A Parigi, Karol Karol, parrucchiere polacco, affronta il processo di divorzio intentatogli per impotenza dalla moglie francese Dominique, anch'essa parrucchiera. Lei gli fa trovare all'uscita del tribunale, un grosso baule con i suoi effetti e lo congeda freddamente. Senza un soldo, poiché il denaro in banca gli è stato bloccato, Karol va a dormire nel negozio di cui ha la chiave. Qui al mattino lo sorprende la moglie, tra i due c'è un ennesimo e inutile tentativo di rapporto. Ridotto a suonare con un "pettine" (come una fisarmonica a bocca) nelle strade, e umiliato da Dominique che gli fa sentire, quando lui le telefona, i suoi ansiti di godimento con un amante, si imbatte in un compatriota, Mikolaj, che, dopo avergli proposto invano di uccidere un connazionale dietro compenso, lo aiuta a tornare in Polonia dentro al baule, che viene rubato da delinquenti: Karol viene picchiato e gettato da costoro in una discarica. Ripreso il suo posto di parrucchiere a Varsavia accanto al fratello, grazie ad una speculazione edilizia carpita ad un trafficante di valuta per cui lavora, diventa ricco e potente. Dopo aver convinto a vivere il ritrovato Mikolaj, che è il destinatario del delitto a pagamento, fa testamento a favore della moglie, che rifiuta sempre di rispondere al telefono, e decide di fingersi morto. Karol assiste così al suo funerale e alle lacrime della moglie; poi le appare all'improvviso in casa, riuscendo finalmente a soddisfarla. Ma al mattino se ne va, ed arriva la polizia che accusa la donna di aver ucciso il marito: il corpo nella bara, col volto sfigurato, e riconosciuto ad arte da Mikolaj e dal fratello, mostra segni di violenza. Ora Dominique è in carcere e Karol può osservarla, col binocolo, dietro le sbarre.
SCHEDA FILM
Regia: Krzysztof Kieslowski
Attori: Zbigniew Zamachowski - Karol Karol, Janusz Gajos - Mikolaj, Jerzy Stuhr - Jurek, Julie Delpy - Dominique, Juliette Binoche - partecipazione, Jerzy Trela - Sig. Bronek, Cezary Harasimowicz - L'ispettore, Cezary Pazura - Il proprietario, Marzena Trybala - Impiegata da Mariott, Aleksander Bardini - L'avvocato, Jerzy Nowak - Il vecchio agricoltore, Grzegorz Warchol - L' elegante, Barbara Dziekan - La cassiera, Michel Lisowsky - L'interprete, Philippe Morier-Genoud - Il giudice, Piotr Machalica - L'uomo alto
Soggetto: Krzysztof Piesiewicz, Krzysztof Kieslowski
Sceneggiatura: Krzysztof Piesiewicz, Krzysztof Kieslowski
Fotografia: Edward Klosinski
Musiche: Zbigniew Preisner
Montaggio: Urszula Lesiak
Scenografia: Halina Dobrowolska, Claude Lenoir
Effetti: Ercidan
Altri titoli: Trois couleurs: Blanc, Three Colours: White, Three Colors: White, White, Film Bianco
Durata: 89
Colore: C
Genere: COMMEDIA DRAMMATICO
Specifiche tecniche: PANORAMICA, 35 MM
Produzione: YVON CRENN, MK2 PROD. SA - FRANCE 3 CINEMA - CAB PROD. SA -TOR PRODUCTION CON PART. DI CANAL+.
Distribuzione: ACADEMY PICTURES (1994), DVD: SAN PAOLO MULTIMEDIA (2009)
NOTE
- REVISIONE MINISTERO MAGGIO 1994.
CRITICA
"L'epilogo, un po' noir su tanto fondo bianco, ha una sua misura di sorpresa e per questo non è da dettagliare. Però va detto che si iscrive in un registro di crudeltà e di vendetta feroce, adeguandosi, per così dire, a quello che Kieslowski considera il prezzo da pagare per l'uguaglianza. La sorpresa si stende, in un certo senso, anche sui modi che governano il film, ironico, grottesco, parodistico dopo le suggestioni recenti del regista in termini di melodramma mistico ('La doppia vita di Veronica', 'Film Blu'); l'altro elemento significativo è quello del realismo, di una realtà sminuzzata, acida, fatalistica e polacca, quindi a suo modo fantastica nella rappresentazione che riconduce, non solo visivamente ma anche nelle strategie del linguaggio, ai momenti migliori del 'Decalogo'." (Claudio Trionfera, 'Il Tempo', 17 febbraio 1994) "'Film bianco' è una commedia dei sentimenti attraversata da quel pessimismo sottile che è il comune denominatore della filmografia di Kieslowski, ma nello stesso tempo è anche una metafora sui difficili rapporti fra Est e Ovest dopo la caduta del Muro di Berlino. Girato prevalentemente in Polonia dopo la parentesi francese, 'Film bianco' ritrova le tonalità polacche del 'Decalogo' e con queste uno stile che lo spoglia delle tessiture intellettualistiche di 'Film blu' e della 'Doppia vita di Veronica'. A questo proposito, c'è forse una relazione tra le difficoltà creative incontrate in Francia da Kieslowski e l'impotenza del marito denunciata da Dominique all'inizio del film?" (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 16 marzo 1994) "Presentato nei giorni scorsi al Festival di Berlino, 'Film Bianco' si discosta da 'Blu' che era sereno e grave, aperto e misterioso, impassibile e solenne. Questa volta Kieslowski compone una vicenda più semplice e desolata, più pesante e tinta di grottesco: più vicina, insomma, al 'Decalogo'. Il racconto, intriso di una fatalità slava, si può leggere anche come una favola simbolica: la gente dei Paesi dell'Est, incapace di soddisfare i sogni dell'Occidente, ha tutto da guadagnare nel ritorno alle proprie radici. Anche se non ritrova l'audacia del suo film precedente, Kieslowski seduce ancora una volta per lo stile inimitabile, con immagini terrene (la vita quotidiana di Varsavia) ed eteree (attraverso flash-back e ralenti appena percettibili), portandoci in un universo raramente esplorato dal cinema. Un fascino dal quale non si sfugge." (Vittorio Spiga, 'Il Resto del Carlino', 19 febbraio 1994)