Uomo d'acqua dolce

ITALIA 1996
Antonio e Beatrice sono una coppia di sposi in attesa del primo figlio. Ma Antonio un giorno va al supermercato, ha un incidente, perde i sensi e scompare. Quando, cinque anni dopo, torna a casa, la moglie vive con Goffredo che si è assunto il ruolo di padre nei confronti della piccola Tonina. Antonio vorrebbe riprendere il suo posto, ma la moglie lo scaccia. Antonio tuttavia insiste e, alla fine, si fa accompagnare a casa da un poliziotto che afferma di averlo ricondotto alla sua legittima dimora. Così Antonio si sistema in una stanzetta di fortuna, però ricomincia a frequentare la moglie, soprattutto la figlia che a poco a poco si affeziona a lui. Anche Beatrice riprende fiducia nel marito e decide di riprovare a vivere con lui, come se quei cinque anni non fossero mai passati.
SCHEDA FILM

Regia: Antonio Albanese

Attori: Antonio Albanese - Antonio, Valeria Milillo - Beatrice, Antonio Petrocelli - Goffredo, Sara Anticoli - Tonina, Emanuela Grimalda - Patrizia, Stefano Sarcinelli - Patrizio, Valerio Isidori - Portiere, Nicola Rignanese - Poliziotto, Pino Ingrosso - Tenore, Pier Senarica - Collega Antonio, Birte Berg - Moglie di Patrizio, Alessandra Comerio - Ostetrica

Soggetto: Vincenzo Cerami, Antonio Albanese

Sceneggiatura: Vincenzo Cerami, Antonio Albanese

Fotografia: Massimo Pau

Musiche: Nicola Piovani

Montaggio: Cecilia Zanuso

Scenografia: Sonia Peng

Costumi: Claudia Tenaglia

Durata: 94

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI

Produzione: VITTORIO E RITA CECCHI GORI

Distribuzione: CECCHI GORI DISTRIBUZIONE - CECCHI GORI HOME VIDEO

NOTE
- REVISIONE MINISTERO FEBBRAIO 1997
CRITICA
L'ambizione alla parabola rende un po' troppo astratta la Milano in cui si svolge la storia, gli ambienti e le occupazioni della gente (il concerto dodecafonico), finendo per nuocere al progetto di mostrare Antonio come uno "svitato" che si muove fuori sincrono nel mondo delle persone normali. Pur memore del suo Epifanio, Albanese guarda più in alto: alla tradizione dei grandi comici del muto (la sequenza in barchetta sul lago, accelerata come una comica finale) e al cinema di Jacques Tati, che ammira. Nella sua caratterizzazione da cartoon umano e molto simpatico, come lo sono le variazioni mimiche sulle musiche di Nicola Piovani; però non riesce a risolvere del tutto il rapporto tra il protagonista lunare e il contesto in cui si muove. (La Repubblica, Roberto Nepoti, 16/2/97)

La prova della tenuta comica di Albanese è che si confà sia al teatro sia al cinema. Sullo schermo, grazie anche a un appropriato uso del mezzo, senza strafare, riporta alla slapstick comedy, ma arricchita da contenuti esistenziali (si veda l'accelerazione frenetica della barca sul lago e la fuga finale sul prato con ripensato dietro-front). (L'Eco di Bergamo, Franco Colombo, 17/2/97)