Il giornalista televisivo Simon Hunt e il suo operatore Duck hanno affrontato insieme imprese ardue e pericolose per informare i telespettatori dalle più calde zone di guerra in tutto il mondo. Tuttavia, durante una missione in Bosnia per un reportage sulla guerra dei Balcani, qualcosa va storto e ben presto Simon sparisce dall'etere, mentre Duck prosegue la brillante carriera. Anni dopo, in occasione di un anniversario della fine della guerra, Duck torna in Bosnia insieme a Benjamin, un giovane reporter alle prime armi. Qui, Duck ritrova Simon e l'esperto giornalista propone all'ex collega uno scoop sensazionale: ritrovare 'la Volpe', il più efferato criminale di guerra bosniaco. I tre iniziano le loro indagini, ma quanto più si avvicinano alla verità tanto più le loro vite vengono messe in grave pericolo.
SCHEDA FILM
Regia: Richard Shepard
Attori: Richard Gere - Simon Hunt, Terrence Howard - Duck, Jesse Eisenberg - Benjamin, Diane Kruger - Marjana, James Brolin - Franklin Harris, Goran Kostic - Srdjan, Mark Ivanir - Boris, Kristina Krepela - Marda
Soggetto: Scott Anderson - articolo
Sceneggiatura: Richard Shepard
Fotografia: David Tattersall
Musiche: Rolfe Kent
Montaggio: Carole Kravetz
Scenografia: Jan Roelfs
Arredamento: Anuradha Mehta
Costumi: Beatrix Aruna Pasztor
Effetti: Garth Inns, Lon Molnar, Intelligent Creatures Inc.
Altri titoli:
Spring Break in Bosnia
The Hunting Party - I cacciatori
Durata: 103
Colore: C
Genere: THRILLER AVVENTURA DRAMMATICO COMMEDIA
Specifiche tecniche: 35 MM (1:2.35)
Tratto da: basato sull'articolo "What I Did On My Summer Vacation" di Scott Anderson apparso sulla rivista "Esquire" (ottobre, 2000)
Produzione: INTERMEDIA, THE WEINSTEIN COMPANY, CHERRY ROAD FILMS, CHERRY HILL PRODUCTIONS, JADRAN FILM, SCOUT FILM, QED INTERNATIONAL
Distribuzione: MIKADO (2008)
Data uscita: 2008-04-30
TRAILER
NOTE
- PRESENTATO FUORI CONCORSO ALLA 64. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2007) NELLA SEZIONE 'VENEZIA NOTTE'.
CRITICA
Dalle note di regia: "Ciò che mi ha spinto a scrivere e dirigere 'The Hunting Party' è stato l'umorismo macabro di molti reporter di guerra, la forza elettrizzante e drammatica di una storia vera e gli aspetti oscuri e al contempo comici della caccia internazionale ai criminali di guerra. Mi è capitato da bambino di vedere 'The Third Man (Il terzo uomo)' e da allora i film ambientati nel dopoguerra non hanno mai smesso di appassionarmi. L'intrigo, il codice morale che si fa labile, l'umanità della gente sopravvissuta alla distruzione di massa che riesce nonostante tutto a salvare l'anima, diventano il materiale per un film drammatico coinvolgente. 'The Hunting Party' si basa su una storia vera che narra di alcuni simpatici e irriducibili giornalisti che si ritrovano in Bosnia cinque anni dopo la guerra per scovare Radovan Karadzic, il peggior criminale di guerra al mondo. Ciò che realizzano nel corso della loro ricerca - ciò che io stesso ho realizzato con la mia - è sorprendente: molti criminali di guerra si stanno nascondendo in piena luce, nonostante le taglie sulla loro testa. Sono chiaramente protetti, ma da chi? E' stata questa la domanda che mi sono posto mentre scrivevo la sceneggiatura. 'The Hunting Party' riflette così una commistione di generi: in parte film drammatico, in parte d'avventura, un pò thriller, un pò noir. E' stato eccitante infine riuscire a girare gran parte del film a Sarajevo, e inserire nel cast e nella troupe elementi di origine bosniaca, croata e serba. Vedere collaborare in armonia queste diverse etnie un tempo in conflitto riempie di speranza il futuro della Bosnia-Herzegovina e di qualsiasi paese martoriato dalla violenza etnica."
