Ingrid è una nota poetessa che, in preda ad una crisi di gelosia, uccide il suo fidanzato con un velenosissimo infuso di Oleandro. Pochi giorni dopo il delitto, deve affrontare il carcere, lasciando la figlia Astrid in balia degli assistenti sociali.
SCHEDA FILM
Regia: Peter Kosminsky
Attori: Michelle Pfeiffer - Ingrid Magnussen, Renée Zellweger - Claire Richards, Robin Wright - Starr, Alison Lohman - Astrid Magnussen, Amy Aquino - Martinez, John Billingsley - Paramedico, Elisa Bocanegra, Scott Allan Campbell - Bill Greenway, Sam Catlin - Insegnante, Debra Christofferson - Marlena, Billy Connolly - Barry Kolker, Marc Donato - Davey Thomas, Svetlana Efremova - Rena
Soggetto: Janet Fitch
Sceneggiatura: Mary Agnes Donoghue
Fotografia: Elliot Davis
Musiche: Thomas Newman
Montaggio: Chris Ridsdale
Scenografia: Donald Graham Burt
Costumi: Susie DeSanto
Effetti: Hammerhead Productions, Custom Film Effects, Jeff Denes
Durata: 109
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Tratto da: TRATTO DAL ROMANZO OMONIMO DI JANET FITCH (IL SAGGIATORE)
Produzione: GAYLORD FILMS, JOHN WELLS PRODUCTIONS, OLEANDER PRODUCTIONS, PANDORA FILMPRODUKTION GMBH, WARNER BROS.
Distribuzione: MEDIAFILM
Data uscita: 2003-01-31
CRITICA
"'White Oleander' di Peter Kosminsky, dal best seller di Janet Fitch, delude nonostante il cast di brave bionde (ci sono pure Robin Wright Penn e Renée Zellweger). Il dramma viene annullato dall'eccessiva solarità della regia e Michelle Pfeiffer in versione cattiva si ama troppo per farsi odiare dal pubblico. Merita solo la Lohman". (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 31 gennaio 2003)
"Un racconto di formazione declinato come una storia dell'amore impossibile tra una figlia e una madre impossibile. La pianta del titolo, bella e velenosa, vale da metafora della mamma interpretata da Michelle Pfeiffer, che svetta sul tipico, prestigioso cast da film-di-donne. Qui, però, siamo più dalle parti del 'women telefilm'. Il primo prodotto americano del britannico Peter Kosminsky pare una miniserie concentrata in due ore". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 1 febbraio 2002)
"Se in Usa il romanzo di Janet Fitch (pubblicato in Italia dal Saggiatore), al quale con qualche libertà il film si ispira, ha venduto oltre il milione di copie, l´opera di esordio nel cinema di Peter Kosminsky, regista inglese di esperienza televisiva, ha fatto un incasso molto modesto. Forse un mélo di questo genere, per essere convincente, avrebbe richiesto più senso delle sfumature e maggiore complessità, però lo stile di Kosminsky è limpido e le quattro bionde protagoniste si impongono per bravura e credibilità". (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 3 febbraio 2003)
"Attenzione al complesso di superiorità, l'arte è un pericolo se vista come genio e sregolatezza. E' la morale della maxi soap opera, che si segue con la curiosità di vedere cosa può ancora accadere a questa ragazzina, ma lo sguardo del regista attraversa solo in superficie la cognizione del dolore e la radice della violenza dei rapporti, affidandosi a una serie di non metaforiche scene madri. Madri che naturalmente mettono a disposizione delle signore tutto il pathos e l'energia emotiva della situazione, dalla perfida Pfeiffer, alla brava e sguaiata Robin Wright-Penn, a Renée Zellweger che incarna con dolcezza una solitudine più grande del cinema. E gli uomini rimangono sempre dei mascalzoni". (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 1 febbraio 2003)
"Il libro di Janet Fitch dal quale Peter Kosminsky ha tratto il film è stato sponsorizzato dalla potente star della televisione americana Ophra Winfrey ed è diventato un best seller. Personaggi, intreccio, ferite ulcerate, psicologie 'fuori controllo' sono più da soap-opera che da romanzo classico. Questo significa una storia convenzionale e non imprevedibile. Ma il film è ben fatto e ben recitato. (...) Nel cast di prim'ordine (una delle caratteristiche godibili del film ), Alison Lohman regge in modo ammirevole il confronto con le veterane dello schermo e 'White Oleander' è il suo film".(Enrico Magrelli, 'Film Tv', 4 febbraio 2003)
"Melodramma familiare a tinte forti e verità deboli, con un cast femminile che da solo vorrebbe chiudere la bocca agli scettici. E invece scettici si resta. Tratto dall'omonimo best seller di Janet Fitch, ha l'ambizione della tragedia americana. Michelle Pfeiffer, attrice che non sbaglia un colpo, si affida per una volta a un personaggio 'maledetto' (poco): (...) Le umiliazioni sociali e la crisi psicologica della ragazza compongono la parte più credibile. Molto femminile, punta sui pomeriggi delle signore in attesa di fare shopping". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 31 gennaio 2003)