Un viaggio nella storia evolutiva del cinema. Attraverso interviste con Martin Scorsese, Baz Luhrman e Stanley Donen, vengono descritte e analizzate le innovazioni all'avanguardia del cinema nella tecnologia e drammaturgia. L'universalità e la bellezza dell'influenza dell'Asia e dell'Africa emerse quando il regista indiano Mani Kaul e l'attrice Kyoko Kagawa, Kurosawa o il regista iraniano Abbas Kiarostami iniziarono a parlare del loro lavoro e del loro sogno cinematografico.
SCHEDA FILM
Regia: Mark Cousins
Soggetto: Mark Cousins
Sceneggiatura: Mark Cousins
Fotografia: Mark Cousins, John Archer (II) - fotografia aggiuntiva, Simon Arthur - fotografia aggiuntiva, Wang Yi Fau - fotografia aggiuntiva, Robert Glassford - fotografia aggiuntiva, Liu Jian Kui - fotografia aggiuntiva, Mahmoud Kalari - fotografia aggiuntiva, Timo Langer - fotografia aggiuntiva, Robert McKillop - fotografia aggiuntiva, Scott Ward - fotografia aggiuntiva
Montaggio: Timo Langer
Durata: 900
Colore: B/N-C
Genere: DOCUMENTARIO SERIE TV
Specifiche tecniche: PRORES 422 HQ
Tratto da: libro omonimo di Mark Cousins
Produzione: HOPSCOTCH FILMS
Distribuzione: BIM (2012) - DVD: BIM/01 DISTRIBUTION (2012)
Data uscita: 2012-09-25
TRAILER
NOTE
- IN PROGRAMMA AL 62. FESTIVAL DI BERLINO (2012) NELLA SEZIONE 'BERLINALE SPECIAL'.
CRITICA
"Lodevole iniziativa della Bim che distribuisce a razione settimanale (come 'Heimat') le 15 puntate di uno strepitoso documento sulla storia del cinema in 900 minuti diretti dall'irlandese Mark Cousins. Raccontando trasversalmente, tra storia e geografia, l'autore parla con intelligenza e chiarezza dei Grandi, con molta attenzione all'Oriente, del sistema, dei generi, delle rivoluzioni tecnologiche. Qualcosa da vedere, non solo per cinefili, ma per orizzontarsi oggi. Unico neo: l'Italia sta in sordina." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 28 settembre 2012)
"Piacerà a coloro che vogliono sentire raccontare i grandi dello schermo da chi ha avuto la ventura di camminare loro accanto. Da Bernardo Bertolucci che rievoca Pasolini, a Lars von Trier che confessa che da bambino voleva diventare Ingmar Begman." (Giorgio Carbone, 'Libero', 28 settembre 2012)