Aryan viene ferito mentre cerca di attraversare illegalmente la frontiera ungherese. Sopravvissuto, il ragazzo scopre che ha ricevuto in dono la capacità di levitare. Rinchiuso in un campo di rifugiati, riesce a scappare con l'aiuto del dottor Stern che vuole sfruttarne lo straordinario potere.
SCHEDA FILM
Regia: Kornél Mundruczó
Attori: Merab Ninidze - Dott. Stern, Jéger Zsombor - Aryan, György Cserhalmi - László, Móni Balsai - Vera, András Bálint - Voce di Gabor Stern, Farid Larbi - Siriano Con La Barba, Máté Mészáros - Infermiere, Szabolcs Bede-Fazekas - Poliziotto, Lajos Valázsik - Musi, Peter Haumann - Zentai, Zsolt Nagy - Ragazzo tatuato, Zoltán Mucsi - Cameriere, Ákos Birkás - György, Sándor Terhes - Bárándy, Tamás Szabó Kimmel - Colonnello, Brigitta Egyed - Edit, Judit Meszlery - Clarissa, Enikö Mihalik - Anna, Anita Tóth - Sig.ra Blanz, Imola Rácz - Infermiera Orsi, David Yengibarian - Muraad Dashni
Sceneggiatura: Kata Wéber
Fotografia: Marcell Rév
Musiche: Jed Kurzel
Montaggio: Dávid Jancsó
Scenografia: Márton Ágh
Arredamento: Panni Lutter
Costumi: Sabine Greunig
Effetti: Heiko Tippelt, Jean-Michel Boublil
Suono: Gábor Balázs, Michael Kaczmarek
Aiuto regia: Gábor Gajdos
Altri titoli:
Jupiter's Moon
La lune de Jupiter
Durata: 123
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: ALEXA MINI/ARRICAM LT, 35 MM, SCOPE, DCP
Produzione: GÁBOR TÉNI, ESZTER GYÁRFÁS, JÚLIA BERKES, JUDIT SÓS PER PROTON CINEMA KFT., IN COPRODUZIONE CON MATCH FACTORY PRODUCTIONS, KNM, ZDF/ARTE, CHIMNEY
Distribuzione: MOVIES INSPIRED (2018)
Data uscita: 2018-07-12
TRAILER
NOTE
- REALIZZATO CON IL SUPPORTO DI: HUNGARIAN NATIONAL FILM FUND, EURIMAGES, FILM UND MEDIENSTIFTUNG NRW, MITTELDEUTSCHE MEDIENFÖRDERUNG, MEDIENBOARD BERLIN-BRANDENBURG.
- IN CONCORSO AL 70. FESTIVAL DI CANNES (2017).
CRITICA
"Chi l'ha detto che trovare un qualche significato metaforico basti a fare di un film un capolavoro? La tentazione dev'essere venuta al regista ungherese Kornél Mundruczó che ha risposto ai muri alzati dal suo Paese contro i migranti con 'Jupiter's Moon', un film tanto ambizioso (e metaforico) quanto non riuscito. (...) I due incrociano tutto il peggio dell'Ungheria: poliziotti violenti, medici senz'anima, ricchi egoisti, oltre a una corruzione endemica. Per non farsi mancare niente ci mette anche dei terroristi arabi che si fanno esplodere in metropolitana, ma senza mai trovare uno stile capace di governare questa materia, che pencola tra scene da esportazione (un inseguimento automobilistico) e prediche ricattatorie. Un vero pasticcio." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera, 20 maggio 2017)
"Il messaggio è chiaro: i profughi non sono il nemico, ma la salvezza da una realtà che pare già distopia, che un inferno di luci forti, violenza, di persone sempre di corsa, sudate, stremate. Lo sperduto angelo-profugo di 'Jupiter's Moon' e il medico fuggono, si nascondono, intascano soldi, ma il loro obiettivo rimane lontano. Anche quello del film, affogato dalle ambizioni, da uno stile nervoso che sfinisce più dell'ossessione mistica. Non bastano il messaggio, e una Budapest ricalcata sulla L.A. di 'Blade Runner', per evitare il disastro." (Federico Gironi, 'Il Messaggero', 20 maggio 2017)
"Film sui rifugiati, sperimentazione, poliziesco, perfino certi elementi buffoneschi che farebbero pensare agli ultimi film di Jancsó. (...) Un film condotto con vera maestria anche negli spiazzamenti, nei cambiamenti di tono, ottovolante del cinema. Ci sarà anche chi non vorrà salire per paura delle ripide discese." (Silvana Silvestri, 'Il Manifesto', 20 maggio 2017)
"Costruito come una sorta di parabola, 'Jupiter's Moon' si perde per strada, senza un vero perché: il dono angelico di Aryan non spicca mai veramente il volo, il cinismo ateo di Stem è ripetitivo e il suo volersi riscattare lascia il tempo che trova. Gli attori hanno belle facce segnate, qui e là ci sono dialoghi efficaci, la brutalità della polizia ha il suo contraltare nello stragismo fondamentalista, e insomma il film manca di un centro. Il titolo rimanda ai satelliti e agli oceani nascosti di quel pianeta, ma più che una metafora resta un enigma." (Stenio Solinas, 'Il Giornale', 20 maggio 2017)