Nino Peralta, marito di Lucia e padre di Paolo e Serena, è gestore di un chiosco-bar nei pressi della Cattedrale di Palermo. Un giorno, messo sull'avviso dal suo socio, Sebastiano Colicchia, si accorge d'essere pedinato da un certo Platamone, probabile sicario a pagamento. Prima ancora che riesca ad affrontarlo direttamente, Nino viene a sapere di essere nella lista di persone da eliminare di una cosca mafiosa e si rende conto che la catena di uccisioni sta procedendo inarrestabile. Peralta cerca invano chi lo possa aiutare a scagionarsi poiché, a quanto sembra, la sua condanna a morte è stata decisa per il fatto che una tazzina del Bar Splendor era stata rinvenuta nel nascondiglio-prigione della moglie di un grosso mafioso e l'indizio lo legherebbe alla cosca nemica. Nino, messosi in contatto con Platamone, si trova costretto a vendere il chiosco. Ma, dopo l'uccisione di Colicchia, lo stesso mandante di Platamone, Don Vincenzo Fabbricante, si presenta a Nino e cerca di legarlo al proprio carro. Il giovanotto, disperato e deciso a stare alla larga dalla mafia, uccide don Vincenzo e cerca di convincere Platamone a inalberare con lui la bandiera della indipendenza..
SCHEDA FILM
Regia: Damiano Damiani
Attori: Giuliano Gemma - Nino Peralta, Eleonora Giorgi - Lucia Peralta, Michele Placido - Platamone, Ettore Manni - Don Vincenzo Fabbricante, Tano Cimarosa - Sebastiano Colicchia, Luciano Catenacci - Brigadiere, Fabrizio Forte - Il figlio di Peralta, Nazzareno Zamperla - Appuntato, Giovanni Giancono, Fabrizio Jovine, Francesco De Mattia, Francesco Tranchina, Armando Zappi, Andrea Aureli, Nello Pazzafini
Soggetto: Damiano Damiani
Sceneggiatura: Nicola Badalucco, Damiano Damiani
Fotografia: Ennio Guarnieri
Musiche: Franco Mannino
Montaggio: Enzo Meniconi
Scenografia: Enzo Turco
Costumi: Mario Giorsi
Altri titoli:
A Man on His Knees
Durata: 109
Colore: C
Genere: DRAMMATICO SOCIALE
Specifiche tecniche: 35 MM, PANORAMICA, TECHNOSPES
Produzione: MARIO CECCHI GORI PER RIZZOLI FILM
Distribuzione: CINERIZ - DOMOVIDEO
CRITICA
"I 'quaquaraquà', nella gerarchia dei valori umani concepita dalla filosofia mafiosa, rappresentano i 'paria'. Lo abbiamo appreso nel 'Giorno della civetta' di Sciascia, il capomafia don Mariano dice: 'Quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e quaquaraquà'. Nel 1968 Damiano Damiani riportava integralmente questa frase nella sua riproduzione per lo schermo del romanzo, poi isolava i due 'uomini' della vicenda - lo stesso don Mariano e il capitano dei carabinieri Bellodi - e li faceva scontrare in una maschia tenzone. Così, egli finiva per forzare la visione dello scrittore, adeguandola alla sua. Damiani, infatti, da 'Quien sabe?' in poi, ha sempre teso ad estrarre dal coro due personaggi, a gonfiare la loro personalità, a conferir loro un rilievo tragico. Il resto ha sempre contato poco per lui, anche se il resto era addirittura il 'tema' del film e Damiani, a parole, s'è sempre dichiarato un regista impegnato su di esso. In questo processo di isolamento dei due 'uomini' egli abbandonava la realtà optando per il mito, cioè si lasciava trasportare dalla propria visione del mondo, che era appunto una visione mitica, quasi da 'vecchia frontiera'. Il suo ultimo film, invece, 'Un uomo in ginocchio', pur tenendo fede allo schema, ne ribalta il significato abituale. Si presenta quasi come risarcimento nei confronti del mondo reale, tanto più complesso e, insieme, più prosaico, di quello mitico: il mondo reale, dove gli 'uomini', al momento della verità, diventano quasi sempre degli 'ominicchi'. Ebbene, in 'Un uomo in ginocchio', i due personaggi che Damiani isola, non sono due 'uomini' nell'accezione mafiosa e nemmeno 'mezz'uomini' o 'Uminicchi', ma un 'pigliainculo' e un 'quaquaraquà'. (...) Lo scontro finale, quindi, avviene non fra due 'uomini', ma fra due 'schiavi', due 'quaquaraquà', per l'appunto, di cui uno s'è già ribellato alla sua condizione, uccidendo il 'pezzo da novanta'. L'altro non avrà la forza di seguirlo sulla stessa strada e soccomberà. Film completamente metaforico, 'Un uomo in ginocchio' ci sembra uno dei migliori del regista e s'avvale di una robusta interpretazione di Giuliano Gemma nel ruolo di Rino e, soprattutto di Michele Placido, in quello di Platamone." (Callisto Cosulich, 'Paese Sera')