Un valzer tra gli scaffali

In den Gängen

3.5/5
Thomas Stuber filma un valzer triste e romantico sull'essere operaio oggi. Con Franz Rogowski e Sandra Huller

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GERMANIA 2018
Christian inizia a lavorare come impilatore in un supermercato e si ritrova in un nuovo mondo sconosciuto: le corsie infinite, l'ordine eterno dei magazzini, i meccanicismi surreali dei carrelli elevatori. Il suo collega Bruno, del reparto bevande, lo prende sotto la sua ala mostrandogli tutti i trucchi del mestiere e diventa presto un amico paterno. A Marion del reparto pasticceria piace far ridere e scherza con Christian. Quando lui si innamora di lei l'intero magazzino fa il tifo. Ma Marion è sposata, sebbene sia infelice. Quando all'improvviso lei va in congedo per malattia. Christian cade in un buco profondo, così profondo in realtà, che la sua miserabile vecchia vita minaccia di inghiottirlo ancora una volta.
SCHEDA FILM

Regia: Thomas Stuber

Attori: Franz Rogowski - Christian, Sandra Hüller - Marion, Peter Kurth - Bruno, Henning Peker - Wolfgang, Sascha Nathan - Johnny, Ramona Kunze-Libnow - Irina, Andreas Leupold - Rudi, Michael Specht, Robert Carlo Ceder - Apprendista, Gerdy Zint - Tino

Soggetto: Clemens Meyer - romanzo

Sceneggiatura: Thomas Stuber, Clemens Meyer

Fotografia: Peter Matjasko

Montaggio: Kaya Inan

Scenografia: Jenny Rösler

Arredamento: Maria Klingner

Costumi: Christian Röhrs, Juliane Maier

Effetti: Stephan von Tresckow, Sebastian Göhs

Suono: Christoph Schilling

Altri titoli:

In the Aisles

Une valse dans les allées

Durata: 125

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: ARRI ALEXA XT

Tratto da: romanzo omonimo di Clemens Meyer

Produzione: JOCHEN LAUBE, FABIAN MAUBACH PER SOMMERHAUS FILMPRODUKTIONEN, HESSISCHER RUNDFUNK (HR), MITTELDEUTSCHER RUNDFUNK (MDR), SÜDWESTRUNDFUNK (SWR), ARTE, IN COPRODUZIONE CON ROTOR FILM E DEPARTURES FILM

Distribuzione: SATINE FILM (2019)

Data uscita: 2019-02-14

TRAILER
NOTE
- PREMIO DELLA GIURIA ECUMENICA (CONCORSO) E PREMIO GUILD FILM AL 68. FESTIVAL DI BERLINO (2018).
CRITICA
"(...) Solitudine, silenzi, piccoli gesti di solidarietà, umanità e poesia, racchiusi in un film originale (quasi tutto ambientato nei corridoi del magazzino), alla Kaurismaki. Un amore platonico a cavallo del muletto, consigliato solo ai palati fini." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 14 febbraio 2019)

"Molto amato dal pubblico della Berlinale 2018, dove ha vinto il premio della Giuria Ecumenica, 'Un valzer tra gli scaffali' è un film che non somiglia a nessun altro; salvo, forse, ad alcuni di Aki Kaurismaki. (...) Adattato da un breve racconto, il film del tedesco Thomas Stuber è una commedia romantica che non ambisce a rivelarti la poesia rassegnata delle piccole cose quotidiane. Un'operina dal sapore dolceamaro, dove puoi trovare tenerezza ma anche malinconia, temperata alla fine da un po' di ottimismo della volontà." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 14 febbraio 2019)

"Un grande supermercato situato in uno snodo autostradale dell'ex Germania dell'Est che, nella trasfigurazione poetica di Thomas Stuber, diventa per chi vi lavora una sorta rifugio esistenziale. Assorbiti nell'attività zen di riordinare gli scaffali, i custodi di quel tempio dei consumi si aggirano nottetempo per i reparti come in una dimensione parallela intrecciando fra loro ineffabili rapporti. (...) Stuber cadenza sul ritmo intermittente dei cuori un valzer intriso di tenero umorismo e profonda malinconia." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 14 febbraio 2019)

"'Un valzer tra gli scaffali' è un film da scoprire nella sua serena carica malinconica di quotidianità ed è un titolo da prendere alla lettera (...) Terzo film di Thomas Stuber, applaudito alla Berlinale, è una scommessa vinta per la dolcezza mai sdolcinata con cui viaggia in luoghi che ci danno sicurezza di commercio e di vita che continua. Ma nel ricco reparto invisibile del film si vedono delusioni, tentativi sentimentali e introspezioni del personale (col «posto» fisso di Olmi), e anche sommosse nevrotiche tutte tedesche. Niente giudizi, né tanto meno accuse anticapitalistiche al luogo simbolo del commercio (ogni riferimento alla Metro non è casuale); se mai un tenero cinismo alla Kaurismäki per dirci che la vita è quello che è ma che nel fruscio di un elevatore si può sentire quello delle onde del mare, quello del finale dei '400 colpi' di Truffaut." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 21 febbraio 2019)