Il 21enne Elvis Sandow, dopo essersi congedato dalla Marina Americana, decide di andare a cercare il padre che non ha mai conosciuto. Scopre ben presto che è David, il pastore di una chiesa Battista nel Texas, ma l'uomo che si trova davanti non è disposto ad ascoltare la verità di Elvis, ad ammettere di essere suo padre e a guardarlo negli occhi. David ora ha un'altra famiglia: una moglie bellissima, Twyla, e due bambini perfetti, Malerie e Paul, mentre Elvis gli ricorda il passato che ha tentato di seppellire e che ora cerca insistentemente di tornare a galla. Elvis non vuole arrendersi ed inizia a infiltrarsi nella famiglia senza accorgersi di provocare un'ondata di violenza...
SCHEDA FILM
Regia: James Marsh
Attori: Gael García Bernal - Elvis Sandow, William Hurt - David Sandow, Pell James - Malerie Sandow, Laura Harring - Twyla Sandow, Paul Dano - Paul Sandow, Milo Addica - Bruno, Mohammad Ahmed - Sig. Chopra, Derek Alvarado - Scoot, Laura Clifton - Murray, Jessica Schwartz - Diane, Richard Black - Insegnante di Paul, Austin Chittim, Michele Harrington - Membro della chiesa, Brady Coleman - Clown, Jason Harper - Marinaio, Spencer Gibb - Cantante, Ricky Cavazos, Cheri Cabiya, E. Matthew Buckley, Santiago Villalobos - Passeggero dell'autobus, Jennifer Holt - Membro della chiesa, Nicole Holt - Membro della chiesa, Billy Joe Martinez - Venditore di macchine messicano, Monica Pena - Manager di Tuxedo
Sceneggiatura: Milo Addica, James Marsh
Fotografia: Eigil Bryld
Musiche: Max Avery Lichtenstein
Montaggio: Jinx Godfrey
Scenografia: Sharon Lomofsky
Costumi: Lee Hunsaker
Effetti: Steve Krieger
Durata: 102
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: CONTENTFILM, EDWARD R. PRESSMAN FILM CORPORATION, FILMFOUR
Distribuzione: DNC ENTERTAINMENT
Data uscita: 2005-11-25
NOTE
- PRESENTATO IN CONCORSO AL 58MO FESTIVAL DI CANNES (2005) NELLA SEZIONE "UN CERTAIN REGARD".
CRITICA
"(...) Accennare al resto rovinerebbe il piacere di questo film dagli echi biblici magnificamente costruito, diretto e interpretato. Se il primo script di Milo Addica, 'Monster's Ball', peccava per eccesso di informazioni, di enfasi e di marchingegni narrativi, in 'The King' il giovane sceneggiatore americano e il regista inglese James Marsh mettono a punto un congegno spietato e impeccabile. Non è ciò che accade, prevedibile col senno di poi, a catturarci. E' il modo in cui il film testimonia, impassibile, il lento addensarsi della tragedia, spiandola sui volti di quel ragazzo che cerca un padre e di quel padre che crede di aver trovato il Padreterno. Fra le righe infatti 'The King' parla dell'America profonda, delle sette religiose, dell'isolamento (o isolazionismo) culturale, dei neofondamentalisti anti-Darwin. Ma lo fa senza parere, stando addosso ai suoi personaggi disegnati con stile opposto e pari maestria dal giovane e impassibile Garcìa Bernal, uno di quegli attori che non esprime ma riflette il mondo, come una superficie tirata a lucido, e da un immenso William Hurt, che invece regala al suo pastore autentici prodigi di finezza." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 25 novembre 2005)