Nella Parigi degli anni Cinquanta lo scrittore Ernest Ripper viene contattato da un misterioso ammiratore. Si chiama Joseph Arcimboldo e afferma di essere il serial killer autore di numerosi omicidi di donne giovani e bionde avvenuti nel XVIII arrondissement di Parigi. L'uomo - che sceglie le sue vittime riconoscendole dalle foto seminude pubblicate sull'unico numero di una vecchia rivista che manca alla sua collezione - propone allo scrittore di scrivere la sua biografia.
SCHEDA FILM
Regia: Raúl Ruiz
Attori: Christian Vadim, Thierry Gibaut, Valérie Kaprisky
Soggetto: Jean-Pierre Gattégno
Sceneggiatura: Raúl Ruiz, Gilles Moris-Dumoulin
Fotografia: Ion Marinescu
Montaggio: Valeria Sarmiento
Scenografia: Florin Gabra
Costumi: Teddy
Durata: 103
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM
Tratto da: romanzo omonimo di Jean-Pierre Gattégno
Produzione: ALIZES FILMS, ARTE FRANCE CINEMA
NOTE
- PRESENTATO IN CONCORSO ALLA 60MA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA NELLA SEZIONE CONTROCORRENTE (2003)
CRITICA
"Raoul Ruiz incanta con la sua doppia lente d'ingrandimento a inseguire lungo marciapiedi bui tante francesine pannose con la vocina acuta, fotocopie di un'unica vititma, e a inquadrare sempre più da vicino la dinamica della corruzione che sfuma i confini tra esecutore del delitto e il suo press-agent, lo scrittore, il giornalista, il lacché col taccuino". (Mariuccia Ciotta, 'Il Manifesto', 29 agosto 2003)
"Ma è lui il colpevole o solo un suo amico? A chi scrive non è importato minimamente scoprirlo, perché ha dovuto lottare col sonno e perché questo strano film notturno e intricato non è un giallo. A proposito di collezionisti: Valérie Kaprinsky, sempre nuda nei film dei primi anni Ottanta, che qui ormai Si aggira vestita e coi segni del tempo sul viso ancillare, nel ruolo per lei così poco verosimile di un'editrice": (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 28 agosto 2003)
"Torna alla sua forma migliore Raoul Ruiz, che ultimamente sembrava avviato al triste ruolo di impacchettatore letterario di lusso. (...) La sensazione è che a Ruiz, al di là dello stesso scioglimento sorprendente, interessi soprattutto l'epilogo, ambientato in un aldilà abbastanza sartriano che ci riporta di colpo al Ruiz barocco dei suoi vecchi film girati con due soldi e mille idee". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 28 agosto 2003)