Tra cielo e terra

Heaven & Earth

USA 1993
Doveristico, edificante e predicatorio, il film è senz'altro probo, ma spesso noioso: il volontarismo della tesi impaccia a volte anche l'energia, la forza melodrammatica e l'efficacia demagogica dello stile di Oliver Stone. Sono belli il personaggio disperato del sergente americano Tommy Lee Jones, il paesaggio rurale asiatico (è la Thailandia), alcuni momenti: la madre che supplica umiliata il padrone di non licenziare la figlia incinta, la caduta di Saigon e la fuga degli americani, il suicidio del sergente che si spara in bocca stando seduto nudo dentro un furgone. La debuttante Hiep Thi Le, vietnamita arrivata profuga in America a nove anni, studentessa ventitreenne dell'Università di California, è la prima eroina di Stone, che sinora non aveva mai scelto una donna come protagonista e per questo ha dedicato il film a sua madre, la francese Jacqueline.
SCHEDA FILM

Regia: Oliver Stone

Attori: Haing S. Ngor - Il padre, Bussaro Sanruck - Le Ly a 5 anni, Supak Pititam - Monaco buddhista, Joan Chen - La madre, Thuan K. Nguyen - Zio Luc, Thuan Le - Kim, Mai Le - Domestico, Vinh Dang - Bon, Liem Whatley - Capitano Viet Cong, Thanh Vo - Guerrigliera, Hieu Van Vu - Insegnante, Tuan Tran - Stupratore, Long Nguyen - Anh, Aron Starrat - Elicotterista, Term Saefam - Erborista, Brad Rea - G.I. 3, Stephen Polk - G.I. 1, Michael Paul Chan - Addetto all'interr., Vu Anh Phan - Uomo del serpente, Irene Ng - Ragazza torturata, Phil Neilson - Marine in elicottero, Peter Duong - Colonnello rep., Dave Cooper - Spettatore calvo, Hiep Thi Le - Le Ly, Keith Smith - G.I. 2, Michelle Vynh Le - Funzionaria Viet Cong, Thuc Hanh Tran - Ragazza torturata, Michael Lee - Ky La Wizard, Vivian Wu - Madame Lien, Dustin Nguyen - Sau, Lan Nguyen Calderon - Ba, Mai Le Ho - Hai, Khiem Thai - Il cognato, George Roarke - Cons. statunitense

Soggetto: Le Ly Hayslip - libro, James Hayslip - libro, Jay Wurts - libro

Sceneggiatura: Oliver Stone

Fotografia: Robert Richardson

Musiche: Kitarô

Montaggio: David Brenner, Sally Menke

Scenografia: Victor Kempster

Costumi: Ha Nguyen

Effetti: Wanchai Jangnet, Brian Cox (II), Rangsun Rangsimaporn

Durata: 143

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: SCOPE A COLORI

Tratto da: libro "When Heaven and Earth Changed Places" di Le Ly Hayslip e Jay Wurts; libro "Child of War, Woman of Peace" di Le Ly Hayslip e James Hayslip

Produzione: OLIVER STONE, ARNON MILCHAN, ROBERT KLINE, A. KIT-MAN HO

Distribuzione: WARNER BROS ITALIA (1994) - WARNER HOME VIDEO

NOTE
- REVISIONE MINISTERO FEBBRAIO 1994.
CRITICA
"L'immaginifico, tormentato e megalomane Oliver Stone conclude la sua monumentale trilogia vietnamita (dopo 'Platoon' e 'Nato il 4 luglio') sparando col bazooka contro l'invasione americana, anche se non esita a rimarcare le atrocità dei vietcong. Quanto a orrori, ce n'è da riempire tre film, tanto da far venire il sospetto che la denuncia civile sia soltanto un pretesto. La cassetta innanzi tutto. Per i caduti basta un necrologio". (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 9 giugno 2003)

