Nel 1902 Franck e Robert, rampolli di due buone famiglie borghesi di Londra, chiedono ospitalità per una notte nella fattoria della signora Narracombe, nella campagna inglese, in quanto Franck si è slogato una caviglia. Robert torna a Londra, mentre il suo amico chiede di restare qualche giorno, tanto per ristabilirsi. La sedicenne Megan (che vive sul posto con la zia e tre cugini, fra i quali c'è il rozzo Joe che vorrebbe sposarla) si innamora del nuovo venuto. Incantato piacevolmente dalla vita semplice e dalle novità agresti, il giovanotto si innamora anche lui e la reciproca infatuazione si muta in amore. I due progettano la fuga: lui aspetterà Megan a Torquay, la vicina città di mare e all'alba, dopo una decina di giorni di degenza, se ne va. Ma ecco che a Torquay incontra un vecchio e ricco compagno di studi, conosce Stella (la graziosa ed elegante sorella di costui) e in poche ore Franck è completamente ripreso da tutti i richiami del suo mondo perbenista. Visto in una stradina il viso sconsolato e deluso di Megan con valigetta alla mano (lei lo ha scorto con l'altra ragazza e ha capito tutto), Franck vilmente rinuncia ad una spiegazione e perfino a dirle una parola di addio. Dopo 18 anni, per un inspiegabile impulso, Franck ritorna in auto con Stella, sua moglie, nella brughiera e nei pressi della fattoria di tanto tempo prima. Un vecchio lavorante (Jim), che lo ha riconosciuto sotto la barba rossiccia, gli dice che Megan non si è mai voluta sposare e che è morta nel dare alla luce un figlio. E' il figlio di Franck e di quella rapida passione. Lui, smarrito, lo vede per un attimo ripartendo: un giovanissimo e biondo guardiano di pecore, che gli sorride gentilmente.
SCHEDA FILM
Regia: Piers Haggard
Attori: Lee Bilvett - Nek, Kenneth Colley - Jim, John Elmes, Oliver Perry, Susannah York - Mrs. Narracombe, Sophie Ward - Stella, Imogen Stubbs - Megan, Jerome Flynn - Joe, James Wilby - Franck Asthon
Sceneggiatura: Penelope Mortimer
Fotografia: Kenneth MacMillan
Musiche: Georges Delerue
Montaggio: Ralph Sheldon
Altri titoli:
A SUMMER STORY - UN AMORE D'ESTATE
Durata: 101
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI
Tratto da: DA UNA STORIA DI JOHN GALSWORTHY
Produzione: DANTON RISSNER
Distribuzione: ARTISTI ASSOCIATI INTERNATIONAL (1989) - IMPACT VIDEO
CRITICA
"In 'A Summer Story' la vocazione di attor nobile e romanzesco si conferma. Tratto da un racconto di John Galsworthy, il film è un lungo flashback che racconta la storia di un amore impossibile, maturato e appassito al tiepido sole dell'estate del 1902. Durante un'escursione in campagna, Robert e Frank, rampolli d'ottima famiglia in vena di scampagnate, trovano rifugio in una fattoria. Frank, immobilizzato da uno stiramento, ha bisogno di soccorso e, per qualche giorno, non può muoversi. L'amico, poco incline all'aria salubre, preferisce tornare a Londra. Per Frank, invece, quel mondo incontaminato, quella vita semplice e contadina significano qualcosa di più: non riesce a togliere gli occhi di dosso alla nipote della proprietaria, Megan, una fanciulla sedicenne che gli ricambia sguardi e attenzioni." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 8 Settembre 1989)
"Accumulo di luoghi comuni, di scene già viste (alcune citate esattamente dall'evidente maestro James Ivory), il film promette all'inizio per lo meno una certa freschezza e qualche personaggio vivace, ma presto si perde: in materia di iconografia rurale ci sono set pubblicitari che hanno organizzato di meglio, e la fotografia è del genere suggestivo, se per suggestione si intende il sole che fa capolino tra i caprifogli e il torrente dei ricordi affidato alla sgranatura del ralenti. Anche gli attori, punto di forza dei cinema inglese, qui tendono a sbiadire. Ma la vera colpa dei film, in fondo, è che quasi mai riesce a creare un barlume di vera tensione romantica. Dunque attenzione a questo cinema d'Oltre Manica, che ha dato e sta dando, per certi versi, lezioni di eleganza e di stile, ma produce anche sempre più spesso imitazioni basse di se stesso, operine davvero troppo compromesse sul versante dell'inutile e del decorativo." (Paola Cristalli, 'Il Resto del Carlino', 16 Settembre 1989)
"Piers Haggard privilegia la ricostruzione dell'ambiente nello stile della cinematografia britannica di mezzo secolo addietro. Le riprese carezzevoli della brughiera esaltano il romanticismo in agguato, il contrasto tra città e contado fissa una volta per tutte i termini del contrasto. A volte un simile metodo acquisisce insolito rilievo, come nel barbaglio d'un vetro che acceca la ragazza proprio quando crede di avere rintracciato l'innamorato in una città di mare: è un colpo di sole autentico e insieme simbolico. In genere però le sequenze si collegano con le sequenze, pianamente, all'insegna di un consumo sentimentale che non disdegna la commozione. Ineccepibile per fortuna il protagonista maschile dell'infelice storia, il biondo ingenuo Michael Wilby che brilla di malafede nel momento dell'ostentazione felice della propria passione. Svantaggiata dal trucco e dalla cotonatura la fedelissima Imogen Stubbs." ('Il Secolo XIX', 27 Agosto 1989)