Sabato, 26 Aprile 1986. Una torre del reattore della centrale di Chernobyl è esplosa. Il capi del partito comunista cercano di sdrammatizzare, ma Valery Kabysh, giovane batterista per hobby e convinto funzionario del partito, ha visto il panico scritto sui volti dei responsabili e sente che ogni secondo è prezioso. Questa è la vera storia della sua fuga non riuscita. Valery cerca di lasciare la città insieme a Vera, la donna che ama, e i suoi amici musicisti. Ma la vita lo trattiene. E' sabato, le persone passeggiano, fanno shopping, celebrano matrimoni, i bambini stanno giocando all'aperto. Coinvolto in questo spensierato trambusto, ogni tentativo di lasciare la città non gli riesce: un passaporto smarrito, un tacco rotto, un treno perso, un matrimonio in cui la band di Valery deve esibirsi. Per tutto il tempo, il disastro è una figura invisibile ma sempre presente in questa storia. Anche quando i compagni di Valery vengono a sapere cosa sta succedendo, continuano a fare festa. Tutto ciò che conta è andare avanti ed essere felice, anche se solo per un momento. E' sabato, il sole splende e l'erba è verde, ancora. Ma questo sabato è tutt'altro che innocente e la gente sarà impietosamente abbandonata al proprio destino.
SCHEDA FILM
Regia: Aleksandr Mindadze
Attori: Anton Shagin - Valerij, Svetlana Smirnova - Vera, Stanislav Rjadinskij - Chitarrista, Vasilij Gusov - Pianista, Aleksej Demidov - Bassista, Vjacheslav Petkun - Karabas, Sergej Gromov - Petro, Uljana Fomicheva - Lara, Aleksej Shljamin - Segretario di partito, Aleksej Galushko - Malovichko, Georgij Volynskij - Gorelik
Sceneggiatura: Aleksandr Mindadze
Fotografia: Oleg Mutu
Musiche: Mihail Kovalev
Montaggio: Dasha Danilova, Ivan Lebedev
Scenografia: Denis Bauer
Costumi: Ekaterina Himicheva, Irina Grazdankina
Altri titoli:
Innocent Saturday
An einem Samstag
Durata: 99
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: CINEMASCOPE, 35 MM
Produzione: PASSENGER FILM, BAVARIA PICTURES, GEISELGASTEIG NON-STOP PRODUCTION, MOSKVA SOTA CINEMA GROUP
NOTE
- IN CONCORSO AL 61. FESTIVAL DI BERLINO (2011).
CRITICA
"Angosciante, frenetico, per lo più girato con una camera a mano che rende la visione 'instabile' così come la vita dei protagonisti, il film diventa la metafora di un'apocalisse che nessuno, neanche le vittime, hanno voluto evitare." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 15 febbraio 2011)
"Trionfa l'incomprensibile anima russa. (...) Si agita solo la nervosissima macchina da presa." (Mariarosa Mancuso, 'Il Foglio', 16 febbraio 2011)