"Abile nelle contrapposizioni melò, prepotente negli squarci bellici, il regista si diverte a incastrare i destini. Per dare sensibilità, lacrime e rabbia alla eroina si è presentata Hiep Thi Lee una vietnamita 23enne che a 9 anni prese il largo in barca verso la promessa California: è spontanea e vitale, in copia carbone del ruolo che la invecchia di 30 anni in 143', e ritrova, grazie alla fiction, le sue radici. Tommy Lee Jones sotto l'aria del duro offre sempre vibrazioni inconsuete. Stone possiede il senso dell'avventura, accelerando la partecipazione a qualunque costo emotivo. Diagramma: il film inizia a 4 stellette, si abbassa a 3, sfiora le 2, poi torna a 4 a San Diego e infine si stabilizza a 3. Ma il tentativo di aprirci cuore e mente su questo pezzo di storia e di sopravvivenza è giusto. Merita una visita, anche se il film è forse pervaso di troppo buone e dichiarate intenzioni, ma pieno di optional tecnici di prim'ordine. Ci sono anche le adesioni morali, e di queste il cinema ha sempre bisogno." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 4 Febbraio 1994)

"I due libri, sintetizzati e anche un po' manipolati, sono alla base del film che, nella prima parte, in un pittoresco Vietnam rifatto in Tailandia, è abbastanza teso e coinvolgente. La vita nel villaggio, i riti contadini, lo spirito buddista presto turbati dal susseguirsi di guerre e di invasioni hanno spesso una loro giusta tensione, anche se la regia di Stone alterna ai momenti realistici (o lirici) delle divagazioni visionarie di gusto sempre un po' dubbio dal punto di vista del linguaggio. La seconda parte, invece, ambientata negli Stati Uniti, con nuovi turbamenti per Le Ly, ma questa volta di natura familiare rivela quasi soltanto turgori psicologici esteriori, con tendenza scoperta all'esasperazione ed al clamore; fatti poi confluire, al momento di un ritorno in Vietnam per ritrovare i familiari rimasti al villaggio, in climi in cui la letteratura si accompagna alla retorica, senza più un momento asciutto e un accento di tesa verità. Qualche pagina, comunque, può piacere, specie quelle in cui si rivisitano i dolori del Vietnam, questa volta al femminile, con indubbie lacerazioni emotive, ed anche se il personaggio dell'americano è, narrativamente, il riassunto di parecchi americani proposti nel due libri, il suo carattere tormentato e stravolto ha risvolti psicologici abbastanza verosimili, con effetti drammatici ben dosati. Lo interpreta, del resto, con grinta dura ma con una sofferenza sempre, molto plausibile, Tommy Lee Jones, visto di recente, con Stone, in 'JFK'. La protagonista è una vietnamita esordiente emigrata da anni in California, Hiep Thi Le: tesa e riarsa nelle pagine dolorose della guerra nel suo villaggio, un po' di maniera, invece, quando diventa americana. Sua madre è Joan Chen, che era l'imperatrice Wan Jung nell'Ultimo imperatore. Il doppiaggio non giova a nessuno perché moltiplica, con accenti tronfi e sospirosi, il tono declamatorio di molte situazioni già fin troppo esasperato, da un commento musicale tutto barocchismi e clangori." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 6 Febbraio 1994)

"Sette anni fa il mondo scoprì Oliver Stone con 'Platoon'. Il racconto era enfatico e spesso retorico ma le immagini azzannavano alla gola. Nessuno aveva mai filmato la guerra in quel modo. Ex-volontario in Vietnam, Stone poteva farlo e gridare ai quattro venti perché: io c'ero. Tre anni dopo la ferita del Vietnam tornò a sanguinare in 'Nato il 4 luglio'. Un'altra storia vera, un altro atto di dolore, quello del marine Ron Kovie, tornato in patria evirato e paralizzato ma non sconfitto. Con 'Tra cielo e terra' Stone cambia prospettiva non metodo. Ancora una volta sente la necessità di parlare in nome di qualcuno che ha sofferto la guerra sulla propria pelle. Ancora una volta racconta anzitutto la storia di un corpo, quello della vietnamita Le Ly Hayslip, cui la guerra ha inferto le peggiori ingiurie. (...) Ma si può concepire un progetto tanto ambizioso e usare musiche imperdonabili come quelle di Kitaro, o raccontare l'armonia perduta (il prologo) con immagini degne di un turista che il Vietnam l'ha visto solo in cartolina?" (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 5 Febbraio 1994)