Ambientato nell'opulente mondo artistico e finanziario di New York, il film racconta la storia di Anna (Emmanuelle Chaulet), attrice francese a Manhattan, che divide un lussuoso appartamento con altre due giovani donne - Felicity (Grace Phillips), di origine facoltosa, e Nicole (Katherine Bean), aspirante cantante lirica. Anna è a turno timida, manipolatrice, adolescianziale, meditativa e, fondamentalmente, trascendentale. Mentre sogna ad occhi aperti al Metropolitan Museum, Mark (Stephen Lack), agente di cambio di Wall Street che cerca sollievo dallo stress della Borsa nei toni freddi degli eterni capolavori di Vermeeer, le passa un biglietto. Anna e Mark si danno appuntamento in un piccolo caffè, accompagnati da Felicity. Si incontrano nuovamente in cima al World Trade Center, e più tardi nel luminoso loft di Mark, dove egli chiede ad Anna di trasferirsi da lui. Anna gli estorce 3.000 dollari. Anna e Felicity cospirano per mandare via di casa la loro compagna, la cantante lirica, e decidono di partire assieme per la Francia. Dopo una dura giornata alla Borsa, Mark ritorna alla galleria dei Vermeer al Metropolitan Museum. Improvvisamente in preda al dolore, barcolla fino alla cabina telefonica e viene colpito da un'emorragia cerebrale. Mentre muore, Mark chiama Anna per dirle che la ama. Già sulla strada per l'aeroporto, Anna fa ritorno al Museo e scompare in un ritratto di Vermeer.
SCHEDA FILM
Regia: Jon Jost
Attori: Emmanuelle Chaulet - Anna, Katherine Bean - Nicole, Grace Phillips - Felicity, Laurel Lee Kiefer - Ariel Ainsworth, Gracie Manson - Proprietaria Galleria, Stephen Lack - Mark, Gordon Joseph Weiss - Gordon, Roger Ruffin - Max
Soggetto: Jon Jost
Sceneggiatura: Jon Jost
Fotografia: Jon Jost
Musiche: Jon A. English
Montaggio: Jon Jost
Durata: 87
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: HENRY S. ROSENTHAL PER COMPLEX CORPORTATION
Distribuzione: CADMO FILM - GENERAL VIDEO
NOTE
REVISIONE MINISTERO DICEMBRE 1992
CRITICA
Realizzato con soli duecentocinquantamila dollari, il film levigato ed elegante penetra con punente curiosità nei sofisticati ambienti artistici e finanziari della Grande Mela, ma soprattutto tra chiacchiere e indugi descrittivi ci contagia con le emozioni dei suoi fragili eroi in cerca disperatamente di qualcos'altro. (Alessandra Elvantesi, La Stampa) Possiamo specchiarci nell'eternità dell'arte, e le ragazze di Vermeer, sorprese nella luce tenera della loro camera, accanto alla finestra mentre leggono la lettera dell'innamorato o ascoltano la chiacchiera di qualcuno, suggeriscono che la bellezza può molto sull'effimero dentro cui siamo caduti: anche la morte può essere, a quel punto, un conforto. Film assai bello, questo: anni luce lontano dall'artificiosità visuale che ci perseguita. (Enzo Siciliano, L'Espresso, 21 febbraio 1993)