Giulio e Letizia approdano, per una vacanza di sette giorni, alle isole Tremiti. Negli intervalli delle loro continue espansioni amorose frequentano una coppia di svedesi, lo psicanalista Gunnar Lindmark e sua moglie Margit. Più giovane del marito, Margit, un anno dopo il matrimonio, fuggì con un giovane amante, Fredrik, il quale si gettò poi sotto a un treno. Gunnar ha perdonato l'infedeltà alla moglie, persuadendola che la vera felicità non consiste nell'assecondare le passioni, ma nel trovare il proprio equilibrio psicologico. O almeno, credeva di averla persuasa: Giulio e Letizia, non sposati ma solo amanti, sono così felici, nel loro amore pagano, da riaprire in Margit l'antica ferita; e Gunnar se ne accorge. Una mattina Giulio viene trovato morto: si pensa ad una disgrazia, ma Margit intuisce la verità: è Gunnar che l'ha ucciso. Denunciato, il professore confessa la sua colpa.
SCHEDA FILM
Regia: Florestano Vancini
Attori: Giuliano Gemma - Giulio, Rosemarie Dexter - Letizia, Gunnar Björnstrand - Gunnar Lindmark, Bibi Andersson - Meret, moglie di Gunnar, Amos Davoli - Il giudice, Arturo Palladino, Elisabetta Bonino, Antonella Squadrito, Saverio Moriones, Paola Natale
Soggetto: Florestano Vancini
Sceneggiatura: Fabio Pittorru, Massimo Felisatti, Florestano Vancini
Fotografia: Ennio Guarnieri, Arturo Zavattini - operatore
Musiche: Carlo Rustichelli
Montaggio: Mario Morra
Scenografia: Luigi Scaccianoce, Dante Ferretti - assistente
Arredamento: Marisa Crimi, Bruno Cesari
Altri titoli:
The Island
Un'estate in quattro
L'isola
Durata: 95
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: EASTMANCOLOR
Produzione: TURI VASILE PER ULTRA FILM, P.I.C. (PRODUZIONE INTERCONTINENTALE CINEMATOGRAFICA)
Distribuzione: WARNER BROS - SEVEN ARTS
NOTE
- ANNUNCIATO COME "L'ISOLA" E "LETIZIA" USCI' SUGLI SCHERMI PRIMA COME "VIOLENZA AL SOLE" E IN SEGUITO COME "UN'ESTATE IN QUATTRO".
CRITICA
"Vecchio teatro e cinema contemporaneo (...) convivono in questo film formando uno strano connubio. (...) Verso la fine il film si eleva proprio perché evita tutta l'inchiesta giudiziaria. (...) E' un film di rimpianti: dove questo sentimento del regista si sente più chiaramente, esso acquista un tono sinceramente accorato." (R. Redi, "Film Mese", 30/31, luglio/agosto, 1969)