In Francia, nel settecento, la quindicenne Cècile de Volanges, appartenente a famiglia nobile, esce in anticipo dal convento nel quale viene educata, e ciò per iniziativa della madre, che l'ha segretamente promessa sposa all'austero Gercourt, il comandante delle guardie del re. Ad attenderla con la nobile genitrice è un'amica di quest'ultima, la giovane e dissoluta vedova del marchese di Merteuil che, sempre aggiornata su ogni possibile pettegolezzo e scandalo dei salotti-bene, dispiega tutte le proprie astuzie per sapere il nome del futuro sposo di Cècile. Trasecolata nell'apprendere che si tratta di Gercourt, suo amante, che peraltro nel frattempo l'ha abbandonata, decide di vendicarsi. Approfittando dell'amicizia e della fiducia di Madame de Volanges, che le ha affidato in pratica il completamento dell'educazione di Cècile, la marchesa di Merteuil, assicuratasi l'affetto e la confidenza della ragazza, mette in atto una perversa strategia di corruzione nei suol confronti, per farsi beffe di Gercourt, che ha preteso una moglie ingenua e illibata, nonostante il suo passato di libertino, e tenta di approfittare dell'infatuazione di Cècile per Danceny - un giovanissimo cavaliere, che le dà lezione d'arpa e di canto e si è romanticamente innamorato della ragazza, da lei ingenuamente ricambiato - per indurla a concedersi al giovane e a tenerselo come "cicisbeo" dopo le nozze con Gercourt. Ottenuto l'aiuto del suo precedente amante, il dissoluto Visconte di Valmont - che nel frattempo sta cercando di sedurre, assente il marito e per solo puntiglio, l'irreprensibile Madame de Tourvel e con il quale, in forma di scommessa, ha concordato un beffardo e squallido baratto, la Marchesa di Merteuil cerca di portare a termine questa macchinazione. Ma quando scopre che a violare la ragazza è stato proprio lui, Valmont, gli si nega nella maniera il più possibile sfrontata e volgare e si fa sorprendere da lui, per vendetta, proprio col giovane Danceny. Marchesa e Visconte, risultano alla fine distrutti dal loro stesso gioco perverso: lui praticamente suicida in un duello con Danceny; lei annientata dal suo stesso disfacimento morale. Cècile, in attesa di un figlio concepito con Valmont, va imperturbabile a nozze con l'ignaro Gercourt; mentre l'infelice signora di Tourvel, accompagnata dal compitissimo marito, depone fiori sulla tomba dell'indegno ma pur sempre amato Valmont.
SCHEDA FILM
Regia: Milos Forman
Attori: Colin Firth - Visconte Di Valmont, Annette Bening - Marchesa Di Merteuil, Meg Tilly - Madame De Tourvel, Fairuza Balk - Cecile De Volanges, Siân Phillips - Madame De Volanges, Jeffrey Jones - Gercourt, Henry Thomas - Cavaliere Danceny, Fabia Drake - Madame De Rosemende, T.P. McKenna - Barone, Isla Blair - Baronessa, Ian McNeice - Azolan, Aleta Mitchell - Victoire, Ronald Lacey - Jose', Vincent Schiavelli - Jean, Sandrine Dumas - Martine, Antony Carrick - Monsieur De Tourvel, Richard De Burnchurch - Maggiordomo Dei Volanges
Soggetto: Choderlos De Laclos
Sceneggiatura: Jean-Claude Carrière, Milos Forman
Fotografia: Miroslav Ondrícek
Musiche: Christopher Palmer
Montaggio: Nena Danevic, Alan Heim
Scenografia: Pierre Guffroy
Costumi: Theodor Pistek, Paule Mangenot, Carine Sarfati
Effetti: Garth Inns, Michel Norman, Effects Associates Ltd.
Durata: 137
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM, SCOPE, PANAVISION
Tratto da: LIBERAMENTE ISPIRATO AL ROMANZO "LES LIAISONS DANGEREUSES" DI CHODERLOS DE LACLOS
Produzione: PAUL RASSAM, MICHAEL HAUSMAN, CLAUDE BERRI PER RENN PRODUCTIONS, BURRILL PRODUCTIONS, ORION PICTURES
Distribuzione: DELTA DISTRIBUZIONE (1990)
NOTE
- SUPERVISIONE ALLA SCENEGGIATURA: JAN NOVAK.
CRITICA
"Da romanzo immoralista che intimamente aspira a una superiore moralità, le liaisons non consentono certi impacci di psicologismo che tanto attraggono registi e attori, né autorizzano le mozioni degli affetti o quei giudizi di valore (è buono? è cattivo?) che al cinema sembrano indispensabili. Perciò, non tanto paradossalmente, la trascrizione più fedele in tutta questa frenesia revivalistica non ci è parsa neppure la commedia di Christopher Hampton rappresentata in tutto il mondo, ma la caricatura secca, insidiosa e veloce che ne hanno fatto Paolo Poli e Milena Vukotich: strutturalmente impeccabile nell'ironizzazione estrema della forma epistolare e anche crudelmente settecentesca." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 10 Marzo 1990)
"Soddisfano meno, invece, gli interpreti, che non reggono il confronto con quelli tutti unghie e luci nere di Frears. Come 'Valmont', anziché il diabolico Malkovich, c'è il levigato Colin Firth ('Un mese in campagna'), più amoroso che infame, come sua complice, anziché l'aspra Glenn Close, c'è l'oleografica Annette Bening, reduce addirittura da una serie di 'Miami Vice'. La più convincente, forse, è Meg Tilly, che ricorderete con Jane Fonda in 'Agnese di Dio': soffre con dignità e recita nelle stesse cifre. Si torna però a scadere con la quasi ignota Fairuza Balk, una Cécile solo occhioni tondi. Certo, era l'epoca delle statuine di Sèvres, ma quelle restavano in vetrina." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 10 Marzo 1990)
"La novità principale di 'Valmont' rispetto al romanzo è un'altra, però. Come rivela una bella scena nella seconda parte, Carrière e Forman hanno puntato, come cuore della vicenda, sui rapporti tra la marchesa e Valmont. Come si evince anche da Laclos, i due si sono appassionatamente amati prima che l'azione cominci. Esistono tra loro profonde affinità elettive, sono sulla stessa lunghezza d'onda. Probabilmente fu Valmont a tradire per primo il loro amore, e la Merteuil ne è rimasta segnata per sempre. Forse anche Valmont, che pur è meno lucido di lei. In questa chiave l'epilogo tragico diventa trasparente: Valmont paga con la sua vita per il male che ha fatto alla Merteuil. Il suo è un suicidio per interposta persona. Tirate le somme, preferisco il film di Forman a quello di Frears. Ne amo il pudore, la sensualità, l'ironia, la tenerezza, e ne ammiro l'eleganza figurativa, l'omogeneità della recitazione, la leggerezza del tocco, l'arte del togliere. Trovo che Fairuza Balk sia una Cécile straordinaria." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 11 Marzo 1990)