In un palazzo, elevato sulla base di un diruto castellaccio, Paolo Bellaria, con la complicità del sinistro domestico Osvaldo, tiene segregata la moglie Marialé. Costei, forzando il lucchetto del telefono, invita, con una serie di telegrammi un gruppo di amici per un fine settimana. La lugubre festa che ne consegue degenera in orgia, l'orgia in un macabro giuoco con abiti tolti ai cadaveri putrefatti rinvenuti nei sotterranei. Fra idiozie di frasi e gesti comprendenti una sacrilega parodia dell'Ultima Cena, vengon fuori le distorte personalità degli invitati, che si abbandonano a violenze e oscenità fra cui un rapporto lesbico. Uno a uno vengono variamente e orrendamente massacrati da un misterioso assassino, rimanendo alla fine in tre: Paolo, Marialé e uno degli invitati, Massimo. Marialé convince Massimo che l'assassino pazzo è Paolo e lo esorta ad ucciderlo. Paolo accusa Marialé di essere lei la colpevole e rivela che la poveretta è vittima di un trauma infantile avendo assistito all'uccisione della madre e dell'amante di lei, operata dal padre che poi si suicidò. La vicenda si ripete: Marialé e Massimo si baciano appassionatamente e Paolo li uccide ambedue, poi si spara.
SCHEDA FILM
Regia: Romano Scavolini
Attori: Gianni Dei, Gengher Gatti, Edilio Kim, Ezio Marano, Luigi Pistilli, Evelyn Stewart, Shawn Robinson, Ivan Rassimov, Pilar Velazquez, Giancarlo Bonuglia
Soggetto: Giuseppe Mangione
Sceneggiatura: Giuseppe Mangione, Remigio Del Grosso
Fotografia: Romano Scavolini
Musiche: Fiorenzo Carpi
Montaggio: Francesco Bertuccioli
Durata: 89
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: CINESCOPE TECHNICOLOR
Produzione: KMG
Distribuzione: REGIONALE
CRITICA
"Film di modesto artigianato, tutto estroverso nella recitazione e nell'ambientazione, si abbandona a prolungati compiacimenti la cui nota comune è il gusto della putredine in tutte le sue accezioni. Farcito di frasi presuntuosamente profonde, il testo è faticosamente vuoto e raggiunge talvolta effetti di irresistibile involontaria ilarità. I nudi, le oscenità, il sacrilegio, il malgusto lo rendono irrecuperabile per un pubblico decente." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 74, 1972).