1951. Un piccolo paesino dell'Italia meridionale popolato da sole donne. Antonio, professore di lettere presso un collegio di Gesuiti, torna nel suo paese per assistere al funerale di suo padre, il dottor Bonadies, medico condotto e psichiatra del villaggio, morto il giorno prima in circostanze misteriose. Il professore è deciso a conoscere le ombre che incombono sul passato di suo padre e sfida l'atmosfera surreale di cui la madre e la zia si circondano nella loro vita.
SCHEDA FILM
Regia: Nadia Baldi
Attori: Giulio Forges Davanzati - Antonio, Lello Arena - Melograno, Tosca D'Aquino - Bianca, Roberto Herlitzka - Rettore, Vincenzo Amato - Dott. Bonadies, Gea Martire - Dianora, Franca Abategiovanni - Annunziata, Annie Pempinello - Claudia, Marina Sorrenti - Marta, Giuseppe Mannajuolo - Oreste il farmacista, Norman Mozzato - Prete, Rossella Pugliese - Paziente
Soggetto: Augusto Caminito
Sceneggiatura: Ruggero Cappuccio, Nadia Baldi
Fotografia: Giovanni Ragone
Musiche: Marco Betta
Montaggio: Esmeralda Calabria
Scenografia: Mariangela Caggiani
Costumi: Carlo Poggioli
Suono: Gianluca Scarlata - presa diretta, Ignazio Vellucci - presa diretta
Durata: 93
Colore: C
Genere: NOIR
Produzione: VISIONI SEGRETE, MARTA FILM
Distribuzione: DRAKA DISTRIBUTION
Data uscita: 2017-10-19
TRAILER
NOTE
- REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DEL PARCO DEL CILENTO, VALLO DI DIANO E ALBURNI.
CRITICA
"Il tono grottesco s'alterna a quello noir sia nel soggetto originale di Augusto Caminito, sia nell'intrigante sceneggiatura di Ruggero Cappuccio e Nadia Baldi da cui nasce il film diretto con piglio disinvolto da quest'ultima. (...) Il senso di un film imperfetto a causa del basso budget eppure vitale lo si può trovare (...) nell'evidente piacere e giustificato stimolo provati da una regista formatasi soprattutto a livello teatrale nel misurarsi con atmosfere sospese tra il verismo e il surrealismo cinematografico facendo in modo che il filo conduttore, pour cause, allucinogeno possa avvicendarsi con i siparietti dei personaggi buffi, marginali o stravaganti che rappresentano, peraltro, per noi il versante del film più manieristico. Sul piano specifico del genere, in effetti, potremmo accostare questo film all'epoca d'oro del giallo-horror all'italiana e, in particolare, al periodo cosiddetto gotico di Pupi Avati e due suoi titoli di alterno valore ma ricchi di suggestione come «La casa dalle finestre che ridono» e «L'arcano incantatore»: il primo per i rapporti vissuti dal giovane restauratore protagonista con una comunità chiusa, ostile e tenuta in ostaggio da orribili verità e il secondo per la figura del personaggio detentore dei misteri ossia il prete asserragliato nella sua biblioteca-mondo. Se gli scorci ambientali risultano adeguatamente serviti dalla fotografia e la scenografia e la colonna sonora sperimenta un'ardita eterogeneità che fa la spola tra «Il barbiere di Siviglia» e «Amado mio», il livello delle recitazioni ancorché non del tutto omogeneo offre adeguato risalto alle protagoniste femminili D'Aquino e Martire e maschile Forges Davanzati nonché al coro omertoso/morboso impreziosito, tra i tanti, dai cammei del grande Herlitzka, Beppe Mannajuolo, Annie Pempinello, la stessa Baldi e Rossella Pugliese." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 19 ottobre 2017)