Maine, Stati Uniti. La tranquilla esistenza di una piccola città di provincia viene sconvolta dall'improvvisa apparizione di una fitta nebbia che nasconde un segreto letale.
SCHEDA FILM
Regia: Frank Darabont
Attori: Thomas Jane - David Drayton, Marcia Gay Harden - Sig.ra Carmody, Laurie Holden - Amanda Dumfries, Andre Braugher - Brent Norton, Toby Jones - Ollie Weeks, William Sadler - Jim, Jeffrey DeMunn - Dan Miller, Frances Sternhagen - Irene Reppler, Nathan Gamble - Billy Drayton, Alexa Davalos - Sally, Chris Owen - Norm, Sam Witwer - Soldato Jessup, Robert C. Treveiler - Bud Brown, David Jensen - Myron, Andy Stahl - Mike Hatlen, Brandon O'Dell - Bobby Eagleton, Walter Fauntleroy - Donaldson, Juan Gabriel Pareja - Morales, Mathew Greer - Silas, Susan Watkins - Hattie, Ron Clinton Smith - Sig. Mackey, Kelly Collins Lintz - Steff Drayton, Buck Taylor - Ambrose Cornell, Gregg Brazzel - Tom Smalley, Jackson Hurst - Joe Eagleton
Soggetto: Stephen King - racconto
Sceneggiatura: Frank Darabont
Fotografia: Ronn Schmidt
Musiche: Mark Isham
Montaggio: Hunter M. Via
Scenografia: Gregory Melton
Arredamento: Raymond Pumilia
Costumi: Giovanna Ottobre-Melton
Effetti: Digital Dream, HimAnI Productions, K.N.B. Effects Group, LOOK! Effects Inc., CafeFX
Durata: 127
Colore: C
Genere: HORROR FANTASCIENZA
Specifiche tecniche: PANAVISION, 35 MM (1:1.85) - TECHNICOLOR
Tratto da: racconto "La nebbia" di Stephen King.
Produzione: DARKWOODS PRODUCTIONS, DIMENSION FILMS
Distribuzione: KEYFILMS (2008), DVD E BLU-RAY: KEYFILMS VIDEO (2009)
Data uscita: 2008-10-10
TRAILER
CRITICA
"Se King non è mai stato un ottimista sulle qualità morali del genere umano, questa volta la sua fiducia tocca i minimi storici (e Darabont aggiunge un finale particolarmente nero). Quanto alle creature mostruose, ragni, uccelli, insetti, bestie coi tentacoli - facevano più paura sulla pagina, che si guardava bene dal descriverle." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 10 ottobre 2008)
"Più che il marchio di Darabont e del suo solito soggettista, Stephen King (in questo caso un racconto tratto dalla raccolta 'Scheletri', Sperling & Kupfer), 'The Mist' ha quello dei nefasti fratelli Weinstein. Un altro suo modello ideologico è infatti il polpettone che i suddetti fratelli hanno prodotto per Robert Rodriguez, 'Planet Terror': ricerche condotte da militari sfociano nel disastro collettivo. Dunque i più cattivi sono loro, seguiti dagli integralisti religiosi in attesa di qualsiasi episodio che giustifichi il loro grido: 'l'apocalisse! l'apocalisse!'. Del resto sono proprio gli strepiti di Marcia Gay Harden, unica vera attrice nel tragico supermercato del Maine (ma ricostruito in Louisiana, mille miglia a sud!), tengono desti fino alla fine". (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 10 ottobre 2008)
"The Mist' è la ricognizione del sentimento della paura e del timore dell'ignoto. L'interpretazione degli eventi è affidata a personaggi/cliché che Darabont rimodella senza presupporre retorica, enfasi e sensazione di dejà vu. David si pone alla testa del resistenza, ma appena si intuisce che tra gli strati di nebbia ci sono mostri famelici con tentacoli, accompagnati da uccellacci e insettacci altrettanto assetati di sangue, tra le corsie prende quota la predicatrice per caso Mrs. Carmody. Così in 'The Mist', come in molti horror d'oltreoceano di buona levatura, si ragiona e si mette in scena l'eterno scontro tra individualismo e collettivismo, tra fede nei propri mezzi e fedeltà cieca verso sacre scritture. Tanto che nel film di Darabont il momento più sadicamente intenso è il linciaggio del soldato da parte della cricca di mistici invasati. Lo sguardo di Darabont è volutamente insostenibile, giocato su panoramiche e messa a fuoco continuamente modulata tra primi piani e sfondi nella stessa inquadratura, per rendere omogeneo e senza via di fuga l'incubo dei protagonisti. Musiche inizialmente spettrali e infine sacrali di Mark Isham." (Davide Turrini, 'Liberazione', 10 ottobre 2008)
"Noi, dopo aver atteso per due ore e passa una vera sorpresa di qualsiasi natura, abbiamo deciso di
accontentarci dell'insolita crudeltà con cui Darabont infierisce sui suoi personaggi, stupidi generici, fanatici religiosi, violenti per natura, ma anche innocenti puniti per colpe altrui. Ragni e insettacci giganti fanno il loro sporco lavoro ma con qualche sussiego, come se si dessero le arie. Succede, negli horror "d'autore"." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 10 ottobre 2008)