Nell'estate del 1994 a Laurens, piccolo centro agricolo dell'Iowa, Alvin Straight, 73 anni, vive con la figlia Rose, leggermente ritardata. Anche Alvin non sta tanto bene, il medico gli consiglia esami e medicine che lui però rifiuta. In una quotidianità un po' statica, arriva la notizia che Lyle, fratello di Alvin, ha avuto un infarto. Alvin e Lyle non si vedono da dieci anni a motivo di vecchi rancori reciproci. Ma ora Alvin sente il bisogno di rivedere il fratello per riconciliarsi con lui. Deciso ad andare a casa di lui, e non avendo la patente, sceglie un vecchio tosaerbe e, alla velocità di 5 miglia all'ora, si dirige verso Zion, nel Wisconsin, a 317 miglia di distanza. Il viaggio è punteggiato da varie circostanze. Incontrata una ragazza che fa l'autostop, parla con lei delle emozioni provate quando sono nati i suoi figli. Dopo cinque settimane, il tosaerbe si ferma per problemi meccanici. Allora Alvin trova aiuto presso una famiglia del luogo che lo accoglie con calore. Invitato a proseguire in macchina, rifiuta, torna sulla strada e finalmente arriva a destinazione. Si ferma al cimitero, incontra un sacerdote che conosce Lyle e gli spiega che ora vuole fare pace con lui. Quindi raggiunge la casa del fratello. Quando lo sente, Lyle esce, i due siedono di fronte, non parlano, guardano verso il cielo e le stelle.
SCHEDA FILM
Regia: David Lynch
Attori: Kevin Farley - Harold Olsen, Richard Farnsworth - Alvin Straight, Sissy Spacek - Rose, Harry Dean Stanton - Lyle, John Farley - Thorvald Olsen, Everett McGill - Tom
Soggetto: Mary Sweeney, John Roach
Sceneggiatura: Mary Sweeney, John Roach
Fotografia: Freddie Francis
Musiche: Angelo Badalamenti
Montaggio: Mary Sweeney
Scenografia: Jack Fish
Effetti: Gary D'Amico
Durata: 111
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: PICTURE FACTORY, LES FILMS ALAIN SARDE, LE STUDIO CANAL+
Distribuzione: BIM - COLUMBIA TRISTAR FILMS ITALIA (2000) - ELLEUMULTIMEDIA
NOTE
- NOMINATION ALL'OSCAR 2000 PER RICHARD FARNSWORTH COME MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA.
- E' L'ULTIMO FILM DEL DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA (OTTANTADUENNE) FREDDIE FRANCIS.
CRITICA
"Sotto il sole e la pioggia, attraverso sterminati campi di grano, gialli di stoppie dopo il raccolto, strade deserte, paesini tranquilli e come abbandonati, incontrando l'autostoppista fuggita di casa, due meccanici gemelli che tentano di imbrogliarlo e la buona coppia generosa. Nelle luci e nei silenzi, negli spazi e nel torpore di un'America rurale che il cinema ha rimosso". (Natalia Aspesi, 'la Repubblica delle Donne', 7 febbraio 1999)
"È probabile che, di fronte a 'Una storia vera', un 'road movie a quindici chilometri all'ora' come l'ha definito l'art director Jack Fisk, i cultori di David Lynch si strapperanno i capelli per aver perso il loro perverso polimorfo preferito, il maestro dell'orrore mentale, l'inventore dei luoghi e dei personaggi simbolo della paura della scorsa fine secolo; così come è probabile che i suoi detrattori, se nell'opportuna fascia di età - quella che dovrebbe dare la saggezza e la voglia di pensare ai valori autentici della vita - ne saranno sedotti". (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 12 febbraio 2000)
"Quando vedrete 'Una storia vera' e vi toccherà il cuore la stupenda prestazione di Richard Farnsworth (80 anni tra poco), vi meraviglierete anche voi che il palmarès di Cannes abbia messo sugli altari un non professionista trascurando di onorare uno splendido veterano. Il quale esordì come cascatore nel 1937 e dovette aspettare 40 anni per avere finalmente il primo ruolo in cui gli affidarono delle battute. Nel presente film David Lynch (un Lynch nuovo, senz'avanguardismi né provocazioni) si ritaglia con forte sensibilità pittorica le suggestive immagini dei grandi spazi aperti per ricostruire la cronaca del viaggio compiuto nel 1994 dal veterano Alvin Straight". (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 12 febbraio 2000)
"Magari c'è chi stenterà a riconoscere la mano di Lynch in questa stoica riflessione sulla vecchiaia che sembra uscire da una canzone texana di Guy Clark, anche se poi dalla partitura vagamente country affiorano inquietanti segnali di disagio, follia e stravaganza, in linea con la cineleggenda del regista". (Michele Anselmi,
'L'Unità', 13 febbraio 2000)