Il 1945 è stato un anno fondamentale nella Storia britannica: per la prima volta, il Partito Laburista vince le elezioni con la maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni. Il documentario - attraverso filmati raccolti in diversi archivi locali e nazionali, registrazioni sonore e interviste contemporanee - ripercorre gli anni della ricostruzione in Gran Bretagna dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Un periodo contraddistinto da uno spirito collettivo senza precedenti nel Paese, il cui impatto orientò le opinioni sociali e politiche favorendo un rinnovamento culturale destinato a cambiare il futuro della Gran Bretagna con l'istituzione del Welfare e l'introduzione di nuove leggi mirate all'espansione industriale.
SCHEDA FILM
Regia: Ken Loach
Attori: Julian Tudor Hart - Se stesso, Dai Walters - Se stesso, Ray Davies (II) - Se stesso, Tony Mulhearn - Se stesso, Doreen McNally - Se stesso, John Farrell (II) - Se stesso, Eileen Thompson - Se stessa, Sam Watts - Se stesso, Tony Nelson - Se stesso, Terry Teague - Se stesso, Karen Reissmann - Se stessa, Dena Murphy - Se stessa, Margaret Battin - Se stessa, James Meadway - Se stesso, John Rees (II) - Se stesso, June Hautot - Se stessa, Tony Benn - Se stesso, Raphie de Santos - Se stesso, Alan Thornett - Se stesso, Anthony Richardson - Se stesso, Harry Keen - Se stesso, Jacky Davis - Se stesso, Jonathon Tomlinson - Se stesso, Ray Thorn - Se stesso, Alex Gordon - Se stesso, Bill Ronksley - Se stesso, Ray Jackson - Se stesso, David Hopper (II) - Se stesso, Stan Pearce - Se stesso, Inky Thomson - Se stesso, Simon Midgley - Se stesso, Adrian Dilworth - Se stesso
Fotografia: Stephen Standen
Musiche: George Fenton
Montaggio: Jonathan Morris
Durata: 94
Colore: B/N-C
Genere: DOCUMENTARIO
Specifiche tecniche: DCP
Produzione: SIXTEEN FILMS, FLY FILM, BFI, FILM4, CHANNEL 4
Distribuzione: BIM
Data uscita: 2013-09-12
TRAILER
NOTE
- RICERCHE: IZZY CHARMAN.
- ARCHIVIO: JIM ANDERSON.
- IN PROGRAMMA AL 63. FSTIVAL DI BERLINO (2013) NELLA SEZIONE 'BERLINALE SPECIAL'.
CRITICA
"Per Ken Loach un film più apertamente politico di quanto non lo siano stati molti altri dei suoi precedenti, da 'Terra e libertà' a 'Piovono pietre'. L'idea alla base, come il titolo annuncia, è il desiderio di ricordare come «lo spirito del '45», subito dopo la guerra, abbia indicato agli inglesi le vie di una ricostruzione totale, non solo cioè degli edifici distrutti dai bombardamenti, ma dell'intera società tutta intorno. Da qui, nonostante Churchill e i Conservatori fossero stati gli artefici della vittoria, la decisione di far vincere alle elezioni i Laburisti di Clement Attlee. Con una struttura narrativa in due parti: tutto quello che i Laburisti hanno fatto fino agli anni Settanta e tutto quello che, dopo di loro, i conservatori hanno via via disfatto, provocando fra l'altro un'ondata di scioperi, a cominciare da quello, drammatico, dei minatori. Questa struttura Loach l'ha fatta scaturire da filmati d'epoca, trovati in archivi nazionali e regionali, e da numerose interviste o realizzate in passato da altri o adesso da lui stesso, per poter offrire un panorama esauriente di quelle situazioni in continuo movimento. Così dopo l'euforia nel '45 della fine della guerra e del ritorno a casa di tutti i militari, i provvedimenti presi un anno dopo l'altro dal Governo laburista per ridare speranze e sostegni ai cittadini. A cominciare dalle nazionalizzazioni di settori fino a quel momento in mano a privati inadatti a farli funzionar bene in favore della collettività: la sanità, le ferrovie, le miniere, i lavoratori portuali, l'elettricità, il gas, l'acqua, le case per tutti. Indicando poi il 1979 come la data in cui, tornati al governo i Conservatori guidati da Margareth Thatcher, tutto si era fermato o addirittura era tornato indietro, a partire da quelle nazionalizzazioni sostituite quasi con furia dal ritorno dell'intervento dei privati. Certo è polemica e, appunto, è politica, ma Loach le ha portate avanti dominando il mezzo cinema con autorità e sapienza. Il materiale narrativo da cui ha saputo valersi arriva a proporre una tale serie di felicissimi documenti visivi che sembrano addirittura rifarsi alla celebre tradizione del documentarismo di John Grierson. Tenuti insieme da un montaggio che magistralmente sa alternare senza fratture il materiale pubblico di repertorio alle partecipazioni singole di intervistati di ieri e di quelli, ormai anziani, di oggi. Con un bianco e nero in cui le immagini, anche le più povere, anche le meno recenti, sono sempre di una qualità profondamente suggestiva. Quando un grande autore va alla guerra con il cinema." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo Roma', 13 settembre 2013)
