Senza figli, una donna si rivolge ad una strega che le dona un magico chicco d'orzo, che produce un fiore da cui esce una minuscola ragazza, alta quanto un pollice: Pollicina. Sentendola cantare, il principe delle fate, Cornelius, di eguale taglia, ma dotato di ali trasparenti, se ne invaghisce, la porta a spasso e promette di presentarla ai genitori. Ma la fanciulla viene rapita da una famiglia di rospi - cantanti, "Los Sapos de Espana", la cui madre - soubrette Ranoquita, attratta dalla splendida voce di Pollicina, fa balenare il miraggio del successo, che però la piccola rifiuta quando El Rambito, il maggiore dei tre figli, vuole sposarla. Salvata da Jacomo, un simpatico rondone, si mette in cerca dell'amato, ed incontra solerti e amichevoli bruchi, uno scarafaggio-dongiovanni, Porfirio, che la invita al ballo delle Blatte, ed i rigori dell'inverno, che la costringono a rifugiarsi in una scarpa. Ma una topina, zia Carolina, la ospita al calduccio sottoterra e combina per lei, visto che il principe, congelato dal freddo, è dato per morto, un matrimonio col ricco ed anziano signor Talpon. Ma i bruchini scongelano Cornelius, che compare alle nozze e dopo aver sgominato El Rambito, sopraggiunto grazie alla complicità di Porfirio, ottenuta sequestrandogli le ali, sposa con una sontuosa cerimonia, tra il giubilo generale, l'amata Pollicina.
SCHEDA FILM
Regia: Don Bluth, Gary Goldman
Soggetto: Hans Christian Andersen
Sceneggiatura: Don Bluth
Fotografia: Barry Atkinson
Musiche: William Ross, Mark Isham, Barry Manilow
Montaggio: Thomas V. Moss
Durata: 87
Colore: C
Genere: ANIMAZIONE
Specifiche tecniche: PANORAMICA
Tratto da: ISPIRATO ALLA FAVOLA DI HANS CHRISTIAN ANDERSEN
Produzione: DON BLUTH, GARY GOLDMAN, JOHN POMEROY
Distribuzione: WARNER BROS ITALIA (1994)
CRITICA
"Lungo 87 minuti, che passano senza noia, il cartoon sfodera furberie, elenca perigli già noti, s'inerpica tra le valli on the rocks e le meraviglie della natura, scava sottoterra tra talpe e topoline zie Caroline, s'accomoda nella straordinaria discoteca del cha cha cha, mentre i rospi cantano con spirito come singers de Espagnati i pericoli d'anonimato che la computer graphic porta in dote, oltre alla riduzione del tempo e dei costi. La morale è nota ma sempre da condividere: per dirla in best seller, 'va' dove ti porta il cuore'." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 19 Ottobre 1994)
"Responsabile dell'impresa, insieme con il produttore Gary Goldman, è quel Don Bluth che aveva raccolto tanti consensi con 'Fievel sbarca in America' e anche un po' con 'La banda del sole luminoso'. Qui, per tenersi al musical ha dato spazio perfino eccessivo alle canzoni (con musiche di William Ross) e il suo tocco abile l'ha soprattutto riservato alla rappresentazione dei molti animaletti, buoni o cattivi, che circondano la minuscola protagonista: felice nei tratti e nelle caratterizzazioni antropomorfiche, nei colori spesso vividi e lucidi, con immagini prodighe di tecniche serie e provvedute. Meno felici, invece, i personaggi umani: 'Pollicina' è più leziosa di Biancaneve e il suo Principe Azzurro imita, nell'aspetto e nei modi certi noti attori hollywoodiani in presunzione di belli. Comunque è un gioco, pervaso di molte feste. e i bambini lo seguono." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 25 Ottobre 1994)
"Pare che Andersen (1805-1875) abbia scritto 'Pollicina' (o Mignolina) in segno di affettuoso omaggio all'amica Henriette Wullf, minuscola e deforme. Nel film, l'inimitabile linguaggio inventivo e poetico del grande danese viene tradotto nel disegno stereotipo del computer e i vari personaggi sono ritagliati senza calore né simpatia, sul modello degli attori (Jodi Benson, già doppiatrice di 'La sirenetta', Carol Channing, John Hurt, ecc.) che hanno dato loro la voce nell'originale: da Ranoquita, debordante cantante ispanica, all'infido maggiolino Porfirio, a Cornelius, erede al trono poco rispettoso (nello stile dei tempi) della reale etichetta, alla gioviale rondine Giacomo che insegnando alla protagonista a credere e lottare per i propri sogni fornisce la morale della favola. Ma tutto è già visto, le musiche di Barry Manilow non sono un granché e francamente questa 'Pollicina' melensa, pronta a dimenticare il suo amore non appena le si prospetta una carriera di cantante, appartiene più al mondo del karaoke che a quello della fantasia." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 31 Ottobre 1994)