Le esistenze di Karin, una donna infelice e insoddisfatta, e di suo marito Bill, un uomo che non si è mai sentito a suo agio nel mondo, si intrecciano con quella di Travis, che ha vissuto tutta la vita all'ombra di una tragedia che lo ha segnato per sempre, e quella di Gary, che cerca disperatamente di ritrovare la gioia di vivere.
SCHEDA FILM
Regia: Ryan Eslinger
Attori: Timothy Hutton - Gary Fields, Dylan Baker - Bill, Sharon Stone - Karen Fields, Pruitt Taylor Vince - Travis, Nicholas Elia - Erik, Stacie Bono - Sadie, Melanie Yeats - Cathy, Link Baker - Adam, Heather Cant - Patty, David Pauls - Marito di Sadie, David Williams (II) - Will, Phillip Mitchell - Sig. Curtis
Sceneggiatura: Ryan Eslinger
Fotografia: Lawrence Sher
Musiche: John Sereda, Paul Michael Thomas
Montaggio: Ryan Eslinger, Jamie Alain
Scenografia: Andy Deskin
Costumi: Ken Shapkin
Durata: 85
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85)
Produzione: TORATI ACTIVE, INSIGHT FILM STUDIOS, RIGEL ENTERTAINMENT
NOTE
- IN CONCORSO AL 57MO FESTIVAL DI BERLINO (2007).
CRITICA
"Piuttosto deludente, 'When a Man Falls in the Forest' di Ryan Eslinger, ritratto a più voci dell'incapacità di adattarsi alla vita da parte della nuova classe media americana. Prodotto con il contributo del Sundance e interpretato da una dimessa Sharon Stone e un catatonico Timothy Hutton è troppo programmatico nel suo pessimismo per riuscire davvero a convincere." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 13 febbraio 2007)
"'When a Man Falls in the Forest', opera seconda di Ryan Eslinger, fresco studente di cinema e psicologia alla New York University, è apparso un film troppo cerebrale e confusionario, incerto nello stile e affidato agli intermittenti svolazzi di un pretenzioso poeticismo. Le disavventure dei quattro protagonisti (interpretati dalla Stone, Dylan Baker, Pruitt Taylor Vince e Timothy Hutton) - che vanno dall'autoreclusione vaneggiante all'impotenza sociale, dalla catastrofica mutazione caratteriale alla cleptomania - risultano più descritte che motivate, sospese come in un vuoto ambientale e declinate proprio su quell'inconcludente pietismo che le dichiarazioni della diva cercano di esorcizzare. Si sconta, insomma, il tarlo dei film indipendenti americani che, sognando di assomigliare a quelli europei, finiscono col perdere le qualità d'entrambi i modelli. Si può al massimo convenire che nel ruolo di Karen, casalinga disperata alla Cassavetes che infrange i tabù per ritrovare un distorto senso di potere vitale, la Stone è l'unico personaggio in grado di conferire una certa credibilità alle tematiche di desiderio e follia, passione e crimine che, per il resto, restano incollati alle pagine del copione." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 13 febbraio 2007)