WARNER BROS. ITALIA (2007)

Data uscita: 2007-05-18

TRAILER
NOTE
- IN CONCORSO AL 60MO FESTIVAL DI CANNES (2007).
CRITICA
"Senza trovare la stessa ispirazione, la stessa penetrante inquietante del suo 'Seven' il regista David Fincher ripercorre in abbondanti due ore e mezza uno storico caso criminale irrisolto. Non è secondario rimproverare al film la sua lunghezza. Puntuale, probabilmente inattaccabile nei riferimenti storici e documentali, si risolve in un lungo e pesante, piatto allineamento di fatti, indizi, mezze scoperte, marce indietro, delusioni professionali ed esistenziali che hanno nella realtà coinvolto addetti all'informazione e detective. Senza pathos." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 18 maggio 2007)

"Il film è un buon prodotto, è ben fatto, funziona. Certo, ci vuole molta buona volontà per vederci una metafora del cinema, dell'America sempre sconfitta dal terrorismo, un'ossessione infantile, una condanna della società contemporanea. Ma non è noioso, per quanto tutto composto da scene dialogate in interni tra persone sedute. I tocchi di genio sono due: il colpevole non viene mai arrestato né punito; il killer di 'Zodiac' è gratuito, uccide senza espressi scopi né moventi né intenti, senza alcune delle solite ragioni di paranoia, di odio o di vendetta verso il mondo, il che gli facilita anche la sicurezza ed è il contrario della nostra realtà, dove ogni gesto ostile sembra avere sempre decine di pessimi motivi." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 18 maggio 2007)

"'Zodiac' è di David Fincher, il regista di 'Seven', che qui svela la fonte primaria di ispirazione di quell'horror-thriller quasi insostenibile per la sua minuziosa efferatezza, ma ne rovescia anche l'estetica e i presupposti. Rievocando il serial killer che terrorizzò la zona di San Francisco fra gli anni 60 e 70, il californiano Fincher torna infatti alle angosce della sua infanzia, ma non potendo trovare un senso, una logica, un colpevole sicuro, moltiplica le piste e non ne chiude nessuna. (...) Evocati senza i virtuosismi necro-barocchi cui ci hanno abituato due decenni di horror-thriller, ma con una pulizia di tratto e un'attenzione ai molti personaggi che verrebbe voglia di parlare di thriller neoumanista se il pubblico americano non gli avesse tributato l'accoglienza distratta destinata a chi cerca di cambiare le regole del gioco. Succede a chi si confronta con una tradizione forte e sedimentata." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 18 maggio 2007)

"Lungo (oltre due ore e mezza) e insolito, evita i luoghi comuni fincheriani e il lieto fine. L'assassino seriale naturalmente c'è ed è realmente esistito; manipola polizia e stampa, ma i luoghi comuni - in parte accolti, in parte ideati da 'Seven', il film più noto di Fincher - mancano. Affiora piuttosto l'eco dell'unico altro suo film da festival: 'Fight Club' (Mostra di Venezia, 1999). 'Zodiac' presenta San Francisco e dintorni fra 1969 e decennio Settanta con una certa freddezza di colori e anche di affetti. Nessuna nostalgia per l'epoca degli hippies, anche se il personaggio di Robert Downey jr. è un giornalista stravagante, che oggi, sempre che venisse assunto, sarebbe licenziato. Più facilmente troverebbe tuttora lavoro il disegnatore dall'aria attonita di Jake Gyllenhaal, perché fa di tutto per meritare la consolidata fama di scemo della redazione, sebbene poi sfoderi il senso dell'iniziativa che l'ha reso relativamente noto. Quanto al volonteroso e confusionario poliziotto di Mark Ruffalo, che parla con le mani e veste con i piedi, non emula Starsky&Hutch, caso mai, per sciatteria, Columbo (da noi Colombo)." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 18 maggio 2007)

"Il film di David Fincher ha purtroppo rispettato solo in minima parte le attese. Per entrare subito nel merito si può dire che si tratta di un thriller quantomeno spiazzante, diretto e recitato al meglio eppure penalizzato da difetti gravi di per sé e gravissimi per uno dei generi cinematografici più popolari e competitivi. Nonostante lo sfarzo, l'imponenza e la raffinatezza da kolossal d'autore, 'Zodiac' ha il coraggio o la temerarietà di debordare nella durata (oltre due ore e mezza), estenuarsi in un inestricabile labirinto di contrappunti ed episodi accessori ed esaurirsi in un finale che ricompone per lo spettatore un puzzle complicatissimo a cui mancano uno scatto emotivo e una ragione narrativa all'altezza delle spropositate ambizioni. Fincher, che ha firmato due capolavori come 'Seven' e 'Fight Club', sconta forse il principio di volere rispettare sino in fondo le verità della cronaca, mai come in questo caso ingarbugliata e irrisolta: il film esplora, infatti, gli enigmatici risvolti delle imprese del serial killer che terrorizza San Francisco (...)Un thriller, però, non dovrebbe mai identificarsi, come se fosse un polveroso dossier, nella frustrazione degli inquirenti." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 18 maggio 2007)

"In 'Zodiac' il Male è spogliato non solo di ogni attrazione, ma anche di ogni senso. Non ha regole, non ha ragione, non ha perché. E anche quando gli investigatori pensano di aver individuato il responsabile dei delitti in Arthur Leigh Allen, quello che si trovano di fronte è tutto meno che un antieroe del peccato. E per un regista che aveva contribuito con il suo 'Seven' a rendere glamour proprio il delitto, il passo non è stato certo piccolo. Questo non vuol dire che il film manchi di suspense, tutt'altro. Caso mai c'è pochissimo sangue ma la scena nella cantina del proiezionista la tensione è quasi insopportabile. Così, analizzando i comportamenti dei tre protagonisti, Fincher non cerca di inventarsi un finale che non è mai esistito, ma sceglie di scavare nelle ossessioni che spesso si impadroniscono degli uomini e si trasformano in paranoia." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 18 maggio 2007)

"Il film colpisce per la perfetta ricostruzione d'epoca esaltata dalla fotografia livida e denaturata e per lo spavento geometrico delle scene d'omicidio, senza ricorso a voyeurismi. Manca la violenta emotività, ma sta proprio qui la grande qualità di 'Zodiac', oggetto imperfetto e ipnotico che si concentra ossessivo sugli effetti periferici del delitto. Fra gli attori eccellenti John Carroll LYnch, il sospettato numero uno." (Piera Detassis, 'Panorama', 24 maggio 2007)