La diciassettenne Maria Coughlin, dichiarando all'improvviso in famiglia che è incinta, si prende uno schiaffo dal padre. Ricambiato costui con un altro schiaffo ne provoca la morte per infarto e la madre furente la caccia di casa. Maria non è neppure certa che genitore del nascituro sia un giovincello che, tutto preso dal rugby, l'abbandona: nicchia all'idea di abortire e trova aiuto presso Matthew Slaughter, un giovanottone ribelle che sembra in guerra con il mondo intero (gira spesso con una bomba a mano in saccoccia), con quattro anni di riformatorio alle spalle, una madre morta nel darlo alla luce ed un padre dominatore al limite del sadismo. In più è facilissimo a licenziarsi dal lavoro, anche se è un tecnico geniale. I due ribelli si mettono insieme, si stimano, si danno reciprocamente fiducia, anche se non può dirsi che si amino. Matthew riprende perfino a lavorare, è contrario all'aborto della ragazza, vorrebbe sposarla e andarsene altrove con lei. Maria si è intanto portata in casa il nuovo amico, ma la madre, piena di rancori, tenta di spingerlo fra le braccia della figlia maggiore Peg, divorziata e rientrata in famiglia. Una sera lo fa sbronzare e Maria vede Matthew e quest'ultima a letto insieme. Forse nulla è accaduto, ma Maria ora ha deciso di abortire, perchè vuole ricominciare la propria vita, così come ha lasciato un lavoro meccanico e insoddisfacente presso una fabbrica e si è messa a leggere libri, tanto da porsi piano piano all'altezza di Matthew. Da parte sua, questi nel frattempo si è licenziato dalla ditta produttrice di televisori, avendo scoperto che un elemento di un apparecchio di serie è difettoso e quindi da scartare. Il padre di Matthew lo rivuole a casa propria, dove in fondo il giovane gli faceva comodo e subiva con pazienza insulti e male parole. Ma Maria sopraggiunge e mentre dichiara all'amico che ha abortito, lui le confessa che si è ritrovato all'alba con Peg nel letto soltanto a causa di una sbronza, ma che è intenzionato a sposarla. Prima però ha un conto da regolare con il sistema - famiglia, lavoro e società - per cui se ne va ad incendiare la ditta di quei dannati televisori. Maria gli corre dietro (ha scoperto che quello si è messo in tasca la bomba), penetra a sua volta nell'edificio, strappa l'ordigno dalle mani di Matthew ed è lei a lanciarlo in un gesto di protesta, mandando tutto a fuoco. Mentre Matthew si allontana nell'auto della Polizia, la ragazza resta ad aspettarlo per un avvenire che sia per ambedue meno amaro.
SCHEDA FILM
Regia: Hal Hartley
Attori: Adrienne Shelly - Maria Coughlin, Martin Donovan - Matthew Slaughter, Merrit Nelson - Jean Coughlin, John McKay - Jim Slaughter, Edie Falco - Peg Coughlin, Gary Sauer - Anthony, Matt Malloy - Ed, Suzanne Costollos - Rachel, Jeff Howard (II) - Robert, Karen Sillas - Infermiera, Marko Hunt - John Coughlin, Patricia Sullivan - Capufficio A Ruark, Tom Thon - Padrone Del Negozio, M.C. Bailey - Bruce
Soggetto: Hal Hartley
Sceneggiatura: Hal Hartley
Fotografia: Michael Spiller
Musiche: Phil Reed
Montaggio: Nick Gomez
Durata: 94
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: NORMALE A COLORI
Produzione: BRUCE WEISS
Distribuzione: COLUMBIA TRI STAR (1992) - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO
NOTE
CRITICA
A parte la dura tematica subito un morto e poi un aborto e un attentato a scopi delittuosi il film ha un suo stile, notevolissimo e aggressivo. Opera seconda di un nuovo regista americano (si chiama Hal Hartley, autore anche di soggetto e sceneggiatura, uno di quegli indipendenti che spiccano per coraggio, bravura, e scarsi fondi), "Trustfidati" non fa nulla per nascondere la sua violenza ed il rifiuto di ogni compromesso. Dunque un film deciso, con personaggi tutti spinti alle corte di un realismo disperato, costretti a vivere in un universo personale, familiare sociale che più desolante non potrebbe essere. Anche se i dialoghi hanno non pochi agganci con il teatro americano di qualche decennio fa (ma quelli a paragone sapevano di rivolta romantica), le battute asciutte cedendo assai poco al valore dell'immagine di per se stessa, contribuiscono sia ad incidere con evidenza personaggi che soffrono e vivono senza alcuna luce, sia a conferire al film i segnali di uno stile crudo. Gli interpreti sono tutti adeguatamente in ruolo, in primo luogo Martin Donovan, un Matthew inquietante, maniacale e brutale, il quale nasconde però sotto l'esteriorità del cinismo intensità di sguardi nonostante i meriti registici, la vicenda e la telematica di "Trustfidati" sono inaccettabili. (Segnalazioni Cinematografiche)