Sun-jae, un'oculista poco più che trentenne, vive con il marito avvocato e la figlia di 6 anni, Tae-soo, una ragazzina molto matura per la sua età che adora la danza classica. Apparentemente felice, Sun-jae in realtà si sente molto sola e sfoga tutte le sue frustrazioni e insoddisfazioni comprando scarpe. Dopo aver scoperto il tradimento del marito, Sun-jae si trasferisce con la figlia in una nuova città, decisa a chiedere il divorzio. La nuova vita di Sun-jae e Tae-soo subisce una spiacevole svolta dopo il ritrovamento di un misterioso paio di scarpe rosse in cui si nasconde un fantasma animato dall'odio. Le scarpe maledette, infatti, stimolano l'avidità repressa e soffocata in ogni persona che ne viene a contatto, che diventa improvvisamente disposta a fare qualunque cosa pur di possederle...
SCHEDA FILM
Regia: Kim Yong-gyun
Attori: Kim Hye-Soo - Sun-Jae, Park Yeon-Ah - Tae-Soo, Kim Sung-Su - In-Cheol, Lee Uhl, Go Su-hee
Soggetto: Hans Christian Andersen
Sceneggiatura: Ma Sang-Yeal, Kim Yong-gyun
Fotografia: Kim Tae-Kyung
Musiche: Lee Byung-woo
Montaggio: Shin Min-kyung
Scenografia: Jang Pak-Ha, Lim Hyung-Tae
Altri titoli:
Bunhongshin
Durata: 103
Colore: C
Genere: THRILLER HORROR
Specifiche tecniche: 35 MM (1:2.35)
Tratto da: ispirato alla favola "Scarpette Rosse" di Hans Christian Andersen
Produzione: GENERATION BLUE FILMS, CINECLICK ASIA & CINEWISE FILM
Distribuzione: MEDUSA (2006)
Data uscita: 2006-01-20
CRITICA
"Anche se l'inflazionata storia di fantasmi orientali cede il posto a motivazioni - vagamente - psicologiche, sul manierismo dell'operazione grava ben più che un sospetto. Qualche novità, invece, si registra sul piano stilistico. Contro le abitudini dell'horror, Kim Yong-gyun ha usato la macchina da presa a mano per potenziare le emozioni 'soggettive' dei personaggi: e ha stampato le immagini smorzando i colori." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 20 gennaio 2006)
"E ci risiamo. Ormai l'horror orientale è diventato come lo spaghetti western di fine anni '60: un leviatano che mangia e ricicla tutti i successi del recente passato. Capita anche allo scostumato sudcoreano 'Red Shoes' di Kim Yong-gyun che prova a confonderci citando una favola del danese Andersen per poi saccheggiare gli originali giapponesi. (...) Unico elemento di minima novità: la pellicola di Yong-gyun è super-truculenta con arti mozzati, occhi strappati e litri di sangue. Di solito l'horror orientale gioca di sottrazione e atmosfera. Kim Yong-gyun, invece, cita l'omicidio come una delle belle arti del nostro Mario Bava, aggiungendo il sadismo del vecchio Dario Argento. Tutto già visto, rivisto e stravisto. Benvenuti all'ennesimo funerale di un filone nato nel 1998 e tenuto ancora in vita attraverso brutti remake hollywoodiani e imbarazzanti plagi sudcoreani.
(Francesco Alò, 'Il Messaggero', 21 gennaio 2006)
"Quando la paura scivola nel ridicolo 'Scarpette rosse', ma in versione horror gotico coreana. (...) Il film si ripete e scivola nel ridicolo, sfiora la love story con un architetto, ma ciò che interessa al regista Kim Yong-gyun è il consueto repertorio di orrori che nascono dalle ceneri degli affetti familiari: salti nel buio, cadute nel vuoto, caviglie contese, bulbi oculari strappati, cascate di sangue. La mala sorte a tacchi alti passa dalla favola di Andersen a questo incubo attirato dal surreale della città deserta. Ma rimane a mezzo in tutti i sensi, mancando un reale patema d' animo e la tensione interiore." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 21 gennaio 2006)