Un Angelo alla Mia Tavola

An Angel at My Table

NUOVA ZELANDA 1990
Janet Frame, appartenente ad una numerosa e povera famiglia di contadini della Nuova Zelanda, è una bambina grassa, sgraziata e timida che non riesce a socializzare. Janet sa raccontare belle storie e scrivere poesie: è questo il suo solo piacere, mentre la famiglia soffre per le crisi di epilessia del figlio Bruddie, e lei con le sue tre sorelle dormono strette in un solo letto. Timida, solitaria ed insicura, Janet s'informa curiosa sui misteri della vita: amore e sesso. Mentre alcune sue poesie vengono pubblicate, la giovane studia moltissimo, per raggiungere i corsi superiori. Dopo la tragica morte della sorella Myrtle, Janet e la sorella Isabel vanno a vivere in casa di una zia; qui soffrono la fame, e successivamente vengono scacciate per aver rubato dei cioccolatini. Per ricevere il titolo di maestra Janet deve subire un'ispezione, ma, messa davanti alla lavagna, si paralizza e fugge piangendo. Va allora a lavorare come sguattera, ma continua a studiare psicologia all'università, dove il suo professore, John Forrest, loda con entusiasmo i suoi scritti. Dopo un maldestro tentativo di suicidio, Janet viene ricoverata per "riposare" in ospedale, e finisce poi rinchiusa in manicomio, dove, dichiarata schizofrenica, resta otto anni durante i quali viene sottoposta a moltissimi elettroshock. La pubblicazione di un suo libro le procura un premio letterario e la salva dalla lobotomia, cui stava per essere sottoposta. La scrittrice esce così dal manicomio, andando a vivere con la sorella June, sposata e madre di alcuni bambini. Un anziano e famoso scrittore, Frank, prende poi a proteggerla, le offre un alloggio in campagna, dove può scrivere in pace, e, quando un altro suo libro viene pubblicato, le fa ottenere una borsa di studio per l'estero. Cosicchè Janet parte per Londra, dove conosce Patrick, un uomo gentile, che s'interessa a lei, e in seguito raggiunge la Spagna, si stabilisce a Ibiza, e vi conosce un giovane poeta americano, Bernard, suo primo e tardivo amore. Dopo una breve relazione, l'americano riparte, e lei si trova incinta, ma, tornata a Londra, perde il bambino. Respinta come infermiera, a causa del suo passato ricovero in manicomio, la donna sente riaffiorare le sue ansie e il pensiero del suicidio: si fa perciò spontaneamente ricoverare in ospedale, dove viene dichiarata sana di mente, perchè non è mai stata schizofrenica, mentre i suoi attuali problemi derivano dal lungo periodo trascorso in manicomio. Intanto, ricevuta notizia della morte del padre (la madre è spirata da tempo), Janet torna in patria, nella povera casa, che trova in grande disordine: ormai è famosa e importante, e viene intervistata e fotografata. Trasferitasi in una roulotte presso l'abitazione della sorella, Janet riprende a scrivere, parlando del magico fruscio prodotto dall'erba, dal vento e dal mare del suo paese.
SCHEDA FILM

Regia: Jane Campion

Attori: Andrew Binns - Bruddie, Kevin J. Wilson - Papa', Sarah Smuts Kennedy - June, Glynis Angell - Isabel, Melina Bernecker - Myrtle, David Letch - Patrick, Alexia Keogh - Janet Giovane, Kerry Fox - Janet Frame, Karen Fergusson - Janet Teenager, Iris Churn - Mamma, William Brandt - Bernard, Marty Sanderson - Frank Sargeson, Edith Campion - Miss Lindsay

Soggetto: Janet Frame

Sceneggiatura: Laura Jones

Fotografia: Stuart Dryburgh

Musiche: Don McGlashan

Montaggio: Veronika Haussler

Scenografia: Grant Major

Durata: 159

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: panoramica a colori

Tratto da: basato sui romanzi: 'To the is-land", 'An Angel to my Table', "The Envoy from Mirror City'

Produzione: BRIDGET KIN E JOHN MAYNARD PER HIBISCUS FILM

Distribuzione: MIKADO FILM (1990) - EMPIRE VIDEO, GENERAL VIDEO, SAN PAOLO AUDIOVISIVI

NOTE
- COSTUMI: GLENYS JACKSON.

- PREMIO DELLA GIURIA ALLA 47. MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA (1990).
CRITICA
"Più che una requisitoria antipsichiatrica, la Campion pronuncia un omaggio affettuoso alla sofferenza e alla forza taumaturgica dell'immaginazione." (Giovanni Grazzini, 'Il Messaggero')

"Vincitore del premio della giuria a Venezia mentre meritava il leone, è un film che non si fa dimenticare." (Alfio Cantelli, 'Il Giornale')

"Non si può negare alla Campion sensibilità nel restituire gli affanni di un animo femminile, "cognizione" del dolore che vi alberga, buone capacità nel tratteggiare caratteri e ambienti." (Francesco Bolzoni, 'L'Avvenire')

"E' in realtà una mini serie televisiva in tre puntate, agglomerate per l'occasione. E tuttavia non ha niente di televisivo in senso deteriore." (Tullio Kezich, Il Corriere della Sera)

Lettori, e voi che ancora amate leggere libri, non perdete questo film sulla letteratura, ma non letterario, su una donna che nello scrivere libri ha trovato non soltanto l'autorealizzazione e molte consolazioni, ma la salvezza. (Morando Morandini, Il Giorno)