In una prigione statunitense, nello Utah, giungono contemporaneamente Jonathan Paige, un professore di scienze politiche, che deve scontare un anno di carcere per omicidio involontario, e Brian Courtlend, che qui comincia la carriera di guardia carceraria, dopo aver acquisito una coscienza democratica partecipando alla guerra in Vietnam. Nella prigione la fa da padrone l'ergastolano Hugo Slocum, che, per mantenere il potere e la libertà di spacciare droga, corrompe guardie e detenuti. Slocum vorrebbe assoggettare anche il professore cui è stato affidato un lavoro nell'infermeria. Paige, però, non solo non acconsente ma mette addirittura in crisi la rete per lo spaccio della droga. Allora, l'ergastolano violenta un giovane amico del professore costringendolo perciò al suicidio; poi fa uccidere un altro detenuto, colpevole d'aver lo tradito. Slocum vuole portare fino in fondo la sua vendetta: insieme ai suoi attacca Jonathan Paige, il quale però riesce a ucciderlo con una pistola capitatagli per caso tra le mani. Dal canto suo, Brian Courtlend, dopo aver tentato inutilmente di richiamare al proprio dovere il direttore del carcere, interviene nello scontro uccidendo per errore Paige. Poi si dimette dall'incarico ripromettendosi di denunciare l'accaduto.
SCHEDA FILM
Regia: Tom Gries
Attori: Vic Morrow - Hugo Slocum, Clu Gulager - Brian Courtland, Billy Dee Williams - Lennox Beach, Kristoffer Tabori - Allan Campbell, Dean Jagger - Warden Auerbach, Alan Alda - Jonathan Paige, Edward Bell, Roy Jenson, Alan Vint, Scott Hylands
Soggetto: Truman Capote, Wyatt Cooper
Sceneggiatura: Tracy Keenan Wynn
Fotografia: Jules Brenner
Musiche: Billy Goldenberg
Montaggio: Gene Fowler Jr.
Durata: 90
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Tratto da: dal romanzo/inchiesta "The Glass House" di Truman Capote e Wyat Cooper
Produzione: W. CHRISTIANSEN, RICH ROSENBERG
Distribuzione: REGIONALE
CRITICA
"Dal minuto romanzo-inchiesta di T. Capote e W. Cooper, denso di interessi noti ma sempre attuali e scottanti, il regista ha tratto un lavoro eccezionale sotto tutti i punti di vista. Straordinariamente teso, fino a toccare momenti di drammaticità sconvolgente, il film rifiuta sia i luoghi comuni - tipici della numerosa letteratura cinematografica carceraria - sia le compiacenze di esteriore spettacolarità, come l'abuso di linguaggio scurrile e lo sfruttamento di particolari sul vizio o sulla violenza. Condotto con un alunga serie di quadri incisivi e funzionali, la pellicola si fa seguire e convince grazie al sapiente aggiornamento ideologico dei personaggi (es. il problema razziale inserito nel triste fenomeno carcerario) e l'impiego della drammaticità a fini di denuncia civile." (Segnalazioni cinematografiche", vol. 76, 1974)