Nel 1977, durante gli anni di "piombo", Ludovico Bruschi, professore universitario in pensione e comunista "aristocratico", vive a Roma nel suo villino ai Parioli, servito con devozione dalla domestica Elvira, quando arriva improvvisamente suo figlio Oliviero. Questi è un hippy insicuro e inconcludente, che si è appena separato dalla sua compagna Stella (andatasene con un altro), e gli chiede di occuparsi per qualche tempo della loro figlioletta Mescalina, detta Papere, di 4 anni, la quale sostiene di avere sempre accanto a sè Papere II, il suo doppio, con la quale parla e gioca. Il professore, vedovo da tempo, si occupa abitualmente di musica, suonando in un quartetto, e di giardinaggio e ha una stanca relazione con la matura Pina. Ripartito il giovane, che vuole impiantare, in una zona isolata, un allevamento di capre e si fa dare perciò soldi dal padre, Papere conquista subito il nonno con la sua vivissima intelligenza e la sua grazia ensosa, mentre lui sa darle una vita sana e ordinata, la guida con dolce fermezza e si preoccupa della sua istruzione. Ma ecco arrivare improvvisamente Stella, della quale la piccola sente la mancanza, e la "nuora" ventitreenne, aggressiva e ostentatamente ignorante, comunista del "movimento" e abituata a vivere in modo zingaresco, si trova subito in conflitto generazionale ed ideologico col "suocero", tanto da andarsene al più presto. Però, quando Stella è ricoverata, in seguito ad un incidente, in ospedale con una gamba ingessata, Bruschi se la riporta a casa, e la necessaria immobilità costringe la ragazza ad approfondire la conoscenza col "suocero", del quale subisce il fascino intellettuale, mentre il suo temperamento aggressivo si addolcisce, vinto dalla tenerezza, spesso ironica, del professore. Nasce così fra i due un sentimento, quasi sempre inespresso, ma importante, al quale Ludovico sa resistere per i suoi saldi principi morali, ma al quale Stella, invece, forse cederebbe. Dopo aver insistito inutilmente per far iscrivere la ragazza all'università, e in seguito ad un vibrante colloquio, nel quale lei gli rimprovera anche la sua mancanza di coraggio nei loro rapporti, Ludovico lascia partire madre e figlia per qualche giorno, e, quando tornano a Roma, compra loro un appartamento dalla parte opposta della città, e torna alla sua solitudine. Lasciata poi alla nipotina una lettera (che dovrà leggere da grande), per spiegarle ciò che è accaduto in quell'anno fra lei, il nonno e la madre, il Professor Bruschi muore.
SCHEDA FILM
Regia: Francesca Archibugi
Attori: Marcello Mastroianni - Prof. Bruschi, Sandrine Bonnaire - Stella, Zoe Incrocci - Elvira, Giorgio Tirabassi - Oliviero, Victor Cavallo - Pippo, Veronica Lazar - Margherita, Paolo Panelli - Barbiere Galliano, Lara Pranzoni - Papere, Giovanna Ralli - Pina, Pupo De Luca - Giudice, Gisella Burinato - Madre Stella, Dante Bagiumi - Architetto
Soggetto: Gloria Malatesta, Claudia Sbarigia, Francesca Archibugi
Sceneggiatura: Gloria Malatesta, Claudia Sbarigia, Francesca Archibugi
Fotografia: Paolo Carnera
Musiche: Roberto Gatto, Battista Lena
Montaggio: Roberto Missiroli
Scenografia: Osvaldo Desideri
Arredamento: Mario Rossetti
Costumi: Paola Marchesin
Aiuto regia: Rinaldo Ricci, Elisabetta Boni
Altri titoli:
Dans la soirée
Towards Evening
Durata: 99
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: LEO PESCAROLO E GUIDO DE LAURENTIIS PER ELLEPI FILM E PARADIS FILMS
Distribuzione: IIF - PANARECORD
NOTE
- DAVIDE DI DONATELLO NEL 1991 PER MIGLIOR FILM (FRANCESCA ARCHIBUGI), MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA (ZOE INCROCCI).
CRITICA
"Il film è troppo parlato, tutto viene troppo ripetutamente spiegato provocando momenti di stasi tediata; la voluta schematicità dei protagonisti, maschere sociali o figure proverbiali più che persone, portatori di concetti più che di emozioni, non aiuta l'affetto e l'identificazione". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa').
"Benchè la seconda metà del film soffra d'una struttura drammaturgica eccessivamente frantumata, e tutto il discorso sia un po' troppo didascalico e parlato, la vena critica con affondi cecoviani riesce a emergere e a toccarci". (Giovanni Grazzini, 'Il Messaggero').
"Le situazioni sono troppo fitte, i personaggi si illustrano oltre il necessario, con dialoghi eccessivamente verbosi e l'ordine narrativo, scompigliato da incidenti paralleli al nucleo centrale, non è misurato nè controllato come si vorrebbe". (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo').
"Bisogna dar atto a "Verso sera" di non essere nè pedante nè sentenzioso, ma sofferto, commosso e nello stesso tempo pervaso da un'ironia sottile e raffinata". (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana').