Queens, New York. Milo ha 14 anni ed è un outsider. Orfano, ignorato dai compagni di scuola e vittima di bullismo da parte dei ragazzi più grandi, Milo si rifugia nell'appartamento che condivide con il fratello maggiore e, per sfuggire alla solitudine, si immerge nel mondo dei vampiri guardando film. Fino a quando l'incontro con la nuova vicina di casa, Sophie, gli farà scoprire nuove, oscure sensazioni, mai provate prima...
SCHEDA FILM
Regia: Michael O'Shea
Attori: Eric Ruffin - Milo, Chloe Levine - Sophie, Aaron Clifton Moten - Lewis, Carter Redwood - Andre, Danny Flaherty - Mike, Anna Friedman - Stacey, Tyler Rossell - Asher, JaQwan J. Kelly - Troy, Tarikk Mudu - Malik, Luis Scott - Corey, Dangelo Bonneli - Kevin
Sceneggiatura: Michael O'Shea
Fotografia: Sung Rae Cho
Musiche: Margaret Chardiet
Montaggio: Kathryn J. Schubert
Scenografia: Danica Pantic
Arredamento: Amber Unkle
Costumi: Samantha Hawkins
Effetti: Brian Schuley, Chris Haney
Durata: 97
Colore: C
Genere: HORROR
Specifiche tecniche: CANON C500 (1:2.39)
Produzione: TRANSFIGURATION PRODUCTIONS
NOTE
- IN CONCORSO AL 69. FESTIVAL DI CANNES (2016) NELLA SEZIONE 'UN CERTAIN REGARD'.
- PRESENTATO AL 34. TORINO FILM FESTIVAL (2016) NELLA SEZIONE 'AFTER HOURS'.
CRITICA
"Ci sono cose che non si trasfigurano mai. Per esempio, i project nei quali si muove l'umanità del notevole horror umanista diretto da Michael O'Shea (...). Un lavoro a tratti genuinamente disturbante e che riesce persino a riproporre quella specie di «noia» stupefatta che era una caratteristica profonda di cineasti come Jean Rollin o di film come 'The Velvet Vampire' di Stephanie Rothman. (...) nella costruzione di un altro reale del presunto vampiro, la possibilità di un amore fra ragazzo afroamericano dei project e una ragazza bianca in fuga dal mondo, (...) il film riesce a riagganciarsi alla grande e mai dimenticata lezione dell'horror politico americano. A ben vedere, 'The Transftguration' potrebbe essere Ietto anche come una variazione sul tema del 'Martin' romeriano calato in una realtà urbana che invece a tratti sembra reinventare la desolazione e il degrado dei primi film di Lustig. (...) La relazione preda-predatore (...) si articola in forme sempre imprevedibili e nel finale si apre a una efficace deriva melò, risolta in un montaggio parallelo che riesce a essere non banale, ricorrendo persino a uno strumento abusato come la voce off.' The Transfiguration' è un tentativo riuscito di realizzare un horror adulto, sintonizzato con le viscere più cupe del malessere statunitense, in grado di rilanciare, e complessificare, la figura del vampiro." (Glona A. Nazzaro, 'Il Manifesto', 17 maggio 2016)