Uno spietato ritratto degli ultimi trent'anni della televisione italiana, dall'avvento delle tv private al primo decennio del 2000, per dimostrare quanto il sistema televisivo e alcuni suoi protagonisti abbiano influenzato la società, i costumi e soprattutto la politica del nostro paese.
SCHEDA FILM
Regia: Erik Gandini
Fotografia: Lukas Eisenhauer, Manuel Alberto Claro
Musiche: Johan Söderberg
Montaggio: Johan Söderberg
Durata: 80
Colore: C
Genere: DOCUMENTARIO
Specifiche tecniche: HD
Produzione: ERIK GANDINI, MIKAEL OLSEN, AXEL ARNÖ PER ZENTROPA ENTERTAINMENT7, SVT SWEDISH TELEVISION
Distribuzione: FANDANGO
Data uscita: 2009-09-04
TRAILER
NOTE
- EVENTO SPECIALE (IN COLLABORAZIONE CON LE 'GIORNATE DEGLI AUTORI') ALLA 24MA 'SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA' (VENEZIA, 2009).
CRITICA
"Il problema del documentario, oltre ad una inspiegabile lentezza nel montaggio e a uno scarso senso estetico nel posizionare la cinepresa, è quello di non arrivare veramente al nocciolo della questione nel descrivere l'importanza del controllo dell'immagine nell'ascesa di un potente, come invece ha fatto magistralmente (e con essenziale brevità) Marco Belpoliti nel suo saggio 'Il corpo del capo'. E nel contempo arrivare al limite della glorificazione di ciò che Gandini apparentemente disprezza: Fabrizio Corona viene raccontato come un modello, negativo sì, ma efficace e carismatico. Quanti ragazzi, vedendo 'Videocracy', avranno voglia di imitarlo?" (Paola Casella, 'Europa', 04 settembre 2009)
"Si capisce perché il trailer di 'Videocracy' non si vedrà in nessuna tv italiana, né pubblica né privata. Si capisce meno perché un sistema così pervasivo abbia tanta paura del David venuto dalla Svezia e della sua fionda: un film, piccolo e solo, contro un impero televisivo. Forse è perché fra tante storie Gandini racconta anche quella di Ricky, il giovane operaio lombardo che non vuole andare in fabbrica per sempre (anche se "in tv il lavoro se lo prendono tutto le ragazze") e studia da Van Damme italiano, o almeno da Ricky Martin. Inquietante e simpaticissimo. Un eroe dei nostri tempi." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 04 settembre 2009)
"Sull'horror più pauroso dell'anno, 'Videocracy', abbiamo già scritto molto. Ma il doc «obliquo» di Erik Gandini (esule in Svezia) è tutto il contrario di quello che potreste immaginare. Non racconta la storia di Berlusconi da Tele Lombardia a Papi, magari spiegandoci come divorò la Mondadori. Ma la trasformazione del nostro paese in repubblica fondata sul profitto «tutto e subito», e con ogni mezzo necessario. E sui sogni, le tattiche e le strategie lecite e illecite che tutti credono di poter usare ipnotizzando l'operaio/a sfigato/a di provincia, per «apparire» in tv e dunque esistere e dunque aspirare alla fama, alle donne (o agli uomini) al seggio in parlamento (anche europeo). Basta inventare qualcosa. Avere un'idea, per esempio fare un mix tra Bruce Lee e Ricky Martin. Alcune sequenze resteranno nella storia del cinema: Lele Mora, che può trasformare il ranocchio in principe, perché è agente tv, finalmente felice di far apologia di nazismo e fascismo via i-phone, davanti alle telecamere del paese nel quale i suoi amici annientarono Olof Palme, e tanto poi in Italia non è più tanto reato, per alcuni. O del suo ex braccio destro Corona che - e questo è il segreto del suo successo - «ruba ai ricchi per dare a se stesso». Rappresentazione, in un corpo solo, di una metamorfosi atroce e irreversibile." (Roberto Silvestri, 'Il manifesto', 04 settembre 2009)