Primavera, 1958. Rose ha ventun anni e vive con il burbero padre in un villaggio della Normandia. Il suo destino è sposare il figlio del meccanico del paese e diventare una moglie docile e devota, ma lei non vuole una vita del genere, e così, quando viene a sapere che Louis Echard, il carismatico direttore di una società di assicurazioni, cerca una segretaria, non esita a partire per Lisieux. Il colloquio non va nel modo migliore, ma Rose vuole quel lavoro a tutti i costi: diventerà la dattilografa più veloce di Francia e, forse, perfino del mondo...
SCHEDA FILM
Regia: Régis Roinsard
Attori: Romain Duris - Louis Échard, Déborah François - Rose Pamphyle, Bérénice Bejo - Marie Taylor, Shaun Benson - Bob Taylor, Mélanie Bernier - Annie Leprince Ringuet, Nicolas Bedos - Gilbert Japy, Miou-Miou - Madeleine Échard, Eddy Mitchell - Georges Échard, Frédéric Pierrot - Jean Pamphyle, Marius Colucci - Lucien Échard, Emeline Bayart - Jacqueline Échard, Yannik Landrein - Léonard Echard, Nastassia Girard - Evelyne Echard, Caroline Tilette - La Vamp, Jeanne Cohendy - Françoise, Dominique Reymond - Mme Shorofsky, Serpentine Teyssier - Proprietaria della pensione femminile
Sceneggiatura: Régis Roinsard, Daniel Presley, Romain Compingt
Fotografia: Guillaume Schiffman
Musiche: ROB , Emmanuel d'Orlando
Montaggio: Laure Gardette, Sophie Reine
Scenografia: Sylvie Olivé
Arredamento: Jimena Esteve
Costumi: Charlotte David
Durata: 111
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: (1:2.35)
Produzione: LES PRODUCTIONS DU TRESOR, FRANCE 3 CINEMA, FRANCE 2 CINEMA, MARS FILMS, WILD BUNCH, PANACHE PRODUCTIONS, LA COMPAGNIE CINEMATOGRAPHIQUE, RTBF
Distribuzione: BIM (2013)
Data uscita: 2013-05-30
TRAILER
NOTE
- FUORI CONCORSO ALLA VII EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA (2012).
CRITICA
"Siamo in un'epoca in cui la massima aspirazione per le ragazze è diventare segreteria, e ancora più nella fine anni Cinquanta che racconta il regista, frizzantina e artificiale come una torta con troppa glassa di decorazioni, sorrisi, lacrime e buoni sentimenti. Dove non sono neppure immaginabili le tensioni della V Repubblica, o peggio ancora elementi «depressivi» come la guerra d'Algeria. Per carità: l'effetto «nostalgia» permette al contrario di rivisitare l'epoca depurandola di tutto quanto sia stonato o mal si accordi all'ostentata dolcezza. È anche per questo che il vintage al cinema diventa sempre più fastidioso, con quella sua pretesa «artie» che maschera la banalità. Roinsard punta tutto sulla coppia François-Duris per il suo feuilletton di citazioni e di scenografie curate quasi ossessivamente fino al dettaglio, tra l'esaltazione dei vecchi Moulinex e le pettinature cotonate. Un po' di femminismo, quello sì, non guasta, ma solo per condurci meglio al «lieto fine» amoroso. Il tic tac dei tasti intanto cresce fino allo stordimento, perché la ragazza deve sbaragliare la concorrente agguerritissima americana, e conquistare il podio. E naturalmente, il cuore dell'amato. Voilà." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 13 giugno 2013)
"Graziosa commedia su un'ingenua ma non troppo ragazzina di campagna (Deborah Francois) che diventa campionessa di velocità dattilografica conquistando anche il cuoricino del capufficio (il simpatico Romain Duris). E poiché è il '59, moda, cappelli, unghie, musiche, tutto è vintage, pronto per un musical e un nutriente sorriso." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 30 maggio 2013)
"Dopo l'enorme successo di 'The Artist' agli Oscar, il cinema francese ha riempito di nuovo le sale con un film ricalcato sui modelli del tempo che fu: nel caso, la commedia sentimentale americana anni Cinquanta, che l'esordiente Régis Roinsard riproduce nelle atmosfere, nei colori, nei particolari di scena (e senza farsi mancare precise citazioni d'epoca, su cui il cinefilo può esercitarsi). Con una novità, però: che il repertorio romantico è ben miscelato con quello del film sportivo, infondendo emozione e suspense nelle gare di velocità tra dattilografe." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 30 maggio 2013)
"Appassionato del vecchio cinema - soprattutto se americano e se firmato Wilder, Hitchcock, Sirk - l'esordiente Régis Roinsard ha realizzato una commedia romantica appesa a un filo esile esile, ma impeccabile per qualità e grazia. (...) Romain Duris presta al protagonista il suo fascino ambiguo, la belga Deborah François è una Rose di deliziosa freschezza con un look fra Grace Kelly e Audrey Hepburn. Ma la ricostruzione d'epoca non ha nulla di filologico: si tratta di un '58 reinventato fra fantasia e citazioni, e in questa direzione va anche la pastellosa fotografia di Guillaume Schiffman ('The Artist'), che evita le tinte accese del Technicolor. Nel cast figura Berenice Bejo, Palma per l'attrice a Cannes." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 30 maggio 2013)
