Una cronaca epico-musicale dell'arrivo della prima nave che nel 1948 porta in Palestina i sopravvissuti alla Shoah e degli scontri con le truppe inglesi, nel racconto di un palestinese e di un ebreo.
TRAMA LUNGA
Siamo a maggio del 1948, da gennaio Gerusalemme è assediata dagli arabi, accampati sulle colline o asserragliati nelle roccaforti lasciate loro dagli inglesi. A bordo di una vecchia nave arrugginita, la Kedma, i sopravvissuti della Shoah giungono come immigrati clandestini nella Terra Promessa. Rosa la Russa ascolta i racconti di Roman, un superstite del ghetto di Varsavia, rannicchiata tra le braccia di Yanoush il Polacco. Menachem, un adolescente, conosce solo l'yddish. Sulla spiaggia Moussa e la sua unità di combattenti del Palmach, l'esercito segreto degli ebrei, si preparano ad accoglierli. Non si sono resi conto che un distaccamento di soldati inglesi è pronto ad impedire lo sbarco illegale. Appena gli immigrati sbarcano, gli inglesi si precipitano ad arrestarli ma i soldati del Palmach cercano di bloccarli. Nel tafferuglio alcuni immigranti riescono a fuggire sulle colline. Dopo molte ore di marcia e dopo aver incontrato famiglie arabe in fuga davanti all'avanzata degli ebrei, arrivano in un accampamento improvvisato intorno ad un convoglio di rifornimenti per Gerusalemme sotto assedio. Due colline più in là la strada è bloccata. A Menachem, Yanoush e gli altri uomini vengono dati dei fucili e vengono mandati all'assalto. La battaglia è furiosa, Menachem muore insieme ad altri. La strada viene liberata per il convoglio, ma Yanoush vaga chiedendosi quale è stato il prezzo.
SCHEDA FILM
Regia: Amos Gitaï
Attori: Andrei Kashkar - Yanush, Menahem Lang - Menachem, Yussuf Abu-Warda - Yussuf, Moni Moshonov - Klibanov, Helena Yaralova - Rosa, Juliano Mer - Mussa, Sandy Bar - Yardena, Tomer Ruso - Milek, Veronica Nicole - Hanka, Leron Levo - Gideon, Roman Hazanowski - Roman, Dalia Shachaf - Dalia, Keren Ben Raphael - Aisha, Gal Altsculer - Ygal
Soggetto: Marie-José Sanselme, Amos Gitaï
Sceneggiatura: Amos Gitaï, Marie-José Sanselme
Fotografia: Yorgos Arvanitis
Musiche: Manfred Eicher, David Darling
Montaggio: Kobi Netanel
Scenografia: Eitan Levi
Durata: 100
Colore: C
Genere: DRAMMATICO GUERRA
Produzione: AGAV FILMS, ARTE FRANCE CINEMA, AGAV HAFAKOT, MP PRODUCTIONS, BIM DISTRIBUZIONE, EURIMAGES, ISRAEL FILM FUND, TEL AVIV FOUNDATION, MK2, CANAL +, TELAD, RAI CINEMA, CNC
Distribuzione: BIM DISTRIBUZIONE
Data uscita: 2002-06-07
NOTE
- PRESENTATO IN CONCORSO AL FESTIVAL DI CANNES 2002.
CRITICA
"Ebreo ateo e pacifista, il regista denuncia con sincero orrore l'assurdità della strage di ieri, pensando a quelle di oggi. Al punto di non arretrare davanti all'anacronismo di due scene madri: il monologo di un vecchio contadino palestinese che preannuncia l'Intifada e l'ultima, dove l'ebreo Janusz si lancia in una lunga, accorata invettiva contro il comune destino dei due popoli, entrambi vittime di una tragedia storica che la violenza non potrà mai risolvere." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 17 maggio 2002)
"Niente 'plot', nessun realismo, nemmeno nelle battaglie in cui i sopravvissuti alla Shoah si trovano subito coinvolti, ma una cronaca epico-musicale alla Brecht, o alla Straub. Che suggerisce lo strazio e le lacerazioni dei protagonisti, ebrei o palestinesi che siano, attraverso brevi scene punteggiate da canzoni, monologhi, invettive, a contrasto con paesaggi di calda, struggente bellezza." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero, 17 maggio 2002)
"Migliore regista che drammaturgo, Gitai si è preso l'operatore di Anghelopoulos, il bravissimo Arvanitis, che ha però una lungaggine incorporata. Per fortuna quando si arriva agli scontri di quella prima guerra fra poveri il modello diventa 'Paisà' di Rossellini e l'emozione prende alla gola. I dolenti monologhi paralleli di un palestinese e un ebreo suggellano, un maniera alquanto retorica, un film che per il resto è duro, crudo e nobilissimo, ispirato a un pacifismo della disperazione." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera, 17 maggio 2002).
"Il Sionismo non entusiasma Gitai, che all'ultima Mostra di Venezia aveva già presentato 'Eden', ambientato subito e dopo la Seconda guerra mondiale. Al festival di Cannes ha ora raccontato con 'Kedma' lo sbarco presso Cesarea dei coloni giunti dall'Europa con un vecchio piroscafo, il 'Kedma' (in ebraico: oriente). Tutti parlano lingue diverse, in comune hanno solo fede e miseria. (...) Quanto allo spettatore, se non è sionista o antisionista, s'annoia. Chi poi ama i film di guerra, ne troverà poca: 'Kedma' è stato girato con minimi mezzi. E minima cura: le riprese sono avvenute in gennaio, dunque non tutti sono vestiti da gennaio. Ma lo storia si svolge in maggio." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 17 maggio 2002)
"Il film procede con l'incertezza dei suoi personaggi, che si muovono a gruppi, inseguiti dagli inglesi, o inseguiti dai palestinesi, tra violenze subite e fatte subire, in stato di guerra sempre. Il paesaggio è duro, scrutato in piani sequenza semplici e magistrali, rotto da episodi bellici ma anche da dialoghi, monologhi soliloqui, talora deliri che pochi personaggi esemplari offrono, a didascalica sintesi del loro significativo percorso". (Goffredo Fofi, 'Panorama', 20 giugno 2002)