A San Francisco, mentre Bobby Rayburn, famoso battitore di baseball, torna nelle file dei "Giants" con un contratto da quaranta milioni di dollari, avuto tramite l'intervento del suo agente Manny, un venditore di coltelli, Gil Renard, suo fan, è in piena crisi. Gil è separato da sua moglie Ellen, che gli rende difficile incontrarsi con il figlio, e teme di essere licenziato dall'azienda per cui lavora. Gli rimane, come unica consolazione, la sconfinata ammirazione per Bobby. Il giorno della partita più importante del campionato Gil, con suo figlio Richie, si reca allo stadio. La gara è appassionante, con esiti alterni e momenti di grande apprensione poiché Bobby è a terra, infortunato. Gil, assentatosi dallo stadio per un appuntamento con il direttore dell'azienda, al rientro non trova più il figlio. Si reca da Ellen e i due hanno un violento litigio. Frattanto dalla sua azienda arriva la lettera di licenziamento: Gil, sconvolto per le sue disavventure e per l'infortunio capitato al suo "idolo", incontra Bobby in discoteca e cerca di rincuorarlo. Questi è depresso perché il suo fatidico numero di maglia, l'11, è passato, dopo l'infortunio, ad un altro giocatore che non intende cederglielo indietro. Gil, esasperato, visto vano ogni tentativo, ferisce con un coltello il nuovo numero 11 e lo lascia morire dissanguato. Bobby una mattina va alla spiaggia con il figlio. Non visto, Gil lo pedina e salva il bambino che, avventuratosi troppo lontano dalla riva, ha rischiato di annegare. Tra Bobby e Gil nasce un'amicizia: parlano di baseball, di fan, del passato in cui anche Gil era stato un grande battitore, a cui un infortunio aveva interrotto la carriera. Anche dopo la morte del compagno di squadra, Bobby non riesce a riavere il suo numero di maglia ed in campo combina poco. Gil rivuole indietro il suo idolo e gli porta via il figlio. Come unico indizio gli fa trovare nel frigorifero una maglia con il numero "undici" insanguinata e tenta un ricatto: vuole che Bobby realizzi per lui in gara un "fuori campo" e glielo dedichi pubblicamente. Bobby durante la gara, preoccupato per la sorte del figlio, tenta invano due volte la battuta del "fuori campo". Improvvisamente piove e Gil sostituitosi al direttore di gara ordina la ripresa del gioco sotto un diluvio d'acqua: Bobby fallisce e Gil reagisce sparando all'impazzata. La polizia interviene, lo blocca. Bobby ritrova il figlio ma per Gil è la fine.
SCHEDA FILM
Regia: Tony Scott
Attori: Robert De Niro - Gil Renard, Wesley Snipes - Bobby Rayburn, Ellen Barkin - Jewel Stern, John Leguizamo - Manny, Benicio Del Toro - Juan Primo, Patti D'Arbanville - Ellen Renard, Chris Mulkey - Tim, Andrew J. Ferchland - Richie Renard, Brandon Hammond - Sean Rayburn, Charles Hallahan - Coop, Dan Butler - Garrity, Kurt Fuller - Bernie, Michael Jace - Scalper, Don S. Davis - Stook, Edith Diaz - Elvira, Walter Addison - Detective Lewis, Wayne Duvall - Detective Baker, Stoney Jackson - Zamora, James MacDonald - Padre di Sick Sean, Tuesday Knight - Infermiera, Marla Sucharetza - Angie, Nikki Lee - Dawna, Drew Snyder - Burrows, Frank Medrano - Leon, il barista, John Kruk - Lanz, Joe Pichler - Sick Sean
Soggetto: Peter Abrahams
Sceneggiatura: Phoef Sutton
Fotografia: Dariusz Wolski
Musiche: Hans Zimmer
Montaggio: Claire Simpson, Christian Wagner
Scenografia: Ida Random
Costumi: Rita Ryack, Daniel Orlandi
Effetti: Joe D. Ramsey, Corey Pritchett, Joe Chenier, Andrew Sebok, Larry M. Shorts
Durata: 115
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM, PANAVISION, SCOPE, TECHNICOLOR
Tratto da: romanzo omonimo di Peter Abrahams
Produzione: MANDALAY ENTERTAINMENT, SCOTT FREE PRODUCTIONS, TRISTAR PICTURES
Distribuzione: SONY PICTURES - CECCHI GORI DISTRIBUZIONE
NOTE
- REVISIONE MINISTERO OTTOBRE 1996.
CRITICA
"Peccato per l'operatore Dariusz Wolski che ha saputo darci delle immagini avvolgenti e affascinanti delle partite e del pubblico; e peccato per gli interpreti, inclusa la brava Ellen Barkin alla quale nessuno ha spiegato se la reporter che incarna è buona o cattiva e cosa ci sta a fare. Ma peccato soprattutto per De Niro, che dopo aver lavorato di fino per delineare un personaggio complesso e vulnerabile degno di 'Morte di un commesso viaggiatore' o di 'Americani' di Mamet o dell'anonimo 'Ultrà' del viaggio Chiusi-Roma, deve ripiegare sui soliti ghigni da paranoico già ampiamente utilizzati dai tempi di 'Taxi Driver'. Il che dimostra ancora una volta che il cinema americano è spesso troppo piccolo per i suoi grandi attori." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 10/10/96)