ULTIMA FERMATA BROOKLYN

LETZTE AUSFHART BROOKLYN

GERMANIA 1989
Nel 1952 (durante la guerra di Corea), nel quartiere più rovente di Brooklyn è in atto un grave sciopero, per il quale gli operai, sostenuti dai sindacalisti, picchettano i cancelli della importante ditta locale di trasporti, impedendo l'ingresso anche alla polizia. Oltre agli operai e alle loro famiglie, vive nella zona un'accozzaglia di teppisti, rapinatori, prostitute e omosessuali che contribuiscono a creare un clima di continua violenza. C'è un gruppo di giovani e crudeli delinquenti, che abitualmente aiutano un'attraente prostituta, Tralalà, a derubare i clienti, che appositamente conduce in luoghi bui e solitari. Poi c'è Harry, Black che ha un posto di responsabilità nel sindacato (al quale addebita tutte le proprie spese personali) e maltratta la moglie, dalla quale ha avuto un bambino. Egli sembra trovare l'amore solo nell'esaltante e breve relazione con un omosessuale, "Regina", per il quale perderà il lavoro, perché non si troverà al suo posto proprio nel momento in cui la polizia, con un violento attacco, riuscirà a penetrare nello stabilimento occupato. Intanto il maturo operaio Big Joe scopre che la figlia Donna è prossima ad avere un bambino e, saputo che il responsabile è Tommy, lo obbliga a sposare la ragazza, ma non lo perdona se non dopo alcune zuffe con lui. Solo allora la famiglia potrà riunirsi finalmente serena intorno al neonato, dopo aver celebrato matrimonio e battesimo. Frattanto Tralalà ha conosciuto il sottotenente Steve, che passa con lei gli ultimi due giorni che gli rimangono prima di imbarcarsi per la Corea. L'ufficiale s'innamora sinceramente della prostituta, senza sospettare quanto sia profondamente corrotta, e, quando parte, invece dei soldi attesi, le lascia una roimantica lettera d'amore. Traialà, abitualmente cinica, è turbata e disperata, e ubriacatasi, si offre gratis ad un gruppo di uomini sconosciuti, che abusano di lei brutalmente, lasciandola in terra tramortita e piena di lividi. Un ingenuo adolescente, di lei innamora to, la trova e la soccorre piangendo. Tralalà trova la forza di consolarlo teneramente. Frattanto Harry, senza soldi e respinto da "Regina" sorpreso ad insidiare un ragazzo viene pestato a sangue.
SCHEDA FILM

Regia: Uli Edel

Attori: Stephen Lang - Harry Black, Jennifer Jason Leigh - Tralal, Burt Young - Big Joe, Peter Dobson - Vinnie, Jerry Orbach - Boyce, Alexis Arquette, Christopher Murney, Stephen Baldwin

Soggetto: Hubert Selby Jr.

Sceneggiatura: Desmond Nakano

Fotografia: Stefan Czapsky

Musiche: Mark Knopfler

Montaggio: Peter Przygodda

Scenografia: David Chapman

Costumi: Carol Oditz

Altri titoli:

LAST EXIT TO BROOKLIN

Durata: 101

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA

Tratto da: TRATTO DAL LIBRO "LAST EXIT TO BROOKLYN" DI HUBERT SELBY JR.

Produzione: NEVE CONSTANTIN FILM PRODUCTION

Distribuzione: LIFE INTERNATIONAL (1989) - 20TH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT

CRITICA
"L'iperrealismo americano, nell'occhio di un Europeo, produce un miracolo espressionista, nelle belle luci notturne dell'operatore Stephen Czapski. Umiliazioni, sesso comprato e venduto, rapine a mano e cuore armati: Edel, più interessato al privato che al pubblico, pensa addirittura a un (Nuovo) Vecchio Testamento, ma certo la fascinazione è spesso farina del sacco letterario di Selby, che ha vissuto e sofferto coi suoi personaggi, è stato a lungo malato e oggi vive in solitudine con i suoi due pappagalli. Gli attori sono poco noti, ma meritano di diventarlo. Tutti. Dalla bionda cinica Jennifer Jason Leigh al sofferto Stephen Lang, da Alexis Arquette en travesti che organizza in un bordello gay la felicità dei sensi, a Burt Young, capo famiglia che viene dalla tribù di 'Rocky'. In fondo gli assolo di tromba da anni '50, lunghi ululati di dolore che si perdono nel buio." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 11 Novembre 1989)

"Soltanto la dimensione formalistica (non formale) lo distingue dai tanti filmacci a programma sessual-patologico-violento in circolazione. Lo dimostra la totale mancanza di simpatia per i personaggi sofferenti che in qualche caso diventa persino disprezzo, soprattutto verso quelli omosessuali. E' una mancanza di simpatia che verso il finale gli autori cercano di ribaltare nei modi turgidi di un sentimentalismo melodrammatico, cinicamente effettistico quanto lo era la compiaciuta rappresentazione della violenza. La si sente, questa mancanza di simpatia (di pietà, di solidarietà), persino nelle scene di sciopero e nella battaglia contro la polizia ai cancelli della fabbrica picchettata, che pur non manca di forza spettacolare." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 14 Novembre 1989)

"Dopo lo zoo di Berlino, prostituzione e droga ('Christiana F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino'), il regista tedesco Uli Edel si rivolge all'inferno, o a certi inferni, di Brooklyn: sulla scorta di un romanzo iperrealista di Hubert Selby, 'Ultima fermata Brooklyn', che, uscito in America nel '64, suscitò molto scalpore: per un linguaggio duro e impietoso, perfino più aggressivo di quello degli autori della Beat Generation, e per un intreccio in cui il sesso e la violenza, il vizio ed i furori erano rappresentati in modo totalmente scoperto, senza nessuna reticenza. (…) Il critico ha il dovere di rilevarlo, come spettatore, però - e per lo spettatore - non può farlo a meno di sentirsi comunque infastidito. Dovendo scegliere, non sarebbe questo il film che sceglierebbe di vedere. Nel coro, spicca qualche singolo interprete di un certo peso: Stephen Lang, già visto in 'Fuga dal futuro' di Kaplan, nel personaggio contraddittorio ed ambiguo del sindacalista, la bella e provocante Jennifer Jason Leigh nelle protervie ma anche nei travagli della prostituta. La ricorderete, un po' di sfondo, in 'The Hitcher' e in 'Men's Club': qui sta più in scena e tenta spesso di imporsi non solo con il fisico ma con i suoi modi sfrontati. Ci riesce fino a farsi ricordare." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 12 Novembre 1989)