Ti amerò sempre

Il y a longtemps que je t'aime

4/5
Philippe Claudel debutta al cinema con una sofferta sorellanza: ottimo dramma, e straordinaria Scott Thomas

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GERMANIA 2008
Dopo quindici anni di carcere, Juliette viene rilasciata ed è accolta in casa dalla sorella minore Léa, che vive a Nancy con il marito Luc e le due figlie. Juliette e Léa in questi anni non hanno mantenuto i contatti e, anche per la differenza di età, sono più o meno estranee l'una all'altra. Con il passare del tempo, però, e grazie all'affetto delle nipoti, Juliette riuscirà ad abbattere il muro di solitudine che si è costruita in prigione, mentre Léa scoprirà quanto le sia mancata la sorella. Inoltre, grazie alla coabitazione nella grande casa e alla frequente presenza degli amici più stretti, le due donne impareranno a conoscersi, tentando nel frattempo di ricostruire il legame interrotto tanti anni prima.
SCHEDA FILM

Regia: Philippe Claudel

Attori: Kristin Scott Thomas - Juliette, Elsa Zylberstein - Léa, Serge Hazanavicius - Luc, Frédéric Pierrot - Capitano Fauré, Laurent Grévill - Michel, Lise Ségur - P'tit Lys, Jean-Claude Arnaud - Papy Paul, Mouss Zouheyri - Samir, Souad Mouchrik - Kaïsha, Catherine Hosmalin - Insegnante, Claire Johnston - Madre di Juliette e Lea, Olivier Cruveiller - Gérard, Lily-Rose - Emélia

Soggetto: Philippe Claudel

Sceneggiatura: Philippe Claudel

Fotografia: Jérôme Alméras

Musiche: Jean-Louis Aubert

Montaggio: Virginie Bruant

Scenografia: Samuel Deshors

Costumi: Jacqueline Bouchard

Effetti: Grégoire Delage

Altri titoli:

I've Loved You So Long

So viele Jahre liebe ich dich

Durata: 115

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: UGC YM, INTEGRAL FILM, FRANCE 3 CINÉMA, UGC IMAGES

Distribuzione: MIKADO (2009) - DVD: DOLMEN HOME VIDEO (2009)

Data uscita: 2009-02-06

TRAILER
NOTE
- PREMIO DELLA GIURIA ECUMENICA AL 58MO FESTIVAL DI BERLINO (2008).

- CANDIDATO AL GOLDEN GLOBE 2009 COME MIGLIOR FILM STRANIERO. KRISTIN SCOTT THOMAS E' STATA CANDIDATA COME MIGLIOR ATTRICE DI FILM DRAMMATICO.
CRITICA
"Philippe Claudel vuole omaggiare la forza delle donne nel rimettere a posto i pezzi di vita, loro e altrui. Una straordinaria Kristin Scott Thomas (nomination al1'Oscar era d'obbligo) percorre il film guardandoti negli occhi gelidi dentro cui ribolle una insofferenza, un rimorso svelati nella scena madre; le dà risposta pure in silenzio l'attrice di rara sensibilità Elsa Zylberstein, ma sono da citare anche tutti gli apporti maschili, vari e perfetti. Thriller moral giudiziario con mini lacune di verosimile ma una tessitura drammatica di forza eccezionale, capace di accendere un divertimento emotivo intellettuale continuo. Il Libro (la notte sta di conforto sul letto) risulta al centro dell'attenzione e le citazioni di Dostoevslkij e Leopardi non casuali, mentre si dice che Rohmer è il nostro Racine, dalla parete occhieggia un poster di Lubitsch. Bellissimo film cui vince su tutti la Parola che nel cinema può essere un Silenzio: fidatevi." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 6 febbraio 2009)

"Un poliziotto mite e loquace, ma più disastrato di lei; un estraneo rimorchiato e liquidato al volo (scena impagabile); una nipotina invadente; la madre affetta da demenza che la tratta da bambina. Mentre le inevitabili spiegazioni circa quel delitto d'amore suonano meno intonate. Forse perché il cuore del film è altrove. Non nei fatti, ma nella trama impalpabile delle loro conseguenze. Nella distanza invalicabile che separa Juliette dal resto del mondo e forse da se stessa (solo un professore che per anni ha insegnato in carcere, come Claudel, sembra capire senza giudicarla). Non era facile calarsi in questa dimensione. Claudel e le sue attrici lo fanno con coerenza e coraggio. Facendosi perdonare un paio di scivolate: E un'insistenza contro Parigi e le sue mode che a tratti - vedi il pretestuoso "processo" a Rohmer - sfiora la retorica." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 6 febbraio 2009)

"Qui soggetto, sceneggiatura, regia, tutto è suo: non c'è da stupirsi che il film abbia toni letterari; ha pure grande cura, attenzione anche ai minimi particolari, piccole storie divertenti, grande intensità. Kristin Scott Thomas è molto brava: la sua trasformazione fisica e psicologica dal momento dell'uscita di prigione è raffinata, eloquente." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 6 febbraio 2009)

"Prigioni e gabbie dorate, il carcere del proprio passato, attraverso queste similitudini a incastro passa la potenza espressiva e narrativa di 'Ti amerò sempre'. Esordio alla regia dello scrittore di fama e sceneggiatore Philippe Claudel, è un melodramma di amori disperati, che gira attorno a due sorelle." (...) Claudel, che scrive come un regista e dirige come un romanziere (da qui i pregi, ma anche i molti difetti della pellicola), si introduce in argomenti spinosissimi e in una sorellanza strana, dolente e dolorosa che quando non annoia, stritola il cuore dello spettatore. Le due attrici duettano con talento, trovano una ruvida intesa fatta di rabbia e talento, e sulle loro spalle poggia un film imperfetto che sconta uno script piatto e una regia rigida. Indovina le facce, Claudel, da quella adolescenziale e ferita di Elsa Zylberstein a quella segnata e devastata di Kristin Scott Thomas: entrambe si mettono completamente in gioco, e la seconda, ingiustamente esclusa dagli Oscar, si porta ai confini di etica ed estetica con la solita introversa eleganza. E' una bella occasione persa questo film che comunque commuove e piace a intermittenza, quando c'è da mettere il piede sull'acceleratore, rallenta accarezzando stereotipi buonisti, cercando una catarsi ostentata e ostinata. Tutti sono troppo comprensivi, intelligenti, sensibili, le donne sono idealizzate, gli uomini rimangono a due dimensioni, se si esclude Michel, alter ego del regista. Un film che si specchia negli occhi profondi delle sue protagoniste e che, troppo innamorato di sé, non guarda oltre." (Boris Sollazzo, 'Liberazione', 06 febbraio 2009)