"Che Ken Loach sia regista schierato, si sa, e di certo non sarebbe lui a negarlo. Ma, nel suo caso, che significa schierato? 'The Spirit of '45' è un documentario che in uno splendido bianco e nero rievoca, fra interviste e materiali di archivio, le miserande condizioni di vita del proletariato britannico prima del Secondo conflitto Mondiale; poi passa a raccontare il numero incredibile di riforme e nazionalizzazioni varate nel giro di pochi anni dal premier laburista Clement Attlee, quando a sorpresa nel '45 il suo partito vinse le elezioni contro i conservatori capitanati dall'«eroe di guerra» Winston Churchill; quindi si conclude mostrando con quale spregiudicatezza Lady di ferro Margareth Thatcher si premurò di cancellare buona parte di queste conquiste sociali. Nel film Ken «il rosso» non si preoccupa di aprire un contraddittorio e creare una dialettica fra le parti: è chiaro che per lui lo spirito del 45 è quello giusto. Ma non solo per motivi ideologici. La verità è che Loach è un artista schierato dalla parte della gente; e questo documentario, come tutto il suo cinema, è permeato di quella speciale empatia umana in virtù della quale persone comuni assurgono al ruolo di personaggi universali." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 12 settembre 2013)
"Ken Loach, inglese del Warwickshire, aveva già diretto numerosi documentari. Con 'The Spiritof '45' sembra voler dichiarare le radici del proprio cinema e dell'impegno politico e umanistico che ha attraversato la sua vita. Nel '45 Loach aveva 9 anni (è nato il 17 giugno del 1936) e probabilmente conserva forti ricordi personali di quel tempo. In quell'anno fatidico finì la seconda guerra mondiale, e se in tutto il mondo la pace fu accolta con sollievo ed euforia, ogni paese declinò l'uscita dall'emergenza bellica in modo diverso. La Gran Bretagna aveva tutto il diritto di far festa: per quasi due anni (fino all'ingresso nel conflitto degli Stati Uniti, alla fine del '41) aveva retto da sola le sorti del mondo civile. Winston Churchill era stato il primo ministro (conservatore) della resistenza e della vittoria, il creatore del famoso slogan «blood, sweat and tears» (sangue sudore e lacrime). Eppure, nel '45, avvenne qualcosa di impensabile: il 26 luglio i laburisti vinsero le elezioni, e il loro leader Clement Attlee divenne primo ministro dopo essere stato vice di Churchill nel governo di coalizione durante la guerra. Come fu possibile? 'The Spirit of '45', in parte, lo fa capire. Era successa soprattutto una cosa: la guerra, anche sul fronte interno, era stata così terribile che gli inglesi avevano scoperto un valore che prima era meno cruciale: la solidarietà. Sia i reduci, sia le donne che avevano sostenuto la nazione lavorando duro e soccorrendo i feriti «sentirono» che i vecchi ideali conservatori avevano perso di forza e d'attualità. Per una volta, la politica ascoltò le voci che venivano dal basso. Non si spiega altrimenti l'ascesa di un personaggio come Aneurin Bevan, per certi versi il vero «eroe» di 'The Spirit of '45': gallese, figlio di minatori, membro del parlamento dal 1929, Bevan fu ministro della sanità nel governo Attlee e diede il via a una delle leggende del dopoguerra britannico, la creazione di un sistema sanitario gratuito che sarebbe diventato un modello per tutto il mondo. Fino all'arrivo della Thatcher... Se Attlee è il padre putativo del film e Bevan il suo protagonista positivo, Margaret Thatcher è il fantasma sullo sfondo, la donna che avrebbe distrutto lo «spirito del '45» e tutte le creazioni illuminate a cui i laburisti dettero vita in quegli anni. Un intervistato lo dice a chiare lettere: «Con i laburisti si pensava al bene comune, con la Thatcher è tornato l'individualismo». Ed è questo il punto su cui il documentario di Loach mostra la corda. (...) Lo «spirito del '45», insomma, non è stato calpestato dalla Thatcher, ma è durato lo spazio di un mattino, al punto da pensare che la leadership di Attlee e di Bevan sia stata quasi un incidente di percorso nella storia di un paese fondamentalmente conservatore." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 12 settembre 2013)