"In guerra quello che vedi e quello che è successo sono due cose diverse. Questo sembra essere l'assunto di molti film della Mostra: alle pellicole di Brian de Palma e Paul Haggis si aggiunge adesso 'The Hunting Party', scritto e diretto dall'indipendente americano Richard Shepard ('Matador'). Qui non siamo in Iran ma in Bosnia dove il conflitto è ancora vivo nella memoria di molti. L'idea originale del film viene dalla realtà: cinque anni dopo la fine della guerra alcuni reporter americani tornarono a Sarajevo con l'intenzione di catturare 'la volpe', il criminale di guerra identificabile in Radovan Karadzic. Furono presi per agenti Cia; la caccia non proseguì più di tanto e la spedizione diventò rimpatriata. Da questo canovaccio Shepard ha tratto invece un racconto intenso che rimette in gioco tutti gli elementi di quella terribile guerra fratricida ma anche più umana e comprensibile agli occhi americani del vicino medio oriente. Insomma più adatta al reporter Richard Gere, eroe avventuroso, logorato dagli eventi, cinico quanto basta per cercare un bar sotto le bombe, ultimo epigono di tanti giornalisti yankee." (Andrea Martini, 'Quotidiano Nazionale', 4 settembre 2007)
"La cosa meno insopportabile del film è la presenza di Diane Krueger, la bellissima tedesca che in 'Troy' vestì il ruolo di Elena: peccato che il suo intervento non duri più di due minuti. Inspiegabile, invece, il faccione di Chuck Norris che appare qui e là durante il film nei panni di 'Waker Texas Ranger'. Forse perché è un cacciatore di taglie come i protagonisti? Mah. Sul finale, c'è stata una gran discussione tra il regista e Richard Gere: il primo voleva che il criminale fosse giudicato da un tribunale per le sue nefandezze, il secondo spingeva per una 'sana' giustizia fai-da-te. Si parla della guerra in Jugoslavia degli anni Novanta e chissà come mai si finisce per attaccare Bush. 'I cattivi finiscono con il trasformarsi in leader', fiosofeggia l'ex
'American Gigolo', 'non solo in Jugoslavia, ma anche nel mio Paese. Com'è possibile che Bush sia stato eletto due volte?' Misteri veneziani." (Alessandra Menzani, 'Libero', 4 settembre 2007)
"Ci sono film inventati di sana pianta in cui tutto sembra vero e altri tratti da storie vere e magari girati sul posto che invece suonano fasulli da cima a fondo. 'The Hunting Party' vuole denunciare le connivenze occidentali in Bosnia, ma appartiene alla seconda categoria. Mai visto tanti cliché tutti insieme (o forse sì ma era 'Casablanca', il paragone non vale). Il reporter beone, l'oste infido, la ragazza uccisa incinta (con ricchi primi piani del pancione su cui piange il pettinatissimo Gere...). Inutile infierire, ma il regista non tema: l'Oscar del ridicolo va al parrucchiere." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 30 aprile 2008)
"La ticinese Carla Del Ponte, procuratore capo all' Aja per otto anni, scrive a conclusione del suo libro 'La caccia - Io e i criminali di guerra' (Feltrinelli): 'In molti casi diplomatici, leader mondiali, ufficiali e capi dei servizi di spionaggio, banchieri e imprenditori, e persino funzionari delle Nazioni Unite, sono pronti a considerare i criminali di guerra come legittimi interlocutori e partner'. E' questa la tesi che accomuna un libro estremamente serio e raccomandabile a un film non altrettanto serio e meno raccomandabile. Da una parte l' indomabile Carla racconta i vani sforzi per ottenere la collaborazione dei serbi alla ricerca del criminale. Dall' altra parte c'è 'The Hunting Party' di Richard Shepard che accertata l' inutilità di adire le vie ufficiali per assicurare alla giustizia l'infame Karadzic fa scendere in campo uno strano terzetto di giornalisti. Le motivazioni che li spingono sono varie: per Richard Gere è soprattutto la vendetta, per Terrence Howard l'amicizia, per il giovane Jesse Eisenberg lo spirito di avventura. E poi ci sono quei cinque milioni di dollari della taglia. Tra i pregi del film c'è l' ambientazione nei luoghi quasi veri; e un poderoso attore del Teatro nazionale croato, Ljubomir Kerekes, che incarna l inafferrabile Volpe; e ancora un nutrito gruppo di presenze tipiche scelte sul posto e parlanti in lingua originale. Tra i difetti prevale l' indulgenza allo stereotipo e il continuo ripiegamento sulle convenzioni del cinema di genere. La maggiore divergenza tra il film e il libro della Del Ponte si misura nel finale: se la caccia si conclude con un nulla di fatto e in chiave di dolorosa amarezza, The Hunting Party ci regala il contentino del solito diseducante happy end." (Tullio Kezich,
'Corriere della Sera', 1 maggio 2008)
"Furon fatali al 'Che' marocchino, Mohammed Ben Barka, poi al 'Che' afghano, il comandante Massud, le pseudointerviste filmate. È questo lo spunto anche de 'I cacciatori - The Hunting Party' di Richard Shepard: nel mirino, il Cavour serbo-bosniaco, Radovan Karazdic, nella realtà tuttora libero, che un giornalista - umanitario a parole, disumano nella pratica - interpretato da Richard Gere vuol attrarre in una trappola per aver la taglia del tribunale dell'Aia; si rassegnerà poi a farlo linciare, gratis, dai musulmani di Bosnia. Strana apologia della barbarie per cancellarne un'altra, la strage di Srebrenica da parte di Hollywood, indifferente alla precedente strage di musulmani: Sabra e Chatila." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 2 maggio 2008)
"Richard Gere sembra ormai prigioniero della propria icona. È sgradevole, infatti, constatare come un attore così bravo e bello accetti sempre più spesso ruoli di servizio manierista, magari governati da mestieranti che si credono autori grazie al salvacondotto del tema politicamente corretto. È esattamente ciò che gli capita in 'The Hunting Party' di Richard Shepard, dove interpreta al suo peggio l'abusata parte del reporter ferito dal passato e alquanto malridotto, deciso, però, a tuffarsi anima e corpo nella nobile prova del riscatto. (...) Operazioni del genere vorrebbero promuovere ripensamenti morali nello spettatore-massa, regalandogli nel contempo azione a tutto schermo: di fatto, come si notò a Venezia quando la pellicola passò fuori concorso, la pretestuosa insincerità del messaggio finisce col caricare sulle spalle carismatiche del divo la bontà del risultato artistico. Nonostante il posticcio lieto fine, una missione impossibile." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 3 maggio 2008)