Vedovo e con un figlio in prigione perché condannato di rapina e duplice omicidio, Joao Vuvu vive in un appartamento di uno dei quartieri più antichi di Lisbona fra libri e dischi. Joao passa gran parte delle sue giornate percorrendo sempre lo stesso tratto di strada, sull'autobus numero 100. Il suo precario equilibrio viene di colpo meno quando il figlio viene scarcerato.
SCHEDA FILM
Regia: João César Monteiro
Attori: João César Monteiro - Joao Vuvu, Rita Pereira Marques - Adriana Urraca, Manuela de Freitas - Fausta, Miguel Borges - Jorge Varela Vuvu, Rita Durao - Jacinta, Maria Do Carmo Rolo - Barbara, Ligia Soares - Narcisa, Joaquina Chicau - Custodia
Sceneggiatura: João César Monteiro
Fotografia: Mário Barroso
Musiche: Tomas Breton, Josquin Desprez
Montaggio: João Nicolau, Renata Sancho
Scenografia: Jose' Manuel Castanheira
Costumi: Lucha d'Orey, Isabel Branco
Altri titoli:
COME AND GO
VA ET VIENT
Durata: 179
Colore: B/N-C
Genere: DRAMMATICO COMMEDIA
Produzione: PAULO BRANCO PER MADRAGOA FILMES, GEMINI FILMS, ARTE FRANCE CINEMA
Distribuzione: REVOLVER (2004)
NOTE
- FILM POSTUMO DI JOAO CESAR MONTEIRO, GIRATO NELL'ESTATE DEL 2002. IL REGISTA E' MORTO, A 64 ANNI, ALL'INIZIO DEL 2003.
- IN COMPETIZIONE AL 56MO FESTIVAL DI CANNES 2003.
CRITICA
"(...) estremo e come sempre scandaloso 'Vai e vem'. Scandaloso non perché, al solito, lo spettrale Monteiro si intrattenga con bellissime fanciulle parlando di tutto, d'amore, di sesso, di letteratura, di teologia, perché in fondo che differenza fa. Ma perché nessuno come lui, fra squisitezze figurative da lasciare senza fiato e stoccate al cinema dominante, ha saputo incarnare, letteralmente, il cinema come scommessa contro il tempo e la morte". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 18 maggio 2003)
"Sintesi di tutta l'opera del regista portoghese, vi aleggia il senso della morte che egli sapeva vicina; ma il suo modo di affrontarla è lo sberleffo eroico, l'irriverenza totale. (...) La geniale cattiveria di Monteiro prende forma in un film di lunghi piani-sequenza, praticamente già montato durante la realizzazione. Che Joao fosse il figlio legittimo del surrealismo lo confessa l'ultima inquadratura: fissa su un occhio come nel mitico 'Chien andalou' di Luis Bunuel". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 18 maggio 2003)