Nel 1920, la tranquilla vita del villaggio irlandese di Kilshannon, dominato da un gruppo di vedove che abitano sulla collina di Widow's Peack, è turbata dall'arrivo della bella e spigliata ereditiera inglese Edwina Broome, vedova di un eroe di guerra. Mentre Dorothy Doyle-Counihan, agiata ed indiscussa leader delle vedove del luogo, accetta l'innamoramento del figlio unico Godfrey con l'affascinante straniera , costei inizia ad urtarsi, in un crescendo di inspiegabili screzi ed offese con miss O'Hare, una zitella che gode delle attenzioni del locale dentista, Clancy. I dispetti tra le due donne culminano durante una regata festiva, quando Edwina urta col motoscafo di Godfrey, che l'ha appena chiesta in moglie, la barca della "nemica". Ma avviene che al ricevimento susseguente, miss O'Hare venga importunata da Rokesby, un ufficiale britannico ubriaco che le rivela di aver incontrato Edwina in un bordello di Antibes. Costei, decisa a trionfare sulla "nemica", attraverso la cameriera Maddie, super pettegola della comunità, viene a sapere che miss O'Hare, dopo aver avuto una bimba trenta anni prima, è stata costretta da Dorothy a darla in adozione per evitare lo scandalo. Edwina lo rivela a Clancy che, desolato, lascia miss O'Hare. Costei furiosa, affronta Edwina durante il banchetto di fidanzamento: ammette il suo peccato giovanile, ma svela, tra la costernazione dei presenti, anche le attività della rivale in Costa Azzurra. Adirata, Edwina raggiunge miss O'Hare sulla barca per un chiarimento a due; quindi rientra da sola, affermando che l'altra, improvvisamente scomparsa, sia semplicemente scesa. Si draga il fiume e si stampano addirittura manifesti dove si chiede l'impiccagione di Edwina Broome. Poi, a sorpresa, ricompare miss O'Hare, che è stata da una cugina, ed Edwina Broome fa causa ai Doyle-Counihan per diffamazione. Con i soldi ottenuti Edwina, che non è altri che la figlia abbandonata da miss O'Hare, con costei insieme a Clancy e Rokesby, inizia una nuova vita.
SCHEDA FILM
Regia: John Irvin
Attori: Mia Farrow - Katherine O'Hare/Clancy, Joan Plowright - Dorothy Doyle-Counihan, Natasha Richardson - Edwina Broome, Adrian Dunbar - Godfrey Doyle-Counihan, Jim Broadbent - Con Clancy, Anne Kent - Sig.na Grubb, John Kavanagh - Canon Murtagh, Rynagh O'Grady - Maddie O'Hara, Gerard McSorley - Avvocato Gaffney, Michael James Ford - Tenente Rokesby, Garrett Keogh - Grogan, Britta Smith - Sig.ra Colgan, Marie Conmee - Sig.ra Lawless, Ingrid Craigie - Sig.ra Purdieu, Doreen Keogh - Sig.ra Buckley, Eileen Colgan - Sig.ra Fogerty
Soggetto: Hugh Leonard
Sceneggiatura: Hugh Leonard
Fotografia: Ashley Rowe
Musiche: Carl Davis
Montaggio: Peter Tanner
Scenografia: Leo Austin
Costumi: Consolata Boyle
Effetti: Gerry Johnston
Durata: 100
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: PANORAMICA, 35 MM (1:1.85) - EASTMANCOLOR
Produzione: JO MANUEL
Distribuzione: LIFE INTERNATIONAL (1995) - BUENA VISTA HOME ENTERTAINMENT
NOTE
- REVISIONE MINISTERO GENNAIO 1995.
CRITICA
"Il film retrò è ormai diventato un vero e proprio genere cinematografico britannico, un tipico manufatto d'Oltremanica (come la Rolls Royce, la Thatcher e il Twinings) riconoscibile ed esportabile. Requisiti del prodotto: incantevoli costumi d'epoca, matriarcato, verde campagna e brumosa pioggerella, scandali sessuali, Joan Plowright. (...) Come in un romanzo (non plagiato) di Agatha Christie o P. D. James, tra una regata velica e un film di Cecil De Mille, la timida Farrow odia misteriosamente la disinibita Richardson mentre Joan Plowright controlla la situazione. I colpi di scena non mancano, ma sono sorprese scontate. La regia di Irvin è normalizzatrice, ma la Farrow, in fondo, è la più brava di tutte: segaligna, spettinata e - come suo solito indaffarata con figli illeciti." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 6 febbraio 1995)
"Il tono, in cifre spesso di black humor, potrebbe ricordare un po' quello di Arsenico e vecchi merletti, i modi con cui la regia di John Irvin ha rappresentato quell'ambiente, quei caratteri e poi la conclusione tutta votata al sarcasmo sono attenti e spesso eleganti ma vanno raramente oltre la semplice correttezza formale: per una certa statica teatralità nell'azione, per l'assenza di vere tensioni, anche emotive e, nel disegno delle psicologie pur, almeno quelle dei personaggi principali, proposte con colori forti, per una curiosa assenza di rilievi, frutto di dinamiche narrative un po' stentate. Il film, però, ha un merito indubbio, l'interpretazione delle tre donne che portano avanti con baldanza l'azione: la matriarca vedova è Joan Plowright, vedova di Laurence Olivier; riesce ad essere dura ed impietosa come il marito l'aveva descritta nelle sue Memorie e contemporaneamente, non fatica ad imporsi con una mobilità di espressioni dosate al massimo per rappresentarci la varietà dei sentimenti sempre in contrasto nel suo personaggio; la zitella umiliata e accolta con riserve nella società ritenuta per bene è Mia Farrow qui al suo primo film dopo Woody Allen: le sue solite espressioni di can battuto con mimica attonita e sfumature sapienti; la figlia che la vendicherà è Natasha Richardson figlia di Vanessa Redgrave e di Tony Richardson, non smentisce papà e mamma, è fine e furba, sempre in equilibrio giusto fra commedia e dramma." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 29 gennaio 1995)
"Il divertimento sta tutto nelle baruffe femminili, nel gioco dei tradimenti, dei sospetti, dei ricatti, tutta roba particolare della vita di provincia. Nel coro vedovile, maliziosamente doppiato dal trio Paladini-Genta-Izzo, sono perfetti i toni sopra le righe della Plowright, vedova Olivier, della Richardson, orfana di papà Tony, e di Mia, privata del suo Pigmalione Allen. Tra di loro s'inserisce il solito tontolone schiavo della mamma padrona, macchietta salvata da un bravo attore, Adrian Dunbar. Il gioco è piacevole ma un filo lezioso, manca di vera cattiveria, s'intorciglia, ritarda il colpetto di scena giallo: ah, se ci fosse stato lo zampino di Agatha Christie! Irvin predilige invece il ronzio sentimentale, lo scontro etnico fra Irlanda e Inghilterra, la cartolina turistica e gli occhi inviperiti di miss Farrow che, nei titoli di coda, per nemesi storica, figura adottare 24 bambini e vivere abbastanza felice e contenta." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 15 gennaio 1995)