Nikita, ex tassista in fuga dall'Italia ed emigrato in Canada, per sopravvivere guida un carro funebre. Nonostante sia in là con gli anni, Nikita è convinto di essere immortale e sfida continuamente la vita. Anche quando, in una sperduta villa fuori Toronto, si trova coinvolto in una partita a poker che cambia per sempre il suo destino: per estinguere un debito di gioco, infatti, deve sopravvivere a una spietata caccia all'uomo. La sua "immortalità" si farà ancor più forte quando, dando un passaggio a una donna, troverà l'amore...
SCHEDA FILM
Regia: Giancarlo Giannini
Attori: Giancarlo Giannini - Nikita, F. Murray Abraham - Braque, Silvia De Santis - Helena, Jeffrey R. Smith - Harvey, Jonathan Malen - Frankie, Andreas Schwaiger - Alvin Bruegel, A. Frank Ruffo - Di Salvo, Mary Asiride - Ines, Jeffrey Knight - Amos, Hume Baugh - Caramelo, Aldo De Martino - Robert Bosch
Soggetto: Lorenzo Cairoli
Sceneggiatura: Luca D'Alisera, Ludovica Rampoldi, Massimo Gugliemo
Fotografia: Gianni Fiore Coltellacci
Musiche: Adriano De Santis
Montaggio: Roberto Perpignani
Scenografia: Pier Luigi Basile
Arredamento: Federico Calò Carducci
Costumi: Andrea Viotti
Suono: Davide Magara, Alessandro Boscolo, Paolo Lucaferri
Altri titoli:
The Gambler Who Wouldn't Die
I Looked in Obituaries
Durata: 110
Colore: C
Genere: THRILLER COMMEDIA
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: GIANCARLO GIANNINI, LUCA D'ALISERA, CARLO LICONTI, MARIO SQUILLANTE PER MAGALÌ PRODUCTION, DEAN FILM, RAI CINEMA
Distribuzione: BOLERO FILM (2013)
Data uscita: 2013-05-30
TRAILER
NOTE
- REALIZZATO IN ASSOCIAZIONE CON BNL-GRUPPO BNP PARIBAS E E GIUBILEO SRL; CON IL CONTRIBUTO DI MIBAC-DIREZIONE GENERALE CINEMA, APQ SICILIA, REGIONE LAZIO TRAMITE F.I. L.A. S. SPA., CFC CALABRIA.
CRITICA
"In realtà 'Ti ho cercata in tutti i necrologi' (titolo derivato da una battuta contenuta nel film) non è la prima regia di Giancarlo Giannini. Si era già cimentato, nel 1987, con 'Ternosecco'. Giannini, dalla lunga e ricca carriera di attore di una generazione schiacciata dalla pesantezza e dalla meritata intramontabilità di quella precedente, e dunque tanto più ammirevole, è uno di quegli attori che spinti dalla curiosità per la prova non si accontentano mai. Questa indole l'ha espressa in vari modi, nella varietà dei ruoli recitati e nel proiettarsi sul palcoscenico internazionale, nel prestare la propria voce al doppiaggio senza considerarlo un impegno di serie B e nell'attività di inventore. (...) Questo 'Ti ho cercata in tutti i necrologi', evidentemente realizzato con spirito molto libero e assai più preoccupato di mantener fede a questa libertà che al suo esito in termini di consensi e "successo", se ne frega altamente di mettere in scena qualcosa che risponda a canoni di riconoscibilità e di plausibilità realistica. Per i canali di una specie di favola nera, di apologo/incubo la cui suggestione potrebbe anche discendere da letture che, vista la sua personalità così, multiforme, si immaginano vaste e plurali, a Giannini interessava esplorare i limiti fino ai quali poteva spingersi il personaggio creato dalla sua fantasia. (...) L'impressione è davvero che Giannini abbia fatto questo film per se stesso - che non è necessariamente una condanna, una premessa negativa - e per dare libero corso a fantasmi e fantasie coltivati nel corso del tempo (dichiara egli stesso di aver pensato a lungo a questo soggetto). Molto, molto rispettabile. Ma sinceramente si resta un po' freddi." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 30 maggio 2013)