"Chi ama le commedie romantiche dai colori pastello e il sapore vintage, non può perdere quella diretta dal francese Régis Roinsard, 'Tutti pazzi per Rose', ambientata nella Normandia del 1958." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 30 maggio 2013)
"Commedia romantica filo femminista dai toni slapstick sulle tracce di Billy Wilder e Jacques Demy che - in modo diverso - persegue l'operazione 'vintage hollywoodiano' alla francese intrapresa con successo da 'The Artist'. Si sorride, si 'fa il tifo' e alla fine ci si emoziona anche un po'. Perché il Sogno americano non è solo a stelle e strisce." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 30 maggio 2013)
"Piacerà a chi amò le commedie alla Doris Day e che le vede puntualmente riproposte in una pièce ben scritta, ben recitata (soprattutto da Berenice Bejo, qui seconda donna), avvolta in una cornice che più rosea e sciccosa non si potrebbe. Un «gioiellino» è stato definito «Rose» da molte signore all'ultimo festival di Roma." (Giorgio Carbone, 'Libero', 30 maggio 2013)
"Graziosa commedia color pastello per raccontare di come l'emancipazione femminile sia passata anche peri tasti di una macchina per scrivere. (...) Due protagonisti empatici per una storia che profuma nostalgia." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 30 maggio 2013)
"Un esordiente già molto rodato in spot e videoclip tenta di convincere gli spettatori che la Francia anni 50 somigliava alle commedie americane coeve. Dunque via con una storia buffa d'amore frustrato che passa attraverso incredibili ma vere gare per dattilografe; via con completini rosa, acconciature alla Doris Day, ragazze di campagna venute in città per assaporare la vita moderna; via con personaggi leggeri come l'aria che ogni tanto rievocano fatti gravi come lo sbarco in Normandia, o problematici come il desiderio sessuale. Perché se l'epoca passa solo attraverso lo stile, e consente le più sfacciate operazioni rétro, bisogna pure che il mondo reale faccia capolino da qualche parte. E così 'Populaire', oliato ma non irresistibile debutto di Régis Roinsard, ci porta in un mondo ridotto a pochissimi elementi. (...) Abile, pastellato, gradevole, vagamente inquietante, alla lunga stucchevole. L'industria della nostalgia marcia a pieno ritmo. Il cinema francese vuole la sua parte." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 12 novembre 2012)
"Il festival si riprende dai torpori con la dattilografa più veloce del mondo. Irrompe la grazia, applausi e buonumore vintage con 'Populaire' costato un bel po' (15 milioni) per essere un'opera prima (...). Roisnard menziona una serie di mostri sacri, il suo film profuma di Billy Wilder, Audrey Hepburn, Marilyn Monroe e tutta quell'eleganza lì. Il produttore dà una bella lezione all'Armata brancaleone italiana che non riscia mai (...)." (Valerio Cappelli, 'Corriere della sera', 12 novembre 2013)
"(...) commedia travolgente e un poco furba che evoca il gusto neoclassico francese di 'The Artist'. Al posto del bianco e nero della Hollywood anni Trenta, i colori vividi della Francia fine anni Cinquanta (...). Macchine, arredi, vestiti e pettinature cotonate, la ricostruzione d'epoca è curata e perfetta." (Arianna Finos, 'La Repubblica', 12 novembre 2012)
"Tutti pazzi per gli anni Cinquanta ricostruiti dal francese Régis Roinsard che scioglie un inno all'amore e mette sul piedistallo un reperto di modernariato: la macchina per scrivere. (...) una serie di colpi di scena, bugie, rivelazioni, trovate che s'inseguono con un ritmo degno di una commedia americana. 'Populaire' riproduce fin nei minimi dettagli (auto, vestiti, ambienti) il clima del dopoguerra ed è costato 15 milioni di euro, la cifra più alta investita recentemente in un'opera francese." (Gloria Satta, 'Il Messaggero', 12 novembre 2012)
"Al terzo giorno il festival si tinge di rosa e guarda indietro nel tempo, presentando un'immagine della donna molto diversa da quella attuale. All'insegna dello sguardo retrospettivo, che soltanto il cinema francese contemporaneo può permettersi mantenendo alto il livello di credibilità, 'Populaire' (...) ha divertito e commosso. (...) Dedicato a tutte le donne che, negli anni Cinquanta vollero emanciparsi, ma anche a quelle che ignorano di quanto sacrifici sia lastricata la strada delle conquiste femminili, ora date per ovvie, 'Populaire' evoca la più delicata Nouvelle Vague, con 'La donna è donna' di godard sullo sfondo. Ironicamente pop, per la sua visione estetica (dischi in vinile, gonne a palloncino) (...)". (Cinzia Romani, 'Il Giornale', 12 novembre 2012)
"E' pieno di vitalità liberatoria post guerra mondiale (...) il francese 'Populaire' (fuori concorso) dell'esordiente Régis Roisnard, commedia del Pigmalione e della sua musa in ambiente impiegatizio (...)." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 12 novembre 2013)