Ti do i miei occhi

SPAGNA 2004
Pilar fugge di casa con il figlio Juan e una valigia mezza vuota. Antonio senza di lei è perduto, per lui Pilar è il sole, la luce, l'unica donna della sua vita, ma per lei l'amore e la protezione di Antonio rappresentano il suo terrore più nero. Una storia d'amore, di paura e di potere, in cui la passione è più forte di ogni sofferenza.
SCHEDA FILM

Regia: Icíar Bollaín

Attori: Laia Marull - Pilar, Luis Tosar - Antonio, Candela Peña - Ana, Rosa Maria Sardá - Aurora, Kiti Manver - Rosa, Sergi Calleja - Terapista, Elisabet Gelabert - Lola, Nicolas Fernandez Luna - Juan, Dave Mooney - John, Elena Irureta - Carmen, Chus Gutiérrez - Raquel

Sceneggiatura: Alicia Luna, Icíar Bollaín

Fotografia: Carles Gusi

Musiche: Alberto Iglesias

Montaggio: Ángel Hernández Zoido

Scenografia: Víctor Molero

Costumi: Estíbaliz Markiegi

Effetti: Francisco Muñoz

Suono: Eva Valiño, Pelayo Gutiérrez, Alfonso Pino

Altri titoli:

TAKE MY EYES

Durata: 106

Colore: C

Genere: SENTIMENTALE DRAMMATICO FAMILY

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: ALTA PRODUCCIÓN, PRODUCCIONES LA IGUANA S.L.

Distribuzione: LUCKY RED

Data uscita: 2004-04-23

NOTE
- CONCHIGLIA D'ARGENTO PER IL MIGLIOR ATTORE E LA MIGLIOR ATTRICE AL 51MO FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI SAN SEBASTIAN (2003).

- 7 PREMI GOYA: MIGLIOR FILM, MIGLIOR REGIA, MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA (LUIS TOSAR), MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA (LAIA MARULL), MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA (CANDELA PENA), MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE E MIGLIOR SUONO.
CRITICA
"Il bellissimo film spagnolo 'Ti dò i miei occhi', amato da critica (7 premi Goya) e pubblico, racconta come si spegne un amore, secondo gli occhi attenti di Iciar Bolain, ex attrice madrilena. Ha l'ardore del melò frenato dalla consapevolezza, è un racconto che prende al cuore e alla gola grazie a due protagonisti strepitosi sul cui volto si legge tutto, proprio tutto, vulnerabili entrambi. Prototipo di un fenomeno di costume assai vasto, il film va oltre la denuncia, è la radiografia della doppiezza dei sentimenti, della paura, del gotico che si annida non solo in El Greco ma in tutti noi." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 24 aprile 2004)

"Con una storia simile era facile cadere nel ricatto del film che non mostra ma dimostra. La Bollain e i suoi attori invece, straordinari per verità e vulnerabilità, lui quanto lei, riescono a esplorare tutti i punti di vista, i doppifondi, le trappole di una vicenda che coinvolge l'intera famiglie, di lei e di lui, restando incerta fin quasi alla fine. E il film smonta con precisione clinica le dinamiche della rabbia maschile, la paura nascosta dietro le crisi distruttive, l'autodisprezzo, le fantasie di abbandono, i tentativi frustrati in partenza di tenere il partner sotto controllo. Usando al meglio anche Toledo con i suoi tesori d'arte e il nuovo lavoro di Pilar, guida turistica nei musei. Un cambiamento che potrebbe riavvicinarli, forse unirli in un sogno comune, e invece accentua il gap culturale precipitandoli in una crisi definitiva. Morale: ai maschi, anche in platea, resta la rabbia per un cambiamento solo annunciato. Alle donne le speranza in un futuro diverso, perché pian piano Pilar reagisce, alza la testa inizia a capire qualcosa di sé (e di sua madre, suo padre, sua sorella). La solitudine non è il peggiore dei mali." (Fabrizio Alò, 'Il Messaggero', 23 aprile 2004)

"Soprattutto merito del film è di non mostrare né spiegare troppo. Né all'inizio né dopo vediamo altro che i segni lasciati sulla casa tutta sottosopra o una tensione fatta più di sguardi e parole che di gesti violenti. Senza preamboli e didascalie si introduce il fatto che Antonio va a sottoporsi a terapia psicologica di gruppo, presa con serio impegno e tuttavia di scarsa efficacia. E così via. Non tanto opera di denuncia quanto variazione sul mistero dell'amore." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 24 aprile 2004)