"Giancarlo Giannini, uno dei nostri attori di maggior prestigio, si era già cimentato una volta nella regia, con 'Ternosecco' nell'87. Adesso con questo 'Ti ho cercata in tutti i necrologi' vi torna con un dominio sicuro del mezzo cinema, affinato e perfezionato attraverso gli animi. Purtroppo, però, non lo sostengono né il soggetto né la sceneggiatura - che altri hanno scritto al suo posto - e che con molte probabilità Io hanno interessato perché il personaggio centrale possedeva molti degli elementi in cui si era sempre esercitata con successo la sua recitazione, soprattutto quella costruita sulle cifre più drammatiche. (...) Nella prima parte la regia di Giannini si impone per le sue ben dosate tensioni mentre attorno si snoda quella caccia all'uomo ripetuta di continuo in luoghi sempre diversi, boschi, laghi, località sotterranee e, con incidenti e sorprese svolti in modi da far trattenere il respiro, in atmosfere tra l'avventura e il thriller.. In mezzo, onnipresente, Giannini attore, con una maschera in cui possono leggersi, grazie al suo talento, l'angoscia, il sospetto, l'indecisione un amore che tende ad autodistruggersi. Vi corrisponde, spesso con modi molto secchi, la recitazione di F. Murray Abraham alla guida dei cacciatori omicidi. La donna fatale è Silvia De Santis, ambigua e segreta quanto serviva." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo Roma', 30 maggio 2013)
"Giancarlo Giannini si può tranquillamente permettere, vista la sua carriera lunga e articolata, di compiere un passo azzardato e lo ha fatto incaponendosi in un progetto cinematografico rischioso e apparentemente anomalo di cui è autore e regista. 'Ti ho cercato in tutti i necrologi' sembrerebbe il titolo di una commedia un po' nera, se non fosse in questo caso una storia d'amore voluta originale e attraversata da più di un anelito di morte. L'idea che ha folgorato Giannini è venuta da un racconto di vita, quando una volta in Africa gli riportarono la storia di un assurdo gioco, una sorta di caccia all'uomo, dove la preda era rappresentata da uomini di colore sguinzagliati nella savana. Un'idea da film alla John Houston (per citare un regista e attore venerato da Giannini), buona anche per un Tarantino sanguinario, che si è tradotto in un noir un po' strampalato, continuamente scosso da bizzarre idee di sceneggiatura e di regia. (...) A Giannini il merito del suo coraggio e di uno sguardo libero e non omologato." (Dario Zonta, 'L'Unità', 20 maggio 2013)
"A dir poco bizzarro, forse troppo ambizioso, intriso di follia, surreale, ma dotato di una cifra stilistica assai personale, 'Ti ho cercata in tutti i necrologi' di Giancarlo Giannini(...)." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 30 maggio 2013)
"Giancarlo Giannini, che dirige se stesso, è bravo ma poco credibile, se a settant'anni saltabecca come Raoul Bova. L'umorismo (involontario) supera quindi la tensione." (A.S., 'Il Giornale', 30 maggio 2013)
"Spiacerà a chi dal ritorno alla regia di Giannini si aspettava qualcosa di vispo e originale e invece si ritrova un mediocre thriller, inspiegabilmente sfuggito al mercato delle videocassette." (Giorgio Carbone, 'Libero', 30 maggio 2013)
"L'opera seconda (dopo 'Ternosecco' dell'87) di Giannini nasce in 7 anni di gestazione. Se il genere del film mescola tracce del noir esistenzialista col mistery e il romance, la sua regia appare alquanto confusa, priva di un'idea precisa che avrebbe altrimenti potenziato un plot intrigante, funambolico tra la vita e la morte. Ben diretto da se stesso, il grande attore ci porta comunque 'dentro' territori e location interessanti." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 6 giugno